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Là dove scorre l'Anapo

Un luogo incantato dove la natura selvaggia si fonde con il mito e con la storia

27 giugno 2016
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In un'era molto lontana, quando gli dei popolavano ancora il monte Olimpo e spesso scendevano sulla terra, tra i mortali, la bellissima ninfa Ciane amava appassionatamente il giovane Anapo.

Questo almeno secondo le indiscrezioni della mitologia greco-romana che ci narra, con dovizia di particolari, come un brutto giorno la ninfa si trovasse in compagnia dell'amica Persefone, figlia di Zeus e Demetra, sulle sponde del lago di Pergusa.

Mentre Persefone si stava dilettando a raccogliere fiori, il dio degli inferi Ade, innamoratosi perdutamente di lei, pensò bene di rapirla. Ciane tentò in tutti i modi di opporsi, aggrappandosi con tutte le sue forze al cocchio di Ade, ma il dio incollerito la percosse col suo scettro, trasformandola in una doppia sorgente dalle acque turchine (cyanos in Greco vuol dire appunto turchino).

Disperato Anapo, non potendo più vivere senza la sua amata, decise di chiedere agli dei di essere trasformato in un corso d'acqua per potersi ricongiungere con lei, al termine del suo percorso, e versarsi nello splendido Porto Grande di Siracusa.

Il Porto Grande di Siracusa

Da quell'epoca imprecisata l'Anapo scorre all'interno di una profonda e suggestiva valle fluviale, generata in milioni di anni, dall'erosione lenta e costante delle sue acque sulle pareti rocciose.

Il fiume Anapo - ph Salvo Cannizzaro
Il fiume Anapo - Foto di Salvo Cannizzaro, CC BY-SA 3.0

Il fiume nasce in territorio di Palazzolo Acreide, nella zona più elevata dell'altopiano ibleo e precisamente ai piedi del Monte Lauro (mt. 990 s.l.m.), in località Guffari, e dopo un percorso di ben 52 km, va a sfociare nel porto grande della città di Siracusa. Qui, secondo la leggenda, si ricongiunge con la sua amata, Ciane, trasformata, ormai da millenni, in uno corso d'acqua di grande interesse naturalistico per la presenza di spettacolari e alti ciuffi di papiro, unici in Sicilia.

Le tappe del nostro itinerario

TappaMonte Lauro

Cavagrande del Cassibile - ph Christophe PINARD
Foto di Christophe PINARD - Fonte, CC BY-SA 2.0

Gli Iblei si estendono quasi interamente nelle province di Ragusa e di Siracusa e, in quest'ultima, assumono un aspetto spettacolare e suggestivo per la presenza dei canyon o cave, innumerevoli ed ampie fratture che incidono il territorio profondamente per l'erosione dei corsi d'acqua che vi scorrono.

Sono inoltre note, in questa zona, delle suggestive grotte di prevalente origine carsica come quella detta Trovata e dei Pipistrelli, ricche di stalattiti, stalagmiti e concrezioni varie. L'alta valle dell'Anapo si è formata in seguito all'emersione della parte centrale dei monti Iblei nel periodo che va dal Miocene superiore al Pleistocene.

Il fiume scorre all'interno della Riserva Naturale Orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande che si estende, in buona parte, nei territori di FerlaCassaro e Sortino.

TappaNecropoli di Pantalica

Nella zona di Palazzolo Acreide, la valle assume l'aspetto di un canyon perché il fiume inizia a scorrere, costeggiato da pareti rocciose dure e calcaree oltre che alte e ripide. Le pareti  sono traforate da circa 5000 aperture, tombe a grotticella, scavate tanto sembrare un enorme alveare e, per una strana coincidenza, i Siculi, abitatori di Pantalica, furono chiamati il 'popolo delle api'.

