Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

''Niet'' definitivo di Vladimir Putin sul progetto per la costruzione dello ''scudo spaziale'' Usa in Europa

15 ottobre 2007

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e il capo del Pentagono, Robert Gates, la scorsa settimana sono giunti a Mosca per due giorni di colloqui con le autorità russe dedicati ai temi più spinosi dell'attualità internazionale e dei rapporti bilaterali tra le due Potenze: in primo piano soprattutto il progetto Usa di espansione all'Europa orientale del proprio sistema di difesa anti-missilistica, il cosiddetto ''scudo spaziale'', che la Casa Bianca considera essenziale per prevenire eventuali attacchi da parte di ''Stati canaglia'' come l'Iran o la Corea del Nord, mentre per il Cremlino rappresenta una minaccia diretta per la propria sicurezza. Al centro del dibattito pure il programma nucleare iraniano.

La costruzione dello scudo, però, continua ad essere la situazione più complicata da discutere fra Russia e Usa,  e che potrebbe far precipitare l'Europa in un nuovo confronto sullo stile di quello avvenuto negli anni '80 con gli euromissili.
Il presidente russo Vladimir Putin, ha detto ai due ospiti americani che gli Usa e la Russia devono battersi insieme per ''attribuire un carattere globale al trattato sull'eliminazione dei missili a media e breve gittata'' (Inf). ''Dobbiamo convincere altri Paesi ad assumersi gli stessi impegni già presi da Stati Uniti e Russia'', ha detto Putin. Se quell'obbiettivo non dovesse venire raggiunto, ''per noi sarà difficile rimanere nel quadro di quel trattato, nel caso altri paesi sviluppino attivamente quei sistemi di armi''. Il presidente russo ha fatto riferimento a ''paesi situati vicino alle frontiere russe'', in quella che appare una chiara allusione all'Iran. Il leader del Cremlino ha ricordato che i trattati sui missili a medio e corto raggio ''sono stati firmati circa 20 anni fa'', e includono solo Mosca e Washington. Con questa formula di fatto Putin torna a minacciare il ritiro russo dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie (INF), firmato nel 1987 da Usa e l'allora Unione Sovietica.

Le dichiarazioni di Putin sembrano però avere come principale obiettivo quello di sabotare la costruzione del sistema antimissile che la Nato avrebbe intenzione di costruire in Polonia e Repubblica Ceca. La posizione degli Usa è stata più e più volte palesata e anche nei giorni scorsi  Condoleezza Rice ha ribadito come la sua amministrazione sia sempre stata ''estremamente chiara sul fatto che abbiamo bisogno delle basi nella Repubblica Ceca e in Polonia'': il primo dei due Paesi dovrebbe in avvenire ospitare una postazione radar, il secondo batterie di missili intercettori. ''Però siamo altresì interessati ad altri potenziali siti'', ha aggiunto il segretario di Stato, alludendo alla base radar in Azerbaigian che Mosca già utilizza in affitto, e della quale ha proposto un impiego congiunto con gli Stati Uniti, in alternativa allo scudo. ''E' possibile che, insieme, si riesca a trovare il modo di armonizzare il tutto'', ha osservato ancora il capo della diplomazia americana.

