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E adesso fermate il boia

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha detto sì all moratoria contro la pena di morte nel mondo

19 dicembre 2007

Ieri la grandezza della Storia si è palesata con un vigore enorme. Un tassello fondamentale è stato posizionato pronto a scandire il susseguirsi delle ere. Ieri l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a favore di una moratoria contro la pena di morte nel mondo.
Un giorno memorabile che ha visto protagonista l'Italia, Paese che ha combattuto questa battaglia di assoluta civiltà da sempre, senza mai scendere a compromessi, senza mai fare un passo indietro. Dopo tanti anni la nostra Nazione ci ha dato un motivo immenso di orgoglio.

Centoquattro Stati hanno votato a favore, cinquantaquattro hanno votato contro, ventinove i Paesi che si sono astenuti. Con l'approvazione della moratoria è stato premiato il grande lavoro non solo dell'Italia, ma della Francia e dell'Unione Europea insieme al contributo dei co-autori della Risoluzione e, tra i tanti, Messico e Brasile.
Il governo degli Stati Uniti non ha votato per la moratoria, né avrebbe potuto, perché, a parte qualche delitto che ricade sotto la giurisdizione dei tribunali federali ed è punibile con la morte, sono i singoli stati, e non il Presidente né il Parlamento, che possono decidere delitti e castighi, prerogative delle autonomia locali. Anche se qualcosa cambia anche oltreoceano: proprio l'altro ieri, il New Jersey ha abolito la pena di morte. Sono saliti quindi a 13, su 50, gli Stati americani dove il boia non uccide più (leggi).
La moratoria è stata approvata alle 11,45 ora di New York, le 17,45 in Italia, dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico. Alla fine i voti a favore sono stati cinque in più rispetto a quanto pronosticabile nelle migliori previsioni. E, soprattutto, è stata superata agevolmente la soglia “psicologica” dei cento SI che dà al provvedimento maggiore forza e consistenza.

Sono 13 anni che ogni tentativo di approvare qualche cosa di simile al Palazzo di Vetro è naufragato. Già altre due volte, nel 1994 e nel 1999, le iniziative sulla pena di morte erano deragliate a livello di commissione e spesso per pochi voti. Colpa di quegli Stati, circa 50, in cui la pena di morte è ancora in vigore. Lo scorso 15 novembre però, forte di 99 voti, un documento propedeutico al sì dell'Assemblea era stato approvato dopo due giorni di dibattito che aveva visto schierato contro la proposta un fronte composito, che metteva insieme gli Stati Uniti e alcuni loro avversari storici come Iran, Sudan e Cina. Nelle ultime ore prima del voto definitivo quattro Paesi - Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Kiribati e Palau - avevano sciolto la riserva decidendo di schierarsi per il sì.
Insomma, l'aria è cambiata. La risoluzione sulla pena di morte approvata ieri dall'Onu ha un'importanza storica senza precedenti, paragonabile forse all'abolizione della schiavitù, anche se ancora un valore puramente simbolico.
Spetterà ora all'Onu verificare, Stato per Stato, l'applicazione della motatoria. Compito affidato al segretario generale Ban Ki-moon che da Algeri dove si trova per visitare le sedi dell'Onu colpite dai tragici attentati della settimana scorsa, definisce “un passo coraggioso” la moratoria approvata dall'assemblea. Il documento infatti non è vincolante, ma il significato morale e l'impatto politico è grande. Il testo esorta tutti gli Stati che hanno ancora la pena di morte a “stabilire una moratoria delle esecuzioni in vista dall'abolizione” della pena capitale, e invita a ridurne progressivamente l'uso e il numero dei reati per i quali può essere comminata, rispettando gli standard internazionale a garanzia dei diritti dei condannati.

- [IL TESTO DELLA MORATORIA]

