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Il Parco Archeologico di Segesta

La città fondata dai profughi scampati alla guerra di Troia, guidati dal mitico eroe Enea

09 giugno 2017
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A circa 40 km da Trapani, in territorio di Calatafimi Segesta, si sviluppa il Parco Archeologico di Segesta, un autentico scrigno a cielo aperto che conserva tesori di inestimabile valore come un dei templi dorici più famosi del mondo per stato di conservazione.

L'antica Segesta sorge in una splendida posizione, tra dolci colline dal colore rosso bruno che contrastano con le varie tonalità di verde del paesaggio circostante. Secondo lo storico Tucidide a fondarla furono gli Elimi, antico popolo che abitava la Sicilia occidentale, che a suo dire, discendevano dai profughi scampati alla guerra di Troia, giunti in questi luoghi guidati dal mitico Enea.

Una veduta primaverile di Segesta

Prima di approdare nel Lazio e fondare Roma infatti, il principe troiano lasciò qui una cospicua colonia di suoi concittadini, tra i quali il vecchio padre Anchise. Segesta sarebbe stata fondata appunto da Aceste (che ne fu anche il primo re), figlio della nobile troiana Egesta e del dio fluviale Crimiso.

Negli anni, varie campagne di scavi hanno riportato alla luce una vera e propria cittadella, ricca di edifici pubblici e privati, che era una delle più ellenizzate del mediterraneo.

Il Tempio dorico del Parco Archeologico di Segesta

Pillole di storia - Come abbiamo già detto, Segesta fu fondata molto probabilmente dagli Elimi. Non si conosce la data di fondazione ma si sa che nel IV sec. la città era già abitata ed era già uno dei principali centri ellenizzati del bacino del mediterraneo.

Nel V secolo per sconfiggere l'acerrima rivale Selinunte, che spesso violava il suo territorio, Segesta inizialmente chiese aiuto ad Atene che fu lieta di intervenire e poi a Cartagine, tradizionale alleata delle città elimo- puniche, mentre Selinunte si rivolse a Siracusa, ad Agrigento e a Gela. Nel 409 a.C. i Cartaginesi, giunti in Sicilia, rasero al suolo Selinunte ed Himera.

Segesta venne a sua volta distrutta dal siracusano Agatocle nel 307 a.C, che dopo una feroce repressione, cambiò il suo nome in 'Diceopoli' (città giusta). Nel 276 a.C. la città si consegnò alla potente armata di Pirro, ritornando sotto l'influenza punica alla dipartita dell'epirota.

La valle e il tempio di Segesta in un dipinto di Thomas Cole (1844)

Dal 260 a.C. rinacque con i Romani che, in nome delle comuni origini troiane, la difesero dai tentativi di conquista troiana, garantendole lo stato di 'città libera', esentandola dal pagamento di tributi e dandole una certa autonomia politica e di controllo territoriale. Fu nel 104 a.C. che da Segesta iniziarono le rivolte degli schiavi in Sicilia, le cosiddette guerre servili, soffocate nel sangue dai Romani nel 99 a.C. Segesta fu distrutta dai Vandali nel V secolo, dopodichè non si hanno più molte notizie storiche certe.

Si presume che dopo la cacciata degli Arabi, i Normanni vi abbiano costruito un castello. Se ne perse poi quasi il nome fino al 1574, quando lo storico domenicano Tommaso Fazello, artefice dell'identificazione di diverse città antiche della Sicilia, ne localizzò il sito.

Le tappe del nostro itinerario

TappaAcropoli

L'Acropoli di Segesta

L'Acropoli occupa la sommità del Monte Barbaro ed è costituita da due zone divise da un valico montano: la zona sud est residenziale e la zona nord dove anticamente sorgevano moltissimi edifici pubblici.

Si trattava di un centro piuttosto ricco con edifici pubblici policromi, il buleuterion (ospitava il consiglio della polis), statue monumentali, esedre come punti di ritrovo, mercati, ma anche impianti all’avanguardia per la raccolta delle acque reflue.

