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'10', di Giuseppe Patanè

Un viaggio tra sentimento, culto e passione

-10-di-giuseppe-patane
Quando
da venerdì 21 dicembre a giovedì 31 gennaio 2019
  • Titolo - 10 di Giuseppe Patanè
  • Dove - Palazzo Ajutamicristo di Palermo
  • Quando - fino al 31 gennaio. Da lunedì a venerdì dalle 9.00/19.00 e il sabato dalle 9.00/13.00.
  • Nell'ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018
     

Un viaggio tra sentimento, culto e passione. È questo il senso della mostra “10” di Giuseppe Patanè, uno degli eventi conclusivi di “Palermo Capitale della Cultura 2018”, il cui vernissage, a Palazzo Ajutamicristo di Palermo, è stato battezzato da un clamoroso successo di pubblico. La mostra, presieduta dallo storico e critico d’arte Maria Antonietta Spadaro, curata da Renata Scicali, con il patrocinio della Regione Siciliana e del Comune di Palermo, racconta il percorso dell’artista, dal suo pensiero iniziale, fino alla realizzazione della sua ultima produzione.

Nel dipingere non rinuncia mai alla necessità della sublimazione che trova forma anche nell’installazione di denuncia sociale, presentata in esclusiva assoluta a Palermo, una sorta di piramide umana che vuole mostrare la condizione precaria dell’uomo vittima e partecipe di una società in continuo declino. Un'opera forte, realizzata all’interno della sala centrale del palazzo, davanti la cui porta “chiusa” vi è posto il cartello “Vietato ai minori”. Un linguaggio figurativo controllato e fortemente coinvolgente, che consente di afferrare interamente l’oggetto raffigurato.

Varcando l’ingresso subito si scorge sulla destra il dipinto “No love” un cuore dai colori vigorosi, formato da organi genitali, di tutte le etnie esistenti sulla terra, che vogliono “quasi” gridare, lo svilimento del concetto di “amore”. Sulla sinistra invece una sequenza di immagini ruvide, scabrose, accompagnate da note musicali, per rafforzare ancora di più l’assenza di sentimenti, in un mondo troppo edonistico, che ha perso il senso del vivere.

Nella parte centrale della stanza, domina incontrastata, la piramide umana, sorretta da un sacerdote con il volto rivolto verso il pavimento, sulle cui spalle si arrampicano, uomini e donne l’uno sull’altro, per raggiungere la vetta e scrivere sul muro del soffitto “io” che può voler dire anche “10”. Quella cima a cui l’uomo ambisce, per bramosia di potere alla ricerca della sua autoaffermazione.

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