Giuseppe Di Stefano compie 80 anni e Trapani gli intitola un teatro

Per il suo compleanno il tenore Giuseppe Di Stefano è tornato nella sua Trapani che dopo avergli intitolato un concorso internazionale, per i suoi 80 anni gli intitola anche un teatro.

Fatto insolito dato che l'artista è ancora in vita.

In una intervista rilasciata a Sara Patera del Giornale di Sicilia, il grande tenore ripercorre con grande modestia le tappe della sua carriera.

"Sono diventato tenore quando hanno pubblicato la mia foto sul giornale - racconta Di Stefano - io dormivo quando ho sentito, in casa, che dicevano: "Iddu è iddu è".

Grazie ad un amico dello zio conosce Montesano, uno dei grandi cantanti dell'epoca e suo grande maestro, e così comincia la sua ascesa al successo.

"Manon" segna il suo debutto a Reggio Emilia, poi alla Scala nei panni di Nemorino ne "L'elisir d'amore" di Donizzetti; e ancora "Nel Faust" di Gounod, "La Traviata" di Verdi, per ricordare solo alcuni degli spettacoli scaligeri.

"Erano altri tempi. Non so come dire, (la Scala) era meno affannata. Ghiringhelli era in gambissima." Così Giuseppe Di Stefano ricorda il teatro milanese degli anni cinquanta.

Per i cinquant'anni della sua carriera la Scala lo ha ricordato con una festa in suo onore ma "Riccardo Muti non ha lasciato il suo ufficio neanche un momento per salutarmi." commenta l'artista indignato.

Giunto agli 80 anni il grande tenore preferisce ritirarsi nella natura del Kenia e, di tanto in tanto, tornare a Trapani dove ha passato una infanzia felice, e dove quando può parla siciliano.

La città è felice di ospitare un'artista che ha sempre riscosso la simpatia del pubblico e che le mostra un così grande affetto.

Il perché del suo successo? "Non mi do delle arie. Non ho avute invidie", il segreto del suo successo? "Recitar cantando".