La cittadella godeva di una posizione strategica naturalmente difesa da ripide pareti rocciose sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito, in età classica, di una cinta muraria sostituita, durante l'età imperiale, da un secondo fascio di mura ad una quota superiore.

TappaTempio dorico

Il tempio dorico dell'Acropoli di Segesta

L'Acropoli è famosa in tutto il mondo soprattutto per il teatro greco, il tempio dorico ( 430-420 a.C) ed il magnifico santuario di contrada Mango (VI-V sec. a.C.). Il tempio è uno dei monumenti più perfetti giuntici dall'antichità. Sorge su un poggio circondato da un profondo vallone incorniciato da Monte Bernardo e Monte Barbaro.

Eretto nel 430 a.C., il tempio è un elegante edificio dorico, un peristilio che ha conservato intatte le 36 colonne in calcare, prive di scanalature. Queste sono adagiate su un basamento di tre gradini e sovrastate da un architrave, un fregio e da bassi timpani.

La mancanza di una cella interna destinata al culto ha fatto supporre che la costruzione fosse stata interrotta nel 409 a.C., all'epoca della conquista cartaginese oppure che l'edificio in realtà fosse un semplice recinto sacro a cielo aperto destinato a circondare uno spiazzo erboso che probabilmente ospitava un altare sacrificale per un culto non greco.

A questo si aggiunge il mistero della sua destinazione, visto che non è stato ritrovato alcun elemento che possa indicare a quale divinità fosse dedicato. Poco distante dal tempio, appena fuori dalle mura, in contrada Mango, si trovano i ruderi di un antico santuario, di enormi dimensioni, costruito alla fine del V sec. a.C. All'interno furono inseriti due templi dorici risalenti al VI e al V sec. a. C. Il santuario era collegato alla città tramite due strade scavate nella roccia e lungo una di queste sono state rinvenute piccole edicole sacre.

TappaTeatro Greco

Il teatro greco di Segesta al tramonto

Sempre pertinenti la zona ellenistico-romana sono l’Agorà, che ospitava le assemblee pubbliche destinate esclusivamente agli uomini, che, durante le giornate estive, si rifugiavano sotto un criptoportico (una sorta di galleria di colonne con soffitto) per difendersi dal sole cocente ed un edificio abitativo di grande pregio definito la 'casa del navarca' per le decorazioni a prora di nave scolpite sui fianchi di un elegante peristilio.

Il teatro si trova nella zona nord dell'acropoli che custodisce anche i resti più recenti della Segesta di epoca medioevale come il castello, la moschea e una chiesetta fondata nel 1442. Sorto tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C. a 400 metri di altezza, il teatro di Segesta è adagiato sulle pendici settentrionali dell'acropoli nord di Monte Barbaro per far godere agli spettatori l’incantevole visione delle colline e del mare di Castelvetrano.

Un'altra teoria sostiene che, nel luogo in cui oggi sorge il teatro, esistesse precedentemente una grotta contenente materiale dell'età del bronzo (10 sec. a.C.), inglobata poi nella costruzione. I gradini del teatro sono una ventina scavati nella viva roccia e si dividono in 7 cunei. La cavea è in parte scavata nei fianchi del colle ed in parte sostenuta da un possente muro di contenimento, in blocchi di calcare locale.

La parte alta della cavea, oggi perduta, era cinta da un poderoso muro perimetrale. La larghezza totale del teatro è di 63 m. Durante la stagione estiva il teatro ospita manifestazioni teatrali di importanza nazionale e internazionale. Poco distante si trova la moschea, in uso dal XII secolo (nel pieno della dominazione normanna) agli inizi del XIII quando fu distrutta in seguito all’arrivo di un signore cristiano che costruì il vicino castello.

Dell'antico maniero rimane solo il piano terra, ma era certamente dotato di un piano superiore che costituiva la zona residenziale della famiglia del signore.

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