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"Siamo tutti Di Matteo"

Sit-in di solidarietà davanti al Palazzo di giustizia di Palermo per il pm della Direzione distrettuale antimafia Antonino Di Matteo

09 aprile 2013

Ieri si è tenuto un sit-in di solidarietà davanti al Palazzo di giustizia di Palermo per il pm della Direzione distrettuale antimafia Antonino Di Matteo, più volte minacciato di morte.
Il sit-in è stato organizzato dalle 'Agende rosse', guidate da Salvatore Borsellino, e da altre associazioni in segno di solidarietà nei confronti non solo di Di Matteo ma di tutti i magistrati che nei giorni scorsi sono stati destinatari di due lettere di minacce arrivate alla Procura di Palermo.

"Mi trovo a vivere oggi esattamente quello che ho vissuto vent'anni fa quando sapevamo tutti che Paolo Borsellino, dopo Giovanni Falcone, sarebbe stato ucciso e lo abbiamo fatto uccidere - ha scandito il fratello del giudice antimafia assassinato il 19 luglio del '92 -. Non gli siamo stati abbastanza vicini. Hanno cominciato a piangerlo quando non dava più fastidio. Non vogliamo che questa storia vergognosa si ripeta. Non vogliamo che gli avvoltoi vengano a piangere un altro magistrato ucciso, non lo permetteremo".

"Vi dico grazie con il cuore, con il cervello, con l'anima per essere qui e per l'attenzione e la passione civile che continuate a dimostrare", ha detto un emozionato Antonino Di Matteo, rivolgendosi alle centinaia di persone radunate davanti al palazzo di Giustizia. "E' un grazie - ha spiegato - che vi arriva con l'emozione di chi in questi giorni è molto confortato dall'attenzione di tanti semplici cittadini, di tanti studenti, che sento ancora più vicini, e di tante associazioni che ogni giorno operano realmente contro la mafia. C'è un altro ringraziamento che elaboro più con il cervello e con l'esperienza maturata in tanti anni di indagini: è il grazie di chi sa che l'attenzione dell'opinione pubblica costituisce per noi tutti da una parte uno scudo vero e reale e dall'altra parte un ulteriore sostegno per andare avanti nel nostro lavoro. Semplicemente noi dobbiamo fare il nostro lavoro".

Anche la vedova Borsellino ha partecipato con una lettera: "Conosco, per averla vissuta, l'angoscia che in questo momento possono provare i famigliari" dei magistrati che nei giorni scorsi hanno ricevuto minacce. "Per questo - ha scritto Agnese Borsellino - chiedo a chi di dovere che si 'scuota' perché questi colleghi di Paolo non vivano il suo stesso calvario. Mi unisco idealmente a tutti coloro che oggi sono qui - ha scritto ancora Agnese Borsellino nella lettera - a testimoniare e a 'fare sentire' il loro affetto e il loro preziosissimo sostegno a quei magistrati che, nell'indifferenza di gran parte del mondo dell'informazione e della politica, stanno rischiando la vita per noi, per dissetare la nostra sete di verità e giustizia". [Adnkronos/Ign]

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09 aprile 2013
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