Ma i toni di ''disgelo'' usati dalla Rice sono serviti a poco: Mosca ha già sospeso l'applicazione del trattato Cfe sulla riduzione delle forze convenzionali, concluso nel '90 ed emendato nove anni più tardi; potenzialmente a rischio sono pure gli Start sul ridimensionamento degli arsenali atomici, risalenti agli anni '90 ma in scadenza nel 2009. Le difficoltà sono proseguite nella successiva tornata di colloqui, soltanto inaugurati da Putin: la Rice e Gates si sono ritrovati di fronte gli omologhi russi Serghei Lavrov e Anatoly Serdyukov, ministri rispettivamente di Esteri e Difesa, per una riunione subito battezzata '2+2' e imperniata sugli stessi spinosi argomenti. Il responsabile del dipartimento Trattati internazionali presso il ministero della Difesa di Mosca, il generale Evgheny Buzhinksy, ha avvertito a muso duro che la Russia non intende cedere minimamente sulla propria contrarietà a uno 'scudo' esteso all'Europa orientale né sulla decisione  presa sulla sospensione del Cfe. ''Non faremo marcia indietro, perché la nostra posizione è assolutamente chiara, e trasparente come il cristallo, con riguardo a entrambi i temi''''Non esiste alcun accordo sulla questione'', ha tagliato corto il segretario di stato russo Lavrov al termine dell'incontro, aggiungendo che l'intero progetto dell'estensione all'Est dello 'scudo' ''dev'essere congelato'', se davvero si vuole che i negoziati bilaterali giungano a un qualche risultato concreto. Lavrov ha anche avvertito gli Stati Uniti che Mosca ''prenderà delle misure per neutralizzare la minaccia'' se Washington andrà avanti con il suo progetto senza tenere conto delle preoccupazioni russe. ''Preferiremmo evitare uno scenario del genere'', ha detto il capo della diplomazia russa aggiungendo una chiara allusione al dossier iraniano: i pareri di Russia e Stati Uniti sulle possibili minacce missilistiche ''restano divergenti'', ha spiegato Lavrov, sottolineando di aver concordato con Condoleezza Rice la creazione di un team di esperti ''per arrivare a una comprensione comune delle minacce''.

''Noi volevamo rispondere alle preoccupazioni russe, e speriamo che le nostre nuove idee contribuiscano a dissipare tali preoccupazioni almeno in parte'', ha detto Condoleezza Rice alla fine degli incontri. La Rice ha spiegato che fra i compiti principali dei negoziatori, ''c'è chiarire il fatto che i nostri rapporti strategici sono diversi, in via di principio, dai rapporti che esistevano fra Usa e Urss, che non sono ora rapporti tra due rivali, ma fra paesi che lavorano insieme, anche se talvolta hanno divergenze''. Comunque gli Usa hanno respinto la richiesta di Mosca di congelare il progetto. ''Gli Stati Uniti sono impegnati nelle discussioni - ha annunciato la Rice -. I negoziati con i nostri alleati continueranno''.

Intanto è stato scoperto un ipotetico piano per uccidere Vladimir Putin durante la sua visita in Iran in programma per domani, martedì 16 ottobre. Sono stati i servizi speciali russi a scoprire il piano per l'attentato al presidente russo. L'agenzia Itar-Tass ha fatto sapere che il Cremlino non commenterà la notizia che è stata subito trasmessa al presidente. L'attacco sarebbe stato portato tramite una cellula kamikaze pronta a entrare in azione all'arrivo di Putin a Teheran.
La missione di domani in Iran rientra in un summit dei Paesi che si affacciano sul Mar Caspio e dovrebbe servire a rafforzare i rapporti con il regime degli ayatollah e con il presidente Mahmoud Ahmadinejad. Proprio il sostegno di Mosca è indispensabile a Teheran per evitare nuove sanzioni delle Nazioni Unite per la crisi sul programma nucleare iraniano. Secondo la fonte riportata dall'agenzia Interfax, ''vari informatori fuori dalla Russia hanno saputo di un piano per uccidere il presidente Putin durante la sia visita a Teheran e che un diversi gruppi di kamikaze si stano preparando a questo scopo''. Lo scopo, ha aggiunto la fonte, potrebbe essere di uccidere il capo del Cremlino o sequestrarlo. Il ministero degli Esteri iraniano si è affrettato a minimizzare mentre la diplomazia di Teheran ha bollato come ''assolutamente infondate'' le indiscrezioni sul piano criminoso. Il portavoce Mohammad Ali Hosseini ha aggiunto che ''queste informazioni errate non avranno alcun effetto sul normale svolgimento del programma stabilito'', aggiungendo che le notizie sul complotto ''fanno parte della guerra psicologica condotta dai nemici per danneggiare le relazioni tra l'Iran e la Russia''.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

15 ottobre 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia