Il ragazzo morto a Messina; ''Quella tragedia poteva essere evitata''
Il ricordo è ancora troppo fresco, ma non riesco proprio a consolarmi...
Santo Currò è il padre di Tonino, il giovane dilaniato da una bomba carta durante la finale dei playoff della partita Messina-Catania, lo scorso 17 giugno.
Il ragazzo è morto dopo quindici giorni di agonia al Policlinico di Messina, ma quella tragedia assurda è rimasta ancora impunita.
Oggi nelle sue parole vi è solo sfiducia.
Il fatto che solo ora la legge sulla violenza negli stadi stia per essere approvata gli provoca un senso di rabbia: "… ora che hanno ucciso Tonino stanno cercando i rimedi... mi dispiace, per me è troppo tardi. Dovevano farlo prima se volevano evitare certe disgrazie, ma forse avevano altro a cui pensare".
"… non me ne importa nulla. Forse perché il ricordo è ancora troppo fresco, ma non riesco proprio a consolarmi. Io lo avevo detto subito, quando accadde la tragedia. Vedrete che adesso faranno delle leggi, cercheranno delle soluzioni. Ma è troppo comodo. La violenza negli stadi c'era anche prima, e se si fosse intervenuti per tempo Tonino sarebbe ancora qui".
"… sono molto deluso … ho capito che la giustizia non è dalla mia parte. Nessuno finora ha pagato ma io credo che le misure di sicurezza potevano essere più incisive".
"…il giorno in cui è stato ferito mio figlio è stato consentito ai tifosi del Catania di portare di tutto dentro lo stadio. C'erano bombe, petardi, razzi, bulloni.... Ma nessuno ha pensato a perquisire quella gente prima? E come mai fra loro c'erano anche dei tifosi diffidati che non avrebbero potuto mettere piede in uno stadio? E perché sono stati fatti entrare al "Celeste" un'ora e mezzo prima della partita? Così hanno avuto tutto il tempo di scatenarsi e di uccidere Tonino".
Perchè?
Intanto l'assassino è ancora libero.