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"Vivo o morto rimarrò a Tripoli"

Gheddafi ritorna a farsi vedere in tv mentre Russia e Cina dialogano con il Consiglio nazionale transitorio libico

08 giugno 2011

"Rimarrò a Tripoli vivo o morto". E' quanto ha affermato il leader libico, Muammar Gheddafi, nel corso di un intervento audio trasmesso dalla tv di Stato libica 'al-Jamahiriya'.
"Non abbiamo paura. Siamo più forti dei vostri missili e della vostra artiglieria", ha detto, in occasione del giorno del suo 69esimo compleanno, alla Coalizione internazionale: "Un quarto di un milione di libici sta combattendo per la libertà della Libia", ha proseguito. "Questo caos ci è stato imposto e noi non ne abbiamo paura", ha aggiunto nel corso della registrazione durata meno di cinque minuti. "Le tribù libiche faranno la rivolta contro le bande armate e noi resisteremo", ha poi annunciato nel corso del suo intervento.
Mentre l'emittente ha diffuso le immagini dei bombardamenti della Nato sulla Libia, il Colonnello ha quindi annunciato che ci sarà una "marcia milionaria di donne e uomini disarmati che disarmeranno le bande di Bengasi". Il riferimento è agli insorti del Consiglio nazionale transitorio libico che guidano la rivoluzione contro di lui. "Dal momento in cui i giovani libici hanno sentito gli attacchi delle forze Nato contro Bab al-Aziziya" (il compound del raìs, ndr) - ha proseguito Gheddafi - sono usciti per le strade a torso nudo per difendermi". Il riferimento, in questo caso, è ai raid condotti dagli aerei della Nato, che ieri hanno coinvolto anche la sua residenza a Tripoli. "Noi non ci arrenderemo mai, né ci inginocchieremo", ha concluso con un avvertimento il rais.

Da Washington, intanto, è arrivato un nuovo monito del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che in conferenza stampa con Angela Merkel ha ribadito: "Io e il cancelliere tedesco siamo d'accordo sul fatto che Gheddafi deve lasciare". Rispondendo ad una domanda sulle differenze nella politica dei due paesi riguardo alla Libia, il presidente ha fatto quindi notare come la Germania abbia "rafforzato" la propria presenza in Afghanistan consentendo così agli americani di disporre di maggiori risorse in Libia. Obama ha quindi parlato "di progressi significativi compiuti in Libia" e del fatto che l'intervento ha consentito di salvare Bengasi. "Credo sia solo una questione di tempo prima che Gheddafi lasci", ha aggiunto, sottolineando poi come ogni paese coinvolto svolga "un ruolo diverso". Il presidente americano ha riferito di aver parlato del ruolo della Germania con la Merkel e di quale questo ruolo sarà quando Gheddafi avrà lasciato il potere.

La capitale libica negli ultimi giorni è stata fatta bersaglio di un'escalation di raid, con attacchi che si alternano ogni ora. I bombardamenti lunedì avevano colpito il quartier generale dell'intelligence militare. Sui bombardamenti "sempre più aggressivi e intensi" ha espresso preoccupazione il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli che ieri ha incontrato una decina di giornalisti. Martinelli ha spiegato che "l'incontro con la stampa internazionale è stato positivo per cercare di capire" le prospettive della Libia. E ha aggiunto: "Non so cosa potrà accadere, anche se tutto è possibile. La situazione comunque non è calma. Spero solo che qualcosa accada sul fronte diplomatico per bilanciare almeno quello che sta accedendo su quello militare".
E' intanto giunto a Bengasi il diplomatico russo Mikhail Marguelov, inviato speciale di Mosca. Secondo quanto ha reso noto l'inviato della tv araba Al Jazeera, Marguelov è stato ricevuto dai dirigenti del Consiglio nazionale di transizione. E' la prima visita di un diplomatico russo nella capitale dei rivoltosi che chiedono la fine del regime di Muammar Gheddafi. "Siamo venuti a Bengasi per facilitare il dialogo tra le due parti", ha detto Marguelov al suo arrivo in aeroporto. "La Russia è in una posizione unica perché ha sempre un ambasciatore a Tripoli e ora incontreremo la leadership dei ribelli".
Le relazioni diplomatiche continuano anche con la Cina. A Pechino è arrivato il ministro degli Esteri libico, Abdelati Obeidi. Un diplomatico cinese era stato nei giorni scorsi nella roccaforte dei ribelli. A Bengasi la Cina ha cercato di vere un ruolo più attivo per contribuire alla fine del conflitto. Il ministro degli Esteri libico Abdelati Obeidi sarà in Cina fino a giovedì come "inviato speciale" per il suo governo, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei aggiungendo che Obeidi avrà colloqui con il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi. "Entrambe le parti si scambieranno i relativi punti di vista sulla Libia e sulla ricerca di una soluzione politica alla crisi libica", ha detto Hong. Giorni fa la stessa Cina aveva fatto sapere che il suo ambasciatore in Qatar ha incontrato Mustafa Abdel Jalil, il leader politico di fatto degli insorti, nel primo contatto ufficiale con i ribelli, aggiungendo che Pechino si sta attivando maggiormente per contribuire alla fine del conflitto. La Cina ha anche fatto passi in avanti per rinforzare i legami con i governi emergenti in Egitto e Tunisia, dopo le rivolte che hanno portato alle dimissioni dei leader storici.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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08 giugno 2011
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