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A Levanzo, tra Cala Minnola e Capo Grosso

Dove i Romani sconfissero i Cartaginesi ponendo fine alla I Guerra Punica

03 luglio 2020
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Con una superficie emersa di appena cinque chilometri quadrati, Levanzo è la più piccola delle isole Egadi e geologicamente la più antica. La sua formazione risale infatti, al periodo triassico cioè a circa 200 milioni di anni fa. L'isola ha una natura prevalentemente montuosa, con coste alte a strapiombo sul mare ed è costituita fondamentalmente da rocce calcaree bianche che presentano numerose grotte.

In queste acque ricche di storia, il 10 marzo del 241 a.C, si svolse uno dei più grandi scontri navali di tutti i tempi, in cui i romani distrussero la flotta cartaginese mettendo fine alla Prima Guerra Punica.

Spiaggia del Faraglione - Levanzo (TP)

Immersa nella quiete di una natura da sogno, l'isola è un luogo incantato che emerge da un mare cristallino e incontaminato dove e possibile trascorrere una vacanza all'insegna del relax.

Si tratta di un'autentica oasi di pace, lontana dai circuiti del turismo di massa, con pochi negozi, senza discoteche, con un piccolo centro abitato a Cala Dogana dove ci si può deliziare delle tante specialità gastronomiche a base di pesce fresco come lo squisito cous cous o i busiati (caratteristica pasta fatta i casa).

Gli appassionati di trekking, partendo proprio dal centro abitato di Cala Dogana, attraverso un sentiero ben tenuto, possono raggiungere le belle calette della costa sud-occidentale con le incantevoli spiaggette di sassi, sino allo spettacolare faraglione.

Le tappe del nostro itinerario

TappaGrotta del Genovese

I graffiti della Grotta del Genovese - Levanzo (TP)

Seguendo il versante occidentale dell'isola invece, tra panorami mozzafiato e angoli pieni di fascino si può raggiungere la Grotta del Genovese, i cui graffiti, databili intorno al 9200 a.C., testimoniano la presenza di una comunità dedita alla caccia e alla pesca del tonno. La grotta, scoperta nel 1949, si può raggiungere via terra con tanto di guida in circa due ore a piedi o su un somaro oppure via mare.

TappaCala Minnola

Nel I secolo a.C., nelle acque davanti a Cala Minnola affondò una nave da trasporto romana, carica di anfore tipo Dressel 1b, piene di vino. Il relitto, che giace tra 27 e i 30 metri di profondità, adagiato su un fondale sabbioso, si trova poco distante da Punta Altarella dove sono emerse tracce di uno stabilimento per la lavorazione del garum (salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti piatti) di epoca ellenistico-romana. Proprio lo stabilimento forse era la destinazione della nave.

L’immersione a Cala Minnola si effettua di solito al mattino, compatibilmente con la disponibilità del custode dell'area incaricato dalla Soprintendenza delle Belle Arti di Trapani ed è adatta a subacquei di tutti i livelli, non presentando particolari difficoltà. Ci si immerge su di una secca rocciosa con colonie di posidonia, che parte dalla profondità di 12 metri per scendere fino ad un fondale sabbioso di 30 metri che custodisce il relitto.

Nella primavera-estate del 2005, una campagna di scavi subacquei ha portato alla luce ciò che resta del reperto che è stato messo in luce, con il suo carico di una cinquantina di anfore e di frammenti di vasellame a vernice nera, probabilmente usata a bordo.

Anfore romane nei fondali di Cala Minnola - Levanzo (TP)

Dello scafo poco rimane solo qualche frammento ligneo e fistule di piombo. Le anfore, rivestite di pece, erano utilizzate per trasportare il vino ma è probabile che, giunte a destinazione, venissero riempite di garum. Una delle anfore reca un bollo su cui compare il termine 'Papua', probabilmente il nome di una influente famiglia romana di produttori agricoli che viveva nella Campania settentrionale, al confine con il Lazio, e che esportava vino nel Mediterraneo.

Può sembrare strano che esportassero proprio in Sicilia dove già ai tempi si produceva vino di qualità, ma questo riflette logiche economiche basate sul pregio e la qualità dei prodotti e sulla domanda di esigenti consumatori.

La Sovrintendenza ha deciso di lasciare le anfore al loro posto, in fondo al mare di Levanzo dove sono da millenni, e per evitare furti, dal luglio 2006 è attivo un sistema di telecontrollo basato su quattro telecamere digitali subacquee posizionate intorno al sito e una telecamera esterna situata nei pressi della cala. In questo modo anche coloro che non vogliono immergersi possono ammirare il sito archeologico e la popolazione di saraghi e aragoste che ha trovato nell'area in suo habitat.

TappaCapo Grosso

Faro di Capo Grosso - Levanzo (TP)

Si tratta di uno dei migliori punti di immersione di Levanzo, si trova nell'estremità settentrionale dell'isola ed è facilmente riconoscibile per la presenza di un faro che svetta sul promontorio omonimo. Qui è stato individuato il luogo d'ancoraggio delle navi romane che, nel 241 a.C., affrontarono la flotta cartaginese proveniente da Marettimo.

Rostro di nave romana nei fondali di Levanzo

Nello specchio d'acqua i fondali sono rocciosi e digradanti verso nord ad una profondità che varia dai 20 ai 28 metri, dove è possibile ammirare numerosi ceppi d'ancora in piombo. L'immersione in queste acque è consigliata solo a sub di livello avanzato perchè la zona è percorsa spesso da correnti verso nord, anche in profondità.

Le acque sono popolate da aragoste, murene, cernie, ricciole, polpi, castagnole, minnole mentre la vegetazione è caratterizzata da paramunicee, astroides, spugne.

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