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Il presidente Napolitano in Sicilia

per i festeggiamenti dei sessant'anni dell'Assemblea Regionale Siciliana

15 giugno 2007

AGGIORNAMENTO
''Massimo impegno per la ricerca della verità, a far luce su tutte le vicende su cui ancora non si è fatto. Sento insieme a voi il dovere di coltivare e trasmettere la memoria di queste tragiche vicende''
. Queste le dichiarazioni del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che è intervenuto stamane a Palermo alla cerimonia al Giardino della Memoria, dove sono stati piantati gli alberi che ricordano le vittime di mafia. Il Presidente si è impegnato inoltre per favorire l'istituzione di una giornata in ricordo delle vittime.

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La giornata di ieri del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è cominciata ricevendo al Quirinale il Consiglio di presidenza del 'David di Donatello', premiazione cinematografica che si è svolta nel pomeriggio a Roma e che ha visto trionfatore il regista siciliano Giuseppe Tornatore. E proprio nella terra natia del regista premio Oscar il presidente Napolitano si è subito dopo recato per partecipare ai festeggiamenti per il sessantesimo anno dell'Assemblea Regionale Siciliana.
A Palermo Giorgio Napolitano e consorte, nella loro prima visita in Sicilia, hanno incontrato a villa Pajno, residenza del prefetto Giosuè Marino, l'arcivescovo Paolo Romeo, insediatosi in cattedrale il 10 febbraio scorso. Il capo dello Stato ha incontrato anche Giuseppe Alessi, uno dei padri dell'Autonomia Siciliana, più volte presidente della Regione e dell'Ars, che ha 102 anni. Napolitano si è poi diretto a Palazzo dei Normanni dove nel tardo pomeriggio ha aperto le celebrazioni per i sessant'anni della prima seduta dell'Assemblea regionale siciliana.

Un occasione che si è voluta salutare con l'apertura del portone monumentale di Palazzo dei Normanni, sede dell'Ars e che, assicurano gli storici, era chiuso da prima dell'Unità d'Italia. Dopo un secolo e mezzo il primo a varcare quella soglia è stato Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, con la moglie Clio, accompagnato dal presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, dal Governatore Salvatore Cuffaro e dal prefetto di Palermo, Giosue Marino, ha percorso a piedi i 200 metri che separano Palazzo dei Normanni dal restaurato Oratorio dei Santi Elena e Costantino, dove ha inaugurato il nuovo Archivio degli atti parlamentari dell'Ars e visitato la mostra ''Sedea il Parlamento'', in cui è esposta la copia originale dello Statuto autonomista, emanato con decreto regio il 15 maggio del 1946 e poi diventato legge costituzionale il 26 febbraio '48.
La prima seduta dell'Ars, che elesse il liberale Ettore Cipolla alla presidenza, si tenne il 25 maggio del '47.

La presenza di Napolitano a Palermo ha chiamato in raccolta, proprio davanti l'oratorio di Sant'Elena e Costantino, un centinaio di persone che manifestavano contro i presunti brogli elettorali a Palermo lanciando slogan contro il sindaco della città, Diego Cammarata. Questi si sono uniti ad altri manifestanti che, in un altro lato della piazza, volevano mostrare al presidente la loro protesta per ''il diritto alla casa''. Due rappresentanti dei rispettivi comitati sono stati fatti entrare, accompagnati dal questore di Palermo Giuseppe Caruso, nell'oratorio di Sant'Elena e Costantino per esporre le loro ragioni al presidente della Repubblica.

A Sala d'Ercole, il presidente Napolitano ha parlato largamente dell'importanza avuta dal coraggio di quei politici che sessant'anni fa fecero uno dei passi più moderni e coraggiosi di tutta la storia d'Italia, ossia quella di formare i presupposti dell'autonomia regionale che sono servite da basamento per tutte le politiche federali ed autonomistiche riconosciute in tutta Europa. Il pensiero di Napolitano è poi andato doverosamente a tutte le vittime delle mafia che per combattere la grande piaga della Sicilia hanno sacrificato la loro vita, e ha invitato poi le istituzioni centrali e autonomiste ad attrezzarsi adeguatamente ''perché venga fino in fondo colpita la mafia e tutta la criminalità organizzata''.
La visita del presidente a Palermo continuerà anche oggi, sempre col pensiero a tutti i ''Giusti'' dell'isola e nel Giardino della Memoria di Ciaculli incontrerà i movimenti antimafia, le scuole, le università e i sindacati siciliani. Incontro che avrà luogo sul fondo confiscato alla mafia e dedicato a tutte le vittime di Cosa nostra sulla terra che era di proprietà dei boss di Ciaculli. Nel giardino, alla presenza del Capo dello Stato, verranno piantati quattro alberi in memoria delle vittime di Portella della Ginestra, di Peppino Impastato, di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, di Pio La Torre e Rosario Di Salvo.