E l'Italia è pronta ad una nuova battaglia: «E ora l'abolizione!» - L'approvazione della risoluzione per la moratoria contro la pena di morte, che di fatto significa un invito alla “sospensione” di tutte le esecuzioni già programmate e il divieto di infliggerne di nuove da parte dei tribunali, dà l'opportunità di aprire un dibattito “anche in vista dell'abolizione”. Queste le prime parole del ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, pochi istanti dopo il sì dell'Onu. D'Alema ha parlato anche di “grande soddisfazione” e di “risultato al di là delle aspettative”. Dunque la moratoria per D'Alema si presenta come un punto di inizio: “La battaglia di civiltà va avanti, verso l'abolizione della pena capitale”. Il ministro degli Esteri ha inoltre tenuto a plaudire al ruolo svolto dai radicali di “Nessuno Tocchi Caino” per aver “suggerito la chiave del successo nello strumento legislativo della moratoria”.
Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi ha accolto con grande entusiasmo la notizia del voto favorevole dell'assemblea: “E' un giorno storico - ha detto - la commozione è intensa”. Il capo del governo ha sottolineato che “l'orgoglio dell'Italia è di aver promosso per prima un'iniziativa progressivamente trasformata in una grande coalizione intesa a favorire i diritti dell'uomo”.
Ed è stato tutto il mondo politico italiano ad accogliere con generale soddisfazione la notizia del sì alla moratoria. Il leader del Partito democratico, Walter Veltroni, ha evidenziato che “il voto dell'Onu rappresenta un risultato importante per l'impegno di tutti coloro che difendono il diritto alla vita"; il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha invece parlato di “lunga battaglia per la quale ci siamo impegnati fin dal 1994”. “Ed è - ha aggiunto - una vittoria storica per tutti i cittadini del mondo”.
E in linea con l'opinione diffusa tra tutte le forze politiche arriva anche il commento del Quirinale: “Il successo di questa fondamentale azione - ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - è dovuto all'impegno del Parlamento, del governo, del ministro degli Esteri, della Rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite nonché della società civile italiana, che l'ha sostenuta in tutte le sue tappe. A tutti rivolgo il mio più vivo apprezzamento [...] Quello di oggi - ha aggiunto il capo dello Stato - è uno storico segnale che l'organo più rappresentativo delle Nazioni Unite lancia alla Comunità Internazionale, richiedendo agli Stati di sospendere le esecuzioni capitali nella prospettiva dell'abolizione della pena di morte. In questa difficile campagna il nostro Paese ha avuto un ruolo centrale. Per l'Italia la lotta contro la pena di morte è uno dei temi prioritari nel campo dei diritti umani”.

13 anni di battaglie con l'Italia in prima fila - Quella sulla moratoria della pena di morte è una battaglia che dura da tredici anni e che vede in prima fila da sempre l'Italia e il partito Radicale: dal 1994, infatti, quello della sospensione è un fantasma che si aggira nei corridoi del Palazzo di Vetro. E per ben tre volte - nel 1994, nel 1999 e nel 2003 - la storica decisione è stata a un passo dall'essere approvata. Ogni volta però il potere di veto di Stati Uniti e Cina e il realismo della vecchia Europa era riuscito a prevalere. La moratoria della pena di morte non può essere scissa dal nome dell'organizzazione - "Nessuno tocchi Caino" - che per prima, era il 1993, e più di tutte ha lottato e combattuto per arrivare a oggi. Anche oggi è giusto citare il nome di una persona - la scrittrice Maria Teresa Di Lascia - che quell'organizzazione e quella battaglia ha voluto e cominciato prima di morire nel settembre 1993.

1994 - Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite il governo Berlusconi, su iniziativa di "Nessuno tocchi Caino" dà incarico a Emma Bonino di presentare all'Assemblea Generale dell'Onu una richiesta di moratoria universale delle esecuzioni capitali.

1997/1998 - Per tre anni il tema moratoria resta sotto traccia, se ne parla poco e solo in certi ambienti. Nel 1997 si riaffaccia nell'agenda politica grazie al presidente Prodi che pur sfidando alcuni alleati europei, presenta alla Commissione Onu dei Diritti umani a Ginevra la risoluzione per la moratoria delle pana capitale. Prodi "vince" e il documento viene approvato con 27 voti a favore, 11 contrari, 14 astensioni, un assente. Da allora, ogni anno fino al 2005, la risoluzione è regolarmente approvata dalla Commissione di Ginevra. La risoluzione non arriva mai nel palazzo dell'Onu ma da allora è come una goccia che cade nello stesso punto e scava nella pietra. Spiegherà nel 2007 l'allora ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Francesco Paolo Fulci: "Il progettò non andò a buon fine perché qualcuno per eccesso di zelo ritenne che fosse necessario avere un ulteriore avallo da parte dei ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles. Non solo quell'avallo non ci fu ma giunse l'ordine a New York, a noi ambasciatori europei, di sospendere qualsiasi iniziativa al riguardo...". Non contraddire l'alleato americano: è questo, da sempre, il più grande ostacolo alla moratoria. Gli Stati Uniti, infatti, con la Cina mantengono tutt'oggi la pena di morte.

2003 - Silvio Berlusconi s'impegna, il 2 luglio 2003, alla vigilia della presidenza di turno del semestre europeo "a portare all'Assemblea generale di settembre questa richiesta (di moratoria della pena di morte ndr) come richiesta condivisa dal Parlamento europeo". Il problema è che nei fatti accade il contrario: nonostante il Parlamento europeo impegni la presidenza italiana della Ue a presentare la risoluzione all'Assemblea generale, il ministro Franco Frattini non dà seguito ai dispositivi chiari del Parlamento europeo sostenendo che l'Unione europea non è d'accordo. Il fatto è che un altro strappo con l'alleato Usa negli anni freddi tra Usa e Europa per via delle scelte in politica estera e della guerra in Iraq non sarebbe stato sostenibile. L'Italia, quindi, non presenta la risoluzione al Palazzo di Vetro.

