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Ex Province: cambia di nuovo tutto (o meglio, tutto rimane uguale)

Le norme scaturite dai referendum sulle Città metropolitane, bocciate all'Ars

05 maggio 2016

La prima commissione dell'Ars ha bocciato il disegno di legge governativo che ridisegnava i confini dei Liberi consorzi, con il transito di Gela, Piazza Armerina e Niscemi alla città metropolitana di Catania e che assegnava Licodia Eubea a Ragusa. A favore hanno votato solo i due rappresentanti del M5s.

A scegliere i "nuovi confini" erano stati chiamati in causa i cittadini che, con un referendum, hanno decretato quale Provincia lasciare (amministrativamente) e verso quale Città metropolitana transitare.
Così è stato che, un anno fa, Gela, Piazza Armerina e Niscemi avevano avviato le pratiche per passare da Caltanissetta ed Enna alla Città Metropolitana di Catania. Mentre Licodia Eubea doveva passare al Libero Consorzio di Ragusa.
Poi però, un cambio di legge (una delle tante modifiche dettate dal lungo iter della riforma delle Province) ha vanificato la scelta dei cittadini; per rendere fattibile la volontà di transizione serviva una legge dell’Ars. E questa legge era pronta. Per la precisione, quattro leggi per ognuno dei Comuni che intendeva cambiare Provincia. Solo che queste norme sono state tutte bocciate in commissione all’Ars. Quindi, ogni Comune resta dov’è sempre stato.

La notizia ha scatenato la protesta dei parlamentari grillini. "È vergognoso - affermano Matteo Mangiacavallo e Francesco Cappello - la commissione ha fatto un enorme abuso. Doveva solo limitarsi a ratificare quanto espresso dai cittadini chiamati a votare il referendum, e invece ha ribaltato la loro decisione con risibili giustificazioni. È la morte della democrazia. In pratica si è ribadito che la volontà popolare per questa classe politica non conta nulla".
"Ricordiamo - proseguono i deputati - che questo referendum ha avuto un costo. Chi ha votato no, ora dovrebbe risarcire i Comuni dalla spese sostenute".

Totò Cascio, presidente della commissione Affari Istituzionali dell’Ars, difende la decisione di non portare avanti i disegni di legge: "Le varie modifiche alla riforma delle Province hanno cambiato la situazione rispetto a quando furono votati i referendum. Ma il punto principale è un altro. Non basta la volontà di cambiare Provincia, serve anche un quadro completo dei debiti maturati quando si faceva parte del vecchio ente e che restano in capo ai 4 Comuni. Questi debiti dovrebbero essere caricati sulla Città Metropolitana che li "adotta". E lo stesso deve farsi per il personale: ogni Comune che lascia la Provincia ha in proporzione una quota di personale del vecchio ente. Se non conosciamo questa quota, non possiamo trasferire i costi. E così si rischia di far fallire i vecchi enti, che resterebbero sovraccarichi di debiti e personale a vantaggio delle nuove Città Metropolitane".

Insomma, come nel gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza! I Liberi Consorzi coincideranno esattamente con i confini geografici e con i Comuni delle vecchie Province. E le Città Metropolitane saranno identiche alle vecchie Province di Palermo, Catania e Messina.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

- Riforma delle Province: Gela sta con Catania (Guidasicilia.it, 15/09/15)

- Anche Piazza Armerina sta con Catania (Guidasicilia.it, 29/09/15)

- E infine, anche Niscemi sta con Catania (Guidasicilia.it, 12/10/15)

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05 maggio 2016
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