Salvatore Cuffaro in presenza del presidente Giorgio Napolitano - Di fronte al presidente della Repubblica, il governatore siciliano, Salvatore Cuffaro, ha voluto incentrare il proprio discorso sull'attualità e sulla modernità dell'Autonomia Siciliana, sottolineando anche linee di pensiero che appartengono sicuramente al proprio partito politico e a quelli dei suoi alleati, ma di certo non di tutti i siciliani. ''Nelle molte delle sue formule istituzionali e dei suoi esiti, lo Statuto ha precorso i tempi, ed è proprio il dibattito sul federalismo a rilanciarne, oggi, l'attualità'', ha affermato Cuffaro a Sala d'Ercole. ''Sessant'anni di vita - ha aggiunto il governatore - impongono, certamente, una rivisitazione. Ma in esso non potranno mancare il riferimento alle radici cristiane del nostro popolo; quello alla famiglia, soggetto naturale dell'educazione delle giovani generazioni; quello al principio di sussidiarietà; chiaro ed inequivocabile anche il ripudio della mafia quale forma di gravissimo condizionamento della libertà della persona e dell'impresa''. ''I siciliani hanno la consapevolezza di essere i primi e decisivi protagonisti del proprio sviluppo. Da qui - ha osservato il presidente della Regione - l'importanza proprio della sussidiarietà, che giudichiamo strumento irrinunciabile per promuovere questo protagonismo sociale. [...] Al riguardo - ha aggiunto Cuffaro - il nostro Statuto ci offre, tutt'ora, strumenti attualissimi per una leale cooperazione tra Regione e Stato ed auspichiamo che di essi vi possa essere un sempre più condiviso utilizzo''.
Cuffaro ha poi parlato di contenimento della spesa e del ''consolidamento di un'organizzazione amministrativa sempre meno autoreferenziale, e sempre più capace di orientarsi alle esigenze autentiche dei cittadini''.
Cuffaro ha infine chiuso il proprio discorso rivolgendosi direttamente al Capo dello Stato e alla Madonna: ''Crediamo, signor Presidente che l'unità di un popolo risieda, prima che nei propri beni, in ciò che si riconosce come 'il bene' per tutti e per ciascuno. Non ci può essere, infatti, un bene vero per sé che non sia per tutti ed uno di tutti che non sia anche per ciascuno Si tratta di un impegno al quale non intendiamo venir meno e che riaffermiamo solennemente di fronte ai siciliani e alla presenza del supremo Garante dell'unità costituzionale della Nazione. Ci assista in questo proposito la materna protezione di Maria Mater Siciliae''.

L'intervento del presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè - ''Lo Statuto della Regione - ha detto il presidente dell'Ars Miccichè durante il suo intevento in presenza del presidente della Repubblica - fù concepito, con forme particolari di autonomia, per compensare le condizioni di arretratezza dell'isola; doveva rappresentare lo strumento per il riscatto della nostra regione. Anche se molto è stato fatto, tuttavia, non sono ancora venute meno alcune condizioni di disagio. E' ancora necessario adoperarsi per rilanciare lo sviluppo economico e sociale della Sicilia e per migliorare le condizioni del mercato del lavoro che, nonostante i grandi passi avanti compiuti, è ancora negativamente connotato da elevati tassi di disoccupazione, in specie giovanile e femminile''. Per fare questo, secondo il presidente dell'Ars, la Sicilia deve ''imparare ad attirare dal resto del Paese e dall'estero quegli investimenti produttivi che sono la base dello sviluppo e l'occasione di una maggiore occupazione''. ''Dobbiamo, perciò - ha osservato Miccichè - sapere dimostrare di cosa siamo capaci noi siciliani e superare quelle negatività della nostra immagine ancora fortemente condizionata dal maledetto periodo di inaudita violenza che abbiamo subito per mano feroce della delinquenza mafiosa''. ''Dobbiamo denunciare con realismo ed onestà - ha aggiunto il presidente dell'Ars - le responsabilità di una parte di classe dirigente che, non rendendosi conto del danno immenso che si stava consumando, non ebbe l'immediato impulso di combatterla con i mezzi adeguati, primo fra tutti quello dell'etica. Sappiamo oggi cosa è la mafia, l'abbiamo combattuta pagando prezzi altissimi, perdendo nostri uomini fra i migliori e più coraggiosi e per questo la ripudiamo''.
Micciché ha poi parlato dell'impegno che le istituzioni continueranno ad avere nel combattere ''la mafia e la sua violenza'', ''ma la nostra Isola, quella dei siciliani onesti - ha aggiunto - è ancora oggetto di troppe ingiuste rappresentazioni che aggiungono male al male già subito. E in questo, con altrettanta onestà, non possiamo non denunciare gli atteggiamenti di quella parte di classe dirigente siciliana che, con errate rappresentazioni della nostra Sicilia, non ha saputo far prevalere la parte sana onesta e produttiva della nostra terra''.

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15 giugno 2007
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