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When Art became part of the Landscape. Chapter I, di Evgeny Antufiev

A cura di Giusi Diana

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Quando
da sabato 16 giugno a domenica 04 novembre 2018

Titolo - When Art became part of the Landscape. Chapter I - Evgeny Antufiev
A cura - di Giusi Diana 
Date - 16 Giugno – 4 Novembre 2018
Opening - 16 giugno ore 10,00 alla presenza dell’artista 
Sede - Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas (Piazza Olivella - Palermo)
Orari di visita - da martedì al sabato h. 9.30-18,30. Domenica e festivi: h. 9.30-13.30  chiuso il lunedì
Biglietto d'ingresso - 3 euro (tariffa ridotta). Gratuito: ragazzi al di sotto dei 18 anni di tutte le nazionalità e ogni prima domenica del mese per tutti i visitatori
Info e Prenotazioni - Tel. 091-7489995
Sito - www.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas/

Il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo, in collaborazione con la Collezione Maramotti di Reggio Emilia, presenta una mostra personale dell’artista russo Evgeny Antufiev: Evgeny Antufiev. When Art became part of the Landscape. Chapter I

L’esposizione sancisce la collaborazione tra uno dei più prestigiosi musei archeologici dell’area del Mediterraneo e un’importante istituzione culturale privata italiana dedicata al contemporaneo che per prima ha portato l’artista russo in Italia con una grande mostra nel 2013 e che ne continua a sostenere la ricerca. La mostra a cura di Giusi Diana è stata inserita negli Eventi Collaterali di Manifesta 12 e rappresenta un ideale collegamento con l’ultima edizione di Manifesta 11 tenutasi a Zurigo nel 2016 in cui Antufiev, invitato dal curatore Christian Jankowski, ha presentato una complessa installazione Eternal Garden nella Wasserkirche presso l’Helmhaus e opere al primo piano del Löwenbräukunst.

Il Museo Archeologico Salinas, il più antico dell'Isola, è la più importante istituzione museale pubblica dedicata all’arte greca e punica in Sicilia, e si è da poco aperto al contemporaneo. Come dichiara Francesca Spatafora, direttrice del Museo: “Il presunto distacco tra l’arte del passato e quella del presente è solo una percezione erronea. Come museo archeologico stimoliamo i visitatori ad abbattere questo pregiudizio ricorrendo allo sguardo degli artisti contemporanei che ci aiutano a ridefinire il rapporto con le opere d’arte antica attraverso una sensibilità nuova”.
Affermazione in linea con quanto lo stesso Antufiev sostiene: “Solo la nostra ostinata volontà di voler scoprire una novità, di volerci sentire diversi da ciò che ci ha preceduto ci fa credere che esistano un’arte antica e una contemporanea. Forse esistono artisti morti e artisti viventi […] ma l’arte è esattamente ciò che va al di là dell’artista, della sua semplice esistenza. L’arte, in fondo, è solo l’opera.” 

L’intervento di Evgeny Antufiev all’interno del percorso espositivo del museo archeologico, vuole sottoporre questo assunto a un’affascinante e stimolante verifica. La mostra ci offre così una particolare rivisitazione del concetto stesso di collezione archeologica, che diviene premessa ed estensione del lavoro di un artista dei nostri tempi. Secondo questa visione il museo archeologico diventa a tutti gli effetti un museo d’arte contemporanea, perché – per dirla con le parole di Antufiev – ”Noi siamo contemporanei di tutta l’arte che ha visto la luce e si è conservata”. Il percorso espositivo della mostra, si articolerà attorno al Chiostro Maggiore, nel portico e all’interno del giardino, per poi svolgersi lungo l'intero piano terra, e nell’Agorà, recentemente inaugurata; con interventi in dialogo e in contrappunto con i reperti e gli artefatti del museo tra cui il complesso delle gronde leonine del Tempio della Vittoria di Himera e la grande maschera della Gorgone.

In mostra una trentina di opere: dalle sculture in legno intagliato, alle fusioni, alle terracotte, tutte formalmente connesse a iconografie simboliche, rinvenibili nei riti religiosi e pagani delle culture arcaiche. Tra di esse assume particolare rilievo l'iconografia funeraria che Antufiev esplora e ri- anima col suo peculiare sguardo, declinando una “invocata immortalità”, elemento fondante in tutta la sua ricerca artistica. Negli ultimi anni Antufiev ha esplorato la cultura della Magna Grecia e quella etrusca in Toscana, Lazio e Sicilia avviando un’interessante produzione di lavori in ceramica proprio in Italia – durante una residenza al Museo Zauli – sperimentando terre e cotture differenti, creando speciali patine interamente con materiali organici. Questi artefatti saranno presenti in mostra. Le ceramiche – così come le fusioni e gli oggetti in legno intagliato – giocano con trame speciali: superfici ossidate e/o invecchiate, che evocano antiche scoperte e ci appaiono come un "dono" rinvenuto nel paesaggio, divenendo parte della Natura stessa. L’esito formale è assolutamente unico, intrigante e labirintico: le sue opere assumono identità ibride, capaci di generare assonanze tra mondi e culture differenti, ma inevitabilmente filtrate dalla cultura visiva del suo paese di provenienza (la Siberia) oltre che dalla tradizione artigianale russa nel trattamento dei materiali.