La cittadella di Pantalica sorge proprio sullo sperone roccioso che domina la confluenza dell'Anapo con il suo affluente Calcinara ed è un'area di grande interesse storico-archeologico, che l'Unesco, nel 2005, ha inserito della lista dei siti Patrimonio dell'Umanità. Costituisce uno dei più importanti luoghi protostorici siciliani, utile per comprendere il momento di passaggio dall'età del bronzo all'età del ferro nell'isola e una delle più vaste necropoli d'Europa.

L'intero fondo valle è attraversata dalla sede dell'ex ferrovia Siracusa-Vizzini-Ragusa, costruita agli inizi del '900 e definitivamente dismessa nel 1956. Nella zona di Sortino il Canyon torna a trasformarsi in una valle ampia e aperta, delimitata a Nord dai monti Bongiovanni e Climiti.

TappaFiume Anapo

ll nome Anapo, in greco antico, significa 'invisibile' e deriva dal fatto che in molti punti del suo percorso si ingrotta nel sottosuolo, scomparendo alla vista. Si tratta di un fiume a carattere permanente poiché non si estingue mai, anche se ha regime torrentizio, ma notevole è la differenza di portata tra la stagione estiva e quella invernale.

Il tratto iniziale è alimentato da numerose piccole sorgenti, che gli conferiscono una portata che oscilla fra i 600 e 900 litri al secondo. Poi defluisce lungo una valle più ampia ed aperta, composta da terreni erosi dall'acqua perchè argillosi e con scarsa vegetazione. 

Flora e Fauna - Lungo il corso del fiume assume particolare rilevanza il bosco ripariale che forma vere e proprie oasi verdi. Di notevole interesse la presenza del platano orientale, albero tipico del Mediterraneo orientale e dell'Asia occidentale, l'oleandro, il salice pedicellato, la roverella, il carrubbo, l'olivastro.

Nel sottobosco fioriscono splendide le orchidee, gli anemoni, l'asfodelo, l'anagallis e altre essenze aromatiche. Lungo il corso del fiume si trovano la menta acquatica, il crescione, il carice e il giaggiolo d'acqua. Per molte specie animali questo luogo solitario e ricco di acque costituisce un rifugio ottimale.

Fra gli uccelli vi nidificano la poiana, il corvo, il gheppio, il colombaccio, il falco pellegrino, la coturnice e tanti altri volatili più piccoli come usignoli, cinciallegra, cardellini. Fra i mammiferi si trovano il coniglio, la lepre, la donnola, la martora, l'istrice, la volpe e negli ambienti acquatici rane, rospi, trote, bisce dal collare, granchi di fiume. Fra i rettili, oltre a lucertole e ramarri, si trovano il nero biacco e la vipera.

TappaLacquedotto Galermi

Le acque del fiume Anapo furono utilizzate, sin dall'epoca greca, per alimentare l'allora grandiosa città di Siracusa mediante la costruzione dell'acquedotto Galermi, una delle più imponenti costruzioni idrauliche del Mediterraneo. L'acquedotto fu fatto scavare nella roccia da Gelone, tiranno di Siracusa nel 480 a.C., allo scopo di deviare parte delle acque del torrente Calcinara, all'altezza della necropoli di Pantalica, convogliandole in una galleria scavata nella roccia calcarea, lunga circa 37 chilometri, fino alla balza di Epipoli, da dove si diramano all'interno della città di Siracusa.

Le acque arrivavano alla grotta del Ninfeo dove un tempo venivano utilizzate per far muovere le scene del teatro o per muovere le pale dei mulini dei mugnai. L'acquedotto ha una portata di circa 500 litri al secondo. L'opera segue prima il corso del Calcinara e poi la sponda sinistra dell'Anapo, seguendone il corso ad una altezza più alta del letto. All'interno si trovano finestrelle per la presa dell'aria e pozzi che servivano a calcolare i livelli della pendenza, come ingressi verticali per l'ispezione e per lo scavo delle gallerie laterali.

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