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Il comando di Kabul passa all'Italia

L'Esercito Italiano prende il comando della missione Nato in un Afghanistan sempre più pericoloso

06 dicembre 2007

Martedì scorso l'ultimo attentato nei confronti degli italiani in Afghanistan. Nel mirino una pattuglia del 9° Reggimento Paracadutisti “Col Moschin” nella provincia di Farah. I militari italiani hanno risposto al fuoco e si sono allontanati dall'area. Fortunatamente non si ci sono stati feriti né danni ai mezzi.
E' un Afghanistan sempre più pericoloso quello che si ritrovano a "controllare" i soldati italiani che oggi assumono il comando della missione Nato ''Isaf'' (International Security and Assistance Force), con contingenti schierati nella capitale Kabul e nel capoluogo occidentale di Herat, dopo la guida del Comando regionale Ovest.

Con la cerimonia di stamattina a Camp Warehouse, il generale Federico Bonato rileva il collega turco Kasim Erdem alla guida di 5mila militari alleati tra i quali 1.250 italiani, un migliaio di francesi e altrettanti turchi. A differenza del comando di Herat, stabilmente italiano, quello di Kabul è affidato a rotazione anche a francesi e turchi. Gli alpini delle brigate Taurinense e Julia si avvicenderanno nei prossimi otto mesi in una missione che si preannuncia sempre più difficile per l'intensificarsi delle azioni talebane nell'area della capitale.
Assumendo il nuovo comando, Roma ha fatto affluire a Kabul altri 250 militari che portano il totale dei soldati italiani schierati in Afghanistan a 2.650: il quarto contingente per consistenza numerica dopo statunitensi, britannici e tedeschi.
Dei nuovi rinforzi un centinaio sono destinati a compiti di staff presso il quartier generale del Comando regionale della capitale, mentre gli altri appartengono al 4° reggimento ranger, unità d'élite destinata a presidiare Surobi, una postazione avanzata molto esposta agli attacchi talebani.

A Kabul, ieri mattina si è consumata l'ennesima strage. Almeno 16 le persone rimaste uccise in un attentato suicida compiuto da un terrorista al volante di un'autobomba. I morti sono tutti afghani, otto soldati e otto civili, tra cui 4 bambini che stavano andando a scuola. L'autobomba si è schiantata contro un minibus che trasportava soldati afghani e nell'esplosione vi sono stati anche numerosi feriti: 8 soldati e 20 civili. L'attentato, avvenuto nell'ultimo giorno della visita in Afghanistan del segretario americano alla Difesa Robert Gates, è stato poi rivendicato dai talebani. “Oggi uno dei nostri eroi mujahid, Abdul Rahman, della provincia di Khost, si è lanciato con un'auto imbottita di esplosivo contro un autobus dell'esercito e l'ha completamente distrutto”, ha detto al telefono il portavoce dei talebani, Zabeeullah Mujahid, affermando che i morti sono stati 40. I talebani avevano rivendicato anche l'attentato suicida che l'altro ieri ha causato 22 feriti sempre a Kabul.

La situazione è sempre più incandescente anche nell'Ovest. Gli scontri nella provincia di Farah continuano senza sosta. Anche a Herat le cose peggiorano e sono quasi quotidiani i lanci di razzi contro i campi alleati, soprattutto la grande base dell'aeroporto che ospita reparti italiani, spagnoli, americani e afghani. Tra lunedì e martedì sei esplosioni hanno colpito una caserma dell'esercito afghano, la sede dell'intelligence militare e le abitazioni del governatore e del procuratore generale della provincia. Azioni che, secondo l'intelligence, confermano una sempre più salda alleanza tra talebani e criminali dediti al traffico di armi e droga.
Della situazione in Afghanistan hanno parlato ieri al vertice italo-spagnolo il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il suo omologo Miguel Angel Moratinos. Serve un “cambio di strategia nella missione internazionale” per colmare lo “scollamento” tra azione politica e militare, ha detto D'Alema, che ha poi proposto “una conferenza internazionale” e “la nomina di un inviato speciale dell'Onu”.

Kabul come Baghdad
Italiani al comando nella sempre più violenta capitale afgana
di Enrico Piovesana (Peacereporter.net, 5 dicembre 2007)

Chihulsutoon, periferia meridionale di Kabul. Nel traffico mattutino un pulmino bianco di fabbricazione cinese, carico di soldati afgani, viene affiancato da una piccola auto guidata da un kamikaze. L'esplosione, potentissima, riduce il pulmino a un rottame contorto e fumante. Otto militari rimangono uccisi assieme ad almeno altrettanti passanti, tra cui quattro bambini. Decine i feriti gravi.
Il giorno precedente, alla stessa ora, lungo la strada che collega l'aeroporto al centro di Kabul un'altra autobomba esplode al passaggio di un convoglio militare della Nato. Ventidue passanti, tutti civili, rimangono feriti, molti in maniera grave.
Pochi giorni prima, il 27 novembre, sempre nella capitale, un'autobomba salta in aria vicino a due blindati dell'esercito Usa, devastando una vicina abitazione privata: due civili rimangono uccisi, altri feriti.

La guerra è ormai arrivata a Kabul. La capitale afgana è sempre più simile a quella irachena: gli attentati suicidi contro le forze straniere e governative sono ormai quasi quotidiani. Negli ultimi mesi questo fenomeno sta registrando una crescita esponenziale. La città è stata penetrata da decine di shahid (martiri) pronti a farsi saltare in aria. E, quel che più preoccupa Usa e Nato, i guerriglieri talebani circondano ormai la capitale da tutti i lati. La guerriglia non solo è ormai attiva in tutte le province attorno a Kabul - Vardak, Parvan, Kapisa, Lowgar e Nangarhar - ma anche all'interno della stessa provincia capitale: i ribelli sono ormai sulle montagne e nelle vallate che si trovano solo venti, trenta chilometri a sud della città. Come Pagman o Musayi: zone regolarmente pattugliate dalle forze Isaf italiane, sempre più spesso oggetto di attacchi talebani come quello del 24 novembre, costato la vita al maresciallo Daniele Paladini.

Rinforzi italiani per difendere la capitale. E' in questo clima che domani l'Italia, già al comando del sempre più 'caldo' fronte occidentale con il generale di brigata Fauso Macor, prenderà sotto la sua responsabilità anche la città di Kabul e la sua provincia.
Il generale di brigata Federico Bonato assume il comando del 'Regional Command Capital', il che significa che per otto mesi l'Italia guiderà tutte le attività militari Nato nella zona e vi parteciperà in prima fila. In buona sostanza, da domani la sicurezza e la difesa di Kabul sono affar nostro. A tale scopo sono sbarcati in Afghanistan 250 uomini di rinforzo: non soldati qualunque, ma uomini della brigata Alpina 'Taurinense', specializzata per il combattimento in montagna.
Vista la situazione sopradescritta e i timori di un'offensiva talebana per la presa di Kabul in primavera, i nostri soldati potrebbero trovarsi nei prossimi mesi a fronteggiare una situazione ancora peggiore dell'attuale: evitare la caduta della capitale afgana in mano ai talebani.

 

 

 

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06 dicembre 2007
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