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Dai Pacs ai ''matrimoni con la scadenza'': le unioni tra coppie in Europa, mentre in Italia non se ne parla

13 ottobre 2007

Prima Pacs (Patti civili di solidarietà), poi Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), poi ancora Cus (Contratti di unione solidale), infine il nulla. In Italia, dopo tutto l'impegno delle ministre Rosi Bindi (Politiche per la Famiglia) e Barbara Pollastrini (Diritti e Pari Opportunità) della legge sulle Unioni civili non se ne parla più. Eppure era scritto nel Programma di governo, e in molti hanno votato Prodi proprio perché il suo governo si sarebbe occupato di questa tematica, ma di mese in mese, di anno in anno, questo discorso scivola sempre in secondo piano e tra le priorità non spunta mai.
Nel resto d'Europa invece, le politiche sulle unioni civili continuano ad andare avanti e continuano a funzionare. Per esempio in Francia, stando agli ultimi dati disponibili, i Pacs registrano un vero e proprio successo. A otto anni dall'introduzione dei Patti civili di solidarietà sono sempre di più le coppie d'Oltralpe che formalizzano la loro unione attraverso i Pacs. La crescita, secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia transalpino e ripresi dal quotidiano ''Le Monde'', è del 20% annuo. Tanto che nel 2006 sono oltre 77.000 coppie, al 93% eterosessuali, che hanno scelto questa opzione. Ormai per ogni cento matrimoni celebrati, vengono siglati 25 Pacs. Nel 2000 erano 5.

Inoltre, contrariamente a quanto paventato dagli oppositori dei Pacs, in totale solo il 12% delle coppie che ha firmato un Pacs sono formate da persone dello stesso sesso (e nel 2006 la percentuale è scesa al 7%). Dopo il picco dei primi anni, con oltre il 40% dei Pacs firmati, le coppie gay che lo siglano sono ora in calo. La percentuale delle separazioni delle coppie eterosessuali dopo sei anni è molto simile a quello delle coppie sposate: il 18,9% contro il 18,2%. 
Il successo dei Pacs, ha spiegato Le Monde, è dovuto ''alla sua flessibilità, alla sua apertura alle coppie omosessuali e anche ai vantaggi fiscali che comporta''. In Francia esistono tre tipi di unioni: le unioni libere, che non comportano diritti né doveri; il Pacs, firmato davanti al cancelliere del Tribunale e che impone alle parti un ''aiuto mutuo e materiale'' e può essere sciolto con una semplice dichiarazione; il matrimonio, firmato davanti al sindaco, che obbliga a un dovere di ''fedeltà, di soccorso e di assistenza'', stabilisce la presunzione di paternità nei confronti dei figli nati durante il matrimonio e non può essere sciolto che al termine di una lunga procedura giudiziaria.

E se in Italia ''strutture d'Unione'' ne abbiamo due (senza contare quella difficile e non tanto riuscita dell'attuale governo), ossia il matrimonio cattolico e quello civile, e in Francia - come abbiamo appena citato - tre, in Germania c'è addirittura chi pensa ad una nuova metodologia matrimoniale, ossia quella del ''matrimonio con la scadenza''... già proprio come il latte.
La proposta è stata fatta formalmente nelle scorse settimane da Gabriele Pauli, leader della Csu bavarese, uno dei maggiori partiti cattolici d'Europa, e candidata alla presidenza: mettere la ''crisi del settimo'' tra le tavole della legge tedesca. Frau Pauli (50 anni, due divorzi alle spalle) sostiene che l'unica ragione per cui molte coppie stanno unite è che così si sentono più sicure, non devono affrontare lo stress di una separazione né sostenere i costi di un divorzio. Ma vivono male. La sua idea, dunque, è quella di fare durare l'unione tra due cuori non fino a che morte li separi ma per un numero prestabilito di anni.
Bene, dal momento che l'affaticamento maggiore di una coppia pare arrivi dopo 7 anni (in Germania come in Italia), ecco la soluzione: al settimo anniversario, il matrimonio scade per legge; se i due vogliono rinnovarlo, liberi di farlo, altrimenti è automaticamente dissolto, senza costi e chiacchiere.
La proposta di Frau Pauli, che ha suscitato tanta curiosità, è stata però rigettata con sdegno dal suo partito e, come inutile, dagli esperti di politica e di sociologia.

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13 ottobre 2007
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