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"Ribellarsi alle estorsioni si può e si deve!"

Parlano gli imprenditori antiracket: "Non si è soli, la presenza delle forze dell'ordine è forte"

18 gennaio 2014

"Io sono il capo di tutto, sono Messina Denaro". Con queste parole, nell'aprile 2012, il cugino del boss trapanese si è presentato a Castelvetrano (Trapani), nella clinica polispecialistica gestita dal 2005 da Elena Ferraro. "Non mi disse neanche il suo vero nome, Mario, ma ha tenuto a precisare minacciosamente, più volte, da parte di chi veniva, e quante informazioni sul mio conto avesse raccolto", racconta la giovane imprenditrice.
La sua è una delle tante testimonianze raccolte dall'associazione antiracket Libero Futuro ieri a Palermo per la presentazione del nuovo portale Liberofuturo.net.
In sala anche altri imprenditori che con le loro denunce hanno rotto il muro del silenzio e dell'omertà da Partinico a Castelvetrano, da Marineo ad Agrigento, da Castellammare del Golfo a Misilmeri, da Caltanissetta a Termini Imerese: Nicola Clemenza, Gregory Bongiorno, Angelo Russello di Agrigento, Giuseppe Spera di Palermo, Gaspare D'angelo e Salvatore Buscemi di Castellammare, Giosi Di Trapani, Gaetano Virga di Marineo.
"Mi chiese di fare delle fatture gonfiate - ha spiegato Ferraro - ma io ho deciso subito di denunciare insieme al mio socio, nonostante il mio centro si trovi proprio nel quartiere dove vive la famiglia Messina Denaro. Sono cresciuta provando orrore per le stragi in cui morirono Falcone e Borsellino, credo profondamente nella legalità e ad altri miei colleghi vorrei dire che si può denunciare, dire di no, anche se si è un giovane imprenditore, se si è donna e si vive in Sicilia. Io ho deciso di farlo e ho sentito da subito la vicinanza delle associazioni antimafia e delle istituzioni. Non si è soli".

L'imprenditrice ricorda di avere ricevuto anche una medaglia dal presidente della Regione Rosario Crocetta, "il quale ha annunciato che la Regione si costituirà insieme a me parte civile nel processo Eden contro il mio estorsore. Ai miei colleghi che hanno ancora qualche dubbio vorrei dire che la presenza delle forze dell'ordine è forte e imperante e questo è il termometro di un cambiamento".
I risultati raggiunti nella lotta al racket sono stati presentati da Enrico Colajanni, presidente dell'associazione Libero Futuro, e Salvo Caradonna, legale delle associazioni antiracket, insieme a Confindustria Palermo nei locali del ristorante Castello a mare dello chef Natale Giunta, a Palermo, anche lui tra gli imprenditori che si sono ribellati al pizzo: "Sono 15 i nuovi processi avviati nella lotta al racket e più di 30 gli imprenditori seguiti nel percorso di denuncia".

Nel corso dell'iniziativa è stato presentato liberofuturo.net, il nuovo portale on line che ora raccoglie testimonianze e iniziative delle associazioni antiracket nella Sicilia occidentale. Dall'assistenza agli imprenditori alle iniziative di consumo critico, dalla promozione del movimento dei professionisti liberi alla rassegna stampa, insieme a informazioni utili per commercianti e imprenditori. Un percorso che vuole essere una bussola per gli imprenditori delle altre province, specie nella Sicilia occidentale dove non sono mancate le sorprese: "Siamo stati a fianco di un paio di imprenditori antiracket che hanno testimoniato ad  Agrigento - ha detto Colajanni - in quella stessa udienza un altro testimone ha ritrattato tutto, gli altri probabilmente non sono stati seguiti in un percorso antiracket dalle associazioni perché si sono mostrati molto incerti e titubanti, è stata una situazione penosa. Se le varie associazioni di categoria facessero quello che qui sta facendo Confindustria Palermo le cose andrebbero in modo molto diverso".
Sul portale on line si trova anche una petizione contro il voto di scambio: "Nel corso di un'intercettazione telefonica di un mafioso alla propria madre vengono spiegati in modo dettagliato i meccanismi del voto di scambio - ha aggiunto Enrico Colajanni - con la vendita intera a pacchetti di 300 voti per 15mila euro che mostra come il voto sia anche una forma di rendita economica per l'organizzazione criminale. Ora sentiamo la necessità di presentare una petizione on line contro il voto di scambio che ha già raccolto un migliaio di firme e l'adesione di altre associazioni antimafia come Libera".

"Quella di oggi è la tappa di un percorso lungo che ogni giorno vede un incedere progressivo con risultati positivi nella lotta alle estorsioni - ha detto il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo - l'esperienza antiracket palermitana viene esportata in altre province e insieme all'esperienza di chi si ribella c'è finalmente un incentivo al consumo responsabile".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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18 gennaio 2014
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