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Contro la violenza sulle donne

La Camera ha approvato all’unanimità la Convenzione di Istanbul

30 maggio 2013

Nei giorni scorsi l'Aula della Camera ha approvato all'unanimità, con 545 voti favorevoli, la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Il testo adesso dovrà essere esaminato dal Senato.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dichiarato: "Spero che l'Italia possa assumere a livello internazionale un ruolo di traino verso quei Paesi - dell'Unione Europea o esterni ad essa - che non hanno ancora sottoscritto la Convenzione".
Per la deputata del Pdl e relatrice del recepimento della Convenzione, Mara Carfagna, con l'approvazione del testo il Parlamento ha "compiuto un gesto simbolico da non sottovalutare". "E' significativo, infatti - ha aggiunto -, che una delle primissime leggi approvate - con rapidità e consenso unanime - in questa legislatura sia proprio per la sicurezza delle donne, contro il femminicidio".

La Convenzione prevede il contrasto ad ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne, dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali e impegno a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando al contempo ogni forma di discriminazione e promuovendo "la concreta parità tra i sessi, rafforzando l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne".
La Convenzione è stata approvata dal Comitato dei ministri dell'Ue il 7 aprile 2011 e firmata dall'Italia dall'allora ministro Elsa Fornero nel settembre scorso a Strasburgo. Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.
Tra gli obiettivi del Trattato anche quello di predisporre "un quadro globale di politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica"; di "promuovere la cooperazione internazionale"; di "sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell'applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente".

Con l'espressione 'violenza nei confronti delle donne' si intende identificare "una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne", che comprende "tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata".
L'espressione 'violenza domestica' riguarda "tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l'autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima".

I Paesi che sottoscrivono la Convenzione "adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata", e "condannano ogni forma di discriminazion e nei confronti delle donne", adottando misure legislative e di altro tipo necessarie per prevenirla, inserendo in Costituzione e negli altri ordinamenti il principio della parità tra i sessi, garantendo "l'effettiva applicazione del principio", vietando la discriminazione nei confronti delle donne (prevedendo sanzioni), abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne.
Gli Stati firmatari, inoltre, si impegnano a varare misure legislative destinate a "prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali che rientrano nel campo di applicazione" della Convenzione. Un obbligo che, ovviamente, riguarda anche le stesse amministrazioni statali.
Le Nazioni che sottoscrivono il Trattato si impegnano inoltre a promuovere ed attuare "politiche efficaci volte a favorire la parità tra le donne e gli uomini e l'emancipazione e l'autodeterminazione delle donne". Va inoltre sostenuto "a tutti i livelli" il lavoro delle Ong e delle donne e delle associazioni della società civile attive nella lotta alla violenza contro le donne, favorendo "un'efficace cooperazione" con queste organizzazioni.

La Convenzione prevede che gli Stati firmatari istituiscano "uno o più organismi ufficiali responsabili del coordinamento, dell'attuazione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche e delle misure destinate a prevenire e contrastare ogni forma di violenza". Importante è anche lo sforzo da compiere per "promuovere i cambiamenti nei comportamenti socioculturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull'idea dell'inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini". Un obiettivo da raggiungere coinvolgendo sia il settore pubblico che privato, i media, le scuole. [Adnkronos/Ign]

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30 maggio 2013
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