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I° Festival del Val di Noto Stasera in scena a Caltagirone (CT) ''Goles'', di e con Moni Ovadia

La Moni Ovadia Stage Orchestra al Giardino pubblico di Caltagirone. Replica domani a Scicli

09 agosto 2004

Prosegue a ritmo serrato la programmazione del primo Festival del Val di Noto, promosso dal Ministero dei Beni Culturali e dall'Assessorato alla Cultura della Regione nell'ampia area del Distretto del Sud Est, che abbraccia i comuni di Caltagirone, Catania, Militello in Val di Catania, Palazzolo Acreide, Modica, Noto, Ragusa, Scicli.
L'articolata rassegna di musica e danza prevede, tra luglio e agosto, oltre cinquanta spettacoli che verranno ospitati negli splendidi siti degli otto municipi entrati a far parte della "World Heritage List" dell'Unesco, in virtù del loro pregiato retaggio barocco e più in generale per l’inestimabile patrimonio architettonico, culturale e artistico, materiale e immateriale, che possono vantare.

Travolgente entusiasmo ha suscitato, sabato 7 agosto a Modica, nell'affollata Piazza Matteotti, l'esibizione della Compagnia Internazionale del Balletto Classico che, dopo i clamorosi successi ottenuti nei giorni scorsi con le magnifiche edizioni di Don Chisciotte e Lago dei cigni, ha preso commiato dal pubblico siciliano con un "Gran Gala" su coreografie e musiche di autori vari. Le prestigiose étoiles del Teatro Marijnskij di San Pietroburgo sono state le protagoniste di questa esaltante antologia che ha riproposto alcuni dei più affascinanti brani del repertorio romantico.
Ieri sera, l'appuntamento è stato a Ragusa per l'ultimo dei tre concerti presentati dalla prestigiosa Orchestra Sinfonica Siciliana diretta dal un maestro di chiara fama come Francesco Di Mauro. In programma musiche di Charlie Parker, Gershwin e Rimskij-Korsakov.

Stasera, alle 21, nel Piazzale del Giardino Pubblico di Caltagirone (CT), il grande Moni Ovadia presenta "Goles", concerto per cantare l'esilio, musiche e letture sul tema della diaspora, affidate alle straordinarie voci dello stesso Ovadia e della celebre cantante jazz Lee Coolbert, da tempo sua collaboratrice.
Ad accompagnare le melodie e sottolineare i momenti più intensi della narrazione sarà la Moni Ovadia Stage Orchestra, che porta il nome dell'impareggiabile leader italo-bulgaro, musicista e attore di origine ebraica.

Goles, - la cui replica è prevista per domani, martedì 10 agosto alle 21 in Piazza Italia a Scicli (RG)- , vuole essere un viaggio nei canti e  nei racconti dell'esilio come condizione interiore della libertà e della centralità dell'uomo. "Coltivare la spiritualità dell'esilio - spiega Ovadia, raffinato intellettuale, nelle note di sala - è un'arte difficile e preziosa. La gran parte degli uomini aspira a possedere una propria casa e spesso quest'aspirazione si sposa a quella di far parte di una nazione e avere una propria patria".
Questo sentimento si suole definire naturale e sembra essere iscritto nel codice genetico degli uomini. "Probabilmente - spiega ancora Ovadia - ciò non è automaticamente vero, il sentimento di appartenenza è una forma culturale che trova una prepotente spinta istintuale ed emotiva nella fragilità e nell’inadeguatezza dell’uomo di fronte al proprio anomalo destino".

In effetti pochissimi hanno saputo cogliere in quella perdita una condizione di privilegio, celebrandone l'estremo valore, così come afferma il filosofo Emil Cioran in uno dei suoi più felici aforismi: "Un uomo che si rispetti non ha una patria. Una patria è una colla".
Solo due popoli hanno saputo e voluto glorificare la condizione dell'esilio come splendore della condizione umana: il popolo rom e gli ebrei della yiddishkeit.
"Per i primi - conclude Ovadia - la patria è sempre stato il viaggio, il tetto, un cielo stellato o gravido di nubi. I secondi hanno costruito una patria dell'esilio in piccoli villaggi sparsi nelle terre dell'Europa orientale, sotto cieli bassi e gonfi di neve, nelle case dai tetti di legno e fango. Lì hanno sognato una patria lontana e impossibile, illuminata da un sole spirituale. Per duemila anni, lontani dal loro sogno, hanno saputo essere popolo senza confini, senza burocrazia, senza eserciti, senza bandiere, popolo di filosofi e profeti che esercitavano le più umili professioni, e quando venivano cacciati dai pregiudizi si mettevano in cammino per altri esili più lontani".

Entrambi gli spettacoli avranno inizio alle ore 21. L'ingresso è libero

- Il programma

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09 agosto 2004
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