27 luglio 2006 - E' una data a suo modo storica, come quella di oggi. Quel giorno infatti la Camera dei deputati approva all'unanimità la mozione del radicale Sergio D'Elia, che è anche presidente di Nessuno Tocchi Caino. "Il Parlamento - si legge nella mozione - impegna il governo italiano a presentare italiano a presentare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite (la 61 esima sessione) una proposta di risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali in consultazione con i partner dell'Unione europea". Riparte, quel giorno, il lavoro di convincimento e coinvolgimento dei 25 paesi europei che però "non sarà vincolante e non potrà ridurre la libera capacità di azione dei paesi". Chi ci sta, è benvenuto. Per il resto, mani libere.

2 novembre 2006 - Scadono i termini per la presentazione di una risoluzione pro moratoria davanti al Terzo comitato dell'Assemblea generale a new York. Nulla di fatto, quindi. In alternativa l'Unione Europea avvia al palazzo di Vetro la raccolta di adesioni sulla Dichiarazione contro la pena di morte. E' una strada che difficilmente può portare da qualche parte: mentre sulla sospensione è più facile convincere anche i filo-Usa, l'abolizione è un cambiamento deciso, netto. Se è difficile convincere sulla sospensione, figuriamoci sulla abrogazione.

Dicembre 2006/marzo 2007 - L'iniziativa rischia di impantanarsi di nuovo. Marco Pannella, Sergio D'Elia cominciano a staffetta una seria di scioperi della fame in certi momenti anche drammatici. A giugno viene occupata anche la Rai accusata di non dare sufficiente spazio alla causa. Il 2 gennaio la Presidenza del Consiglio e il governo si impegnano "ad avviare le procedure formali perché questa Assemblea generale delle Nazioni Unite metta all'ordine del giorno la questione della moratoria universale sulla pena di morte". Il presidente Napolitano commenta: "E' un bel biglietto da visita per l'Italia nel Consiglio di sicurezza".
La Marcia di Pasqua: l'Europa appoggia l'Italia - E' un movimento compatto quello che marcia il giorno di Pasqua fin sotto il Vaticano chiedendo che il mondo sospenda la pena di morte. Coi i Radicali e Pannella ci sono il premier, 16 ministri e il presidente emerito Francesco Cossiga. Dopo pochi giorni, il 13 aprile, il Consiglio dei ministri affida al ministro degli Esteri Massimo D'Alema l'incarico di discutere del dossier moratoria nel prosismo consilgio Ue a Lussemburgo. La data prevista è il 23 aprile. Ma il via libera europeo arriverà solo il 14 maggio: l'impegno è di presentare la risoluzione da portare all'Onu al prossimo summit dei leader Ue del 21-22 giugno.
I Nobel per la moratoria - Intanto sottoscrivono e rispondono all'appello italiano e di "Nessuno tocchi Caino" 55 premi Nobel. Il documento chiede al premier Prodi "che nelle prossime ore depositi il progetto di risoluzione già sottoscritto da 93 paesi". Sono 192 i paesi delle Nazioni Unite. Per approvare la moratoria servono 97 sì (la maggioranza più 1 su 192 paesi). A fine 2006 erano già 93 quelli firmatari. Un anno fa bastava un nulla per arrivare al traguardo.

Giugno 2007 - Il Consiglio Affari generali dell'Unione europea riunito a Lussemburgo assume all'unanimità l'impegno formale a presentare la risoluzione sulla moratoria all'apertura della 62esima assemblea generale dell'Onu che si riunisce a settembre. E' quella in corso. Quella che finalmente ha deciso.

Primo novembre 2007 - Nuova Zelanda e Brasile depositano alla Terza Commissione Onu il testo della risoluzione L29. Alla fine sono due paesi non europei a fare il passo. Una scelta "tattica" suggerita dai Radicali che dopo gli stop&go dell'Unione europea - per due volte nel 2007 Bruxelles dice sì e poi rinvia - suggeriscono di investire in prima persona il resto del mondo nella battaglia sulla moratoria.

15 novembre 2007 - Con una maggioranza di 99 voti a favore e 52 contrari (gli astenuti sono stati 33) è stata approvata la risoluzione che chiede ai 192 Stati di "adottare una moratoria delle esecuzioni in vista della loro abolizione definitiva". È un risultato storico che premia l'unità europea, mancata in passato, e l'impegno dell'Italia, reduce da 150 incontri con altrettanti ambasciatori di Paesi diversi. E' la data che porta al successo di oggi. Adesso comincia un altro cammino, altrettanto difficile: cercare di far rispettare la moratoria anche nei paesi che hanno votato contro e poi l'abolizione della pena capitale.

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19 dicembre 2007
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