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A Bagheria rischia di chiudere il CRA

Struttura di eccellenza per la ricerca agricola e l'analisi dell'economia agraria, il polo rischia di chiudere a causa della solita, miope politica di razionalizzazione

16 luglio 2015

Bagheria dopo essere stata espropriata di importanti strutture di servizio ai cittadini quali lo sportello di Sicilia Riscossioni, la sede dell’Inps, la sezione distaccata del Tribunale, oggi pare in bilico pure la posizione dell’Agenzia delle Entrate e quella del CRA SFM (Unità di ricerca per il recupero e la valorizzazione delle specie floricole mediterranee). Quest’ultima, una struttura di assoluta eccellenza e di rilievo nazionale ubicata nel territorio di Bagheria al km 245,500 della S.S. 113, nel tratto che da Bagheria conduce a Santa Flavia.

Il CRA SFM è una delle strutture di ricerca del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Ente pubblico di ricerca con competenza scientifica generale nel settore agricolo, agroindustriale, ittico e forestale, posto sotto la vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Una risorsa e un presidio di sviluppo dell’intero comprensorio e che nel silenzio quasi assoluto, sull’altare della famigerata politica di razionalizzazione dei costi, rischia di essere chiusa e dirottata altrove.
Il CRA SFM, presente a Bagheria dalla fine degli anni 90, è dotato di un'azienda sperimentale con circa 6000 mq di superfici destinate a serre e 10.000 mq destinate a "campi collezione del germoplasma di piante mediterranee ed esotiche, indirizzati alla tutela ed alla salvaguardia della biodiversità", dove si effettua una composita e articolata attività di ricerca e sperimentazione.

Una struttura che intrattiene rapporti di collaborazioni tecnico-scientifiche con i Dipartimenti delle più importanti Università nazionali e internazionali, con diversi Consorzi di Ricerca e Centri di sperimentazione e con le Sezioni Operative dell’Assessorato Risorse Agricole ed Alimentari della Regione Siciliana.
Presso la sede di Bagheria del CRA, diretta dal dr. Massimo Mammano, opera personale altamente qualificato ed un management formato da giovani ricercatori che hanno realizzato negli ultimi anni una consistente mole di progettualità, attraendo risorse consistenti con l’obiettivo di trasferire i risultati della ricerca direttamente alle imprese operanti nel settore florovivaistico; diventando di fatto punto di riferimento per tutto il comparto siciliano. Ruolo e funzioni riconosciuti dall’Asso Flora Sicilia, un’associazione che riunisce circa l’80% delle piccole e medie imprese del floro-vivaismo isolano con circa 2.500 addetti.

Ricerca e sperimentazione orientata negli ultimi anni oltre che al florovivaismo anche alle specie aromatiche e alla coltivazione di piante mediterranee di interesse nutraceutico e salutistico. Tutte colture che necessitano di piccole dimensioni aziendali e che ben si adattano al tessuto fondiario del nostro comprensorio, caratterizzato dall’assenza di aziende d grandi dimensioni ed essenziamente frazionato e parcellizzato. Una struttura, quindi, che se mantenuta e potenziata può costituire un sostegno in termini di assistenza tecnico/scientifica nel processo di riconversione agricola di un’area vasta (identificata dai territori dei Comuni di Bagheria, Misilmeri, Ficarazzi, Santa Flavia, Casteldaccia, Altavilla Milicia, Villabate, Trabia, Termini Imerese), per ovviare all’anomalia del distretto agricolo bagherese che risiede nella circostanza oggettiva che è l’unico nell’Italia Meridionale che non ha dato corso, ad un processo di riconversione colturale, così com’è invece avvenuto in altri contesti territoriali e nel passato anche nella piana di Bagheria (canna da zucchero, grano, ulivo, vite, pomodoro, agrumi).

Oggi in questo comprensorio agricolo vi sono condizioni oggettivamente favorevoli affinché l’agricoltura ritorni a svolgere un ruolo importante nel tessuto economico e soprattutto risulti attrattiva per le giovani generazioni, poiché si può tornare a produrre a costi contenti con produzioni competitive nel mercato.
A questo obiettivo concorrono l’approvvigionamento idrico a basso costo, il costo dei terreni dimunito negli ultimi anni ed un micro-clima da sempre favorevole all’attività florovivaistica e orticola rispetto ad altri distretti agricoli siciliani.
Queste le ragioni che, sembra logico, devono spingere le istituzioni locali, le Associazioni del tessuto civile operanti nel terrritorio e le organizzazioni dei produttori agricoli a mobilitarsi con forza, affinché questa struttura di eccellenza e di assoluto rilievo nazionale venga mantenuta a Bagheria e contribuisca, aprendosi all’interazione con i portatori d’interesse del territorio regionale (imprese, istituzioni, scuola e settore della formazione), a determinare una seria opzione di sviluppo del nostro territorio. [Sicilia Agricoltura.it]

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16 luglio 2015
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