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INVISIBILI

Amnesty International per fare luce sulle centinaia di minori immigrati che ogni anno arrivano nei Cpt Italiani

24 febbraio 2006

L'arrivo di Selma a 20 giorni di vita, con sua madre, richiedente asilo
Quando Selma è nata, suo padre era già in carcere per ''immigrazione illegale'' in un paese dell'Africa, e sua madre, che ha rischiato di essere arrestata per gli stessi motivi, è fuggita portandola con sé. Sono riuscite a raggiungere l'Italia dopo quattro giorni di mare molto agitato. ''Io e la bambina stavamo molto male quando siamo arrivate - racconta la madre di Selma - e anche le altre donne e i loro figli che viaggiavano sulla stessa barca con noi stavano male. I nostri bambini erano tutti neonati ed è un miracolo se siamo riuscite a portarli vivi sino in Italia''. All'arrivo Selma, che aveva 20 giorni di vita, pesava poco più di tre chili. È stata subito ricoverata assieme a sua madre e alle altre compagne di viaggio con i loro bambini in un ospedale poco lontano dal punto di arrivo, dove è rimasta per sei giorni. ''Il personale dell'ospedale ci diceva che non dovevamo uscire dalla camera senza il loro permesso, perché la polizia non voleva, perché non avevamo i documenti; quindi non potevamo neanche fare una passeggiata nel corridoio. La camera non era grande e non c'erano culle per i bambini, che dovevamo tenere nei letti con noi. Era quasi peggio del viaggio, piangevamo sempre e non parlavamo neanche tra noi''. Immediatamente dopo le dimissioni dall'ospedale la piccola Selma e sua madre sono state fatte viaggiare per oltre 20 ore su un pullman diretto verso un altro centro di detenzione. ''Prima della partenza mi hanno dato tre paia di pannolini, ma niente da mangiare né acqua, né per me né per la bambina. Faceva freddo, mia figlia piangeva sempre e non sapevo come calmarla. Per fortuna i poliziotti erano gentili con noi''. Dopo un mese di detenzione nel nuovo centro, Selma e la sua mamma hanno avuto un alloggio in un centro di accoglienza per nuclei familiari...
 
Ogni anno centinaia di minori arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo su piccole barche insicure, insieme a più ampi gruppi di adulti, in fuga dalla violenza e dalla povertà.
Sono soprattutto bambini che viaggiano tra le braccia dei genitori richiedenti asilo, partiti da paesi dell'Africa orientale, e adolescenti soli, in gran parte provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.
Dopo l'arrivo, l'Italia li tiene molti giorni nei centri di detenzione per migranti, in spregio delle norme internazionali, per le quali la detenzione dei minori è una misura eccezionale da applicare solo in casi estremi. Le leggi italiane li trascurano e le statistiche non li contano, rendendoli invisibili.
Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, i minori detenuti nei centri per migranti irregolari e richiedenti asilo sono centinaia ogni anno. Dalle testimonianze provenienti da essi stessi, dai loro genitori, dagli operatori delle Ong e dagli avvocati emergono allarmanti denunce circa le condizioni inadeguate dei trasferimenti, l'illegittimità della detenzione, la mancata separazione dagli adulti e l'insufficiente accesso alle informazioni sui diritti e sull'accoglienza.
Un ulteriore rischio colpisce i ragazzi soli dall'età incerta: quello di essere trattati come adulti e di essere detenuti ed espulsi illegalmente, in spregio degli standard internazionali, i quali richiedono che, nel dubbio, essi vengano trattati come minori.

Per tutti questi piccoli ''invisibili'' reclusi nei centri di detenzione per stranieri, Amnesty International Italia ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, ''perché la loro presenza non risulta in alcun elenco ufficiale''.
Per raccontare le storie di alcuni degli almeno 890 minori ''invisibili'' transitati per i cpt dal gennaio 2002 all'agosto 2005 (quella di Selma è una di queste), Amnesty ha pubblicato un'indagine presentata ieri a Roma dal responsabile dell'associazione italiano, Paolo Pobbiati.
Negli ultimi cinque anni, circa 80.000 tra migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto l'Italia via mare. Tra essi vi erano centinaia di bambini e adolescenti con meno di 18 anni. I nuclei familiari con minori provengono generalmente da Eritrea, Etiopia, Somalia, Turchia e Iraq, mentre i minori soli arrivano dall'Africa Sub-sahariana, dall'Africa del Nord o dal Medio Oriente.
Queste centinaia di minori stranieri, che arrivano in Italia perché migranti o per chiedere asilo, ''finiscono regolarmente in centri di detenzione per stranieri al loro arrivo alla frontiera marittima italiana''. Per Amnesty, è ''assolutamente inaccettabile e contrario alla legge che i minori, con o senza i loro familiari, siano sistematicamente detenuti al loro arrivo in Italia''. Anche se Amnesty riconosce il diritto sovrano degli stati di controllare