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220 mln di fondi europei per lo sviluppo turistico

I professionisti siciliani chiedono ai politici efficienza amministrativa per ottimizzare i risultati

02 maggio 2016

Il mondo professionale chiede alla politica regionale un passo avanti su programmazione e certezza amministrativa, ma un passo indietro sulla progettazione. Il corretto utilizzo della prossima tornata di finanziamenti europei, infatti, potrebbe innescare lo sviluppo del comparto turistico, mettendo in moto l'economia e risollevando le sorti del nostro territorio: «Gli interventi dovrebbero essere mirati soprattutto alla qualità del progetto, molto spesso invece le lungaggini burocratiche frenano l'utilizzo efficace e ottimale degli strumenti di finanziamento, relegando la fase progettuale, spesso marginale rispetto a tutto l'iter amministrativo. Oggi in concomitanza con l'introduzione della nuova legge sugli appalti, che in parte ridefinisce l'importanza di questa fase, le categorie professionali possono dare davvero il loro contributo sul fronte delle proposte, ribaltando e potenziando i risultati finali». Con queste parole il presidente dell'Ordine degli architetti di Catania Giuseppe Scannella ha aperto nei giorni scorsi i lavori del convegno "Turismo, grandi attrattivi e bandi europei", organizzato da Ordine e Fondazione, che ha ospitato l'intervento dell'assessore regionale al Turismo Anthony Emanuele Barbagallo.

La programmazione europea e i fondi destinati al settore turistico e culturale sono stati al centro della relazione sullo stato dell'arte delle politiche per lo sviluppo messe in campo dall'Amministrazione regionale: «I nuovi programmi comunitari prevedono 220 milioni di euro destinati all'asse turismo/beni culturali - ha esordito l'assessore - per la prima volta le due entità vengono considerate in maniera unitaria, permettendo di destinare gran parte degli interventi alla tutela e alla valorizzazione dei sette siti Unesco. Ma la vera novità è che i fondi verranno gestiti dalla Regione, evitando così la frammentazione avvenuta durante la scorsa programmazione: le risorse quindi verranno distribuite ai 42 Comuni che rientrano nei siti che sono i principali attrattori in termini di presenze turistiche e valore storico-culturale. I settori d'intervento spaziano dall'ampliamento della ricettività, alla messa in sicurezza dei beni archeologici passando per il miglioramento della fruibilità degli stessi».

Uno scenario che apre opportunità legate alla costruzione di una vera e propria rete dei siti, che verranno considerati come espressione di quel "museo diffuso" che è la Sicilia. «Abbiamo bisogno degli strumenti legislativi adeguati che ci consentano di misurarci con la qualità della progettazione - ha commentato la presidente della Fondazione architetti Paola Pennisi - e nel caso dei beni paesaggistici e culturali bisogna puntare a creare un sistema che interagisca con l'ambiente e i contesti urbani».
«Quello che spesso penalizza noi professionisti - ha affermato il presidente dell'Ordine dei commercialisti di Catania Sebastiano Truglio - è l'incertezza amministrativa di cui, purtroppo, oggi abbiamo esperienza. Occorre coinvolgere di più i professionisti, soprattutto nella fase preliminare di redazione dei bandi, per renderli facilmente fruibili ed eseguibili».
La scorsa tornata di finanziamenti ci lascia in eredità molteplici ritardi e tante storie di sotto-utilizzo dei fondi, soprattutto per quel che riguarda i beni archeologi: «Valorizzazione e fruizione dei beni sono due aspetti congiunti - ha commentato il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Catania Santi Maria Cascone - in molti casi abbiamo assistito a interventi parziali, mirati solo a determinati aspetti delle Opere, così com'è successo con i Parchi archeologici, e questo non ha portato apprezzabili ricadute in termini economici. Si deve intervenire anche sulle infrastrutture e sulla mobilità: dalle strade fino all'illuminazione pubblica».

Alla tavola rotonda erano presenti numerosi professionisti provenienti da diversi ambiti professionali. «Si è avuto un prezioso confronto - ha concluso Scannella - dal quale sono emerse tante opportunità ma, anche una precisa responsabilità: quella di affrontare con competenza e responsabilità consapevole le sfide che ci attendono. Ciascuno nel proprio ruolo e quello degli architetti è quello di aver cura, con il loro fare, di un Paese bellissimo».

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02 maggio 2016
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