Il Museo Archeologico A. Salinas di Palermo, già Museo Nazionale, è la più importante istituzione pubblica  museale della Sicilia e il museo archeologico più antico dell’isola.  Conserva una delle più ricche e importanti collezioni d’arte greca e punica del Mediterraneo. Formatosi nel 1814 come Museo dell’Università, dove erano confluite alcune delle principali collezioni archeologiche e storico-artistiche siciliane, nel 1860 divenne Museo Nazionale. Fulcro dell’esposizione rimane la sala che ospita da oltre centocinquanta anni le famose metope dei Templi selinuntini, definito il più importante complesso scultoreo dell’arte greca d'Occidente. Dal 2009 al luglio 2016 il seicentesco complesso monumentale dei padri Filippini, è stato sottoposto a un integrale lavoro di restauro. Attualmente è possibile visitare il nuovo allestimento del piano terra – rinnovato nelle forme e nei contenuti – che ospita la parte più rilevante delle collezioni arricchita dalla recente apertura della terza corte “la nuova agorà del Salinas” dove trovano esposizione il monumentale frontone del Tempio C di Selinunte e lo straordinario complesso scultoreo delle gronde leonine del tempio di Himera. Il nuovo percorso si sviluppa attorno a due chiostri e comprende anche le celle aperte verso il portico della corsia settentrionale del Chiostro Maggiore, adibite a nuovi spazi espositivi. Al loro interno e lungo il portico trovano posto, oltre a importanti opere – quali il torso dello Stagnone, i famosi sarcofagi fenici della Cannita e la colossale statua di Zeus proveniente da Solunto – anche le splendide oreficerie dalla necropoli di Tindari, diverse epigrafi e una originale meridiana di marmo; il complesso di vasi, epigrafi e sculture da Centuripe, i materiali dalla necropoli di Randazzo, alcuni straordinari vasi figurati dalla necropoli di Agrigento e sculture architettoniche  e materiali votivi dai santuari agrigentini, oltre alla collezione del console inglese Robert Fagan che comprende anche un frammento del fregio orientale del Partenone. Sul lato occidentale del Chiostro Maggiore inoltre  una saletta racconta la storia della scrittura attraverso alcuni preziosi reperti, tra cui la famosa Pietra di Palermo con la cronaca di circa 700 anni di vita egiziana e gli annali delle prime cinque dinastie (3100-2300 a.C.) e tre degli otto Decreti entellini iscritti su tavolette di bronzo.  L’intera ala orientale dell’edificio è dedicata a Selinunte, con le sue otto sale che ruotano intorno al Terzo cortile, o nuova agorà del Salinas. Attraverso i reperti esposti è possibile ricostruire la vita della più occidentale delle città greche di Sicilia: con i suoi culti, l’architettura, la scultura, l’ideologia funeraria. 

La Collezione Maramotti è una collezione d’arte contemporanea privata che ha aperto al pubblico nel 2007, nella sede storica della società Max Mara, a Reggio Emilia. La collezione permanente è visitabile gratuitamente e su prenotazione, secondo il desiderio dei collezionisti.
Consta di una significativa selezione di oltre duecento opere che rappresentano solo parte del patrimonio iconografico costituitosi in quarant’anni di appassionato collezionismo. La raccolta si è sviluppata organicamente includendo soprattutto dipinti, ma anche sculture e installazioni, realizzati dal 1945 ad oggi e presenta opere di alcune delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali affermatesi nel secondo Novecento. Oltre centoventi artisti sono rappresentati con opere significative che introducevano, all’epoca della loro realizzazione e acquisizione, elementi di sostanziale innovazione e sperimentazione nella ricerca artistica. Le opere del XXI secolo per la maggior parte non sono incluse nell’esposizione permanente: ad esse sono dedicate mostre tematiche negli spazi destinati alle esposizioni temporanee, spazi in cui, con continuità, vengono esposti anche i progetti commissionati ad artisti internazionali. Le opere prodotte divengono parte della Collezione, con l’obiettivo di fondere pratiche di acquisizione e apertura ad una loro fruizione pubblica. La Collezione espone e acquisisce inoltre i progetti delle vincitrici del premio biennale Max Mara Art Prize for Women, in collaborazione con Whitechapel Gallery, rivolto ad artiste emergenti con base nel Regno Unito. Le vincitrici delle prime sette edizioni del premio sono state: Margaret Salmon, Hannah Rickards, Andrea Büttner, Laure Prouvost, Corin Sworn, Emma Hart, Helen Cammock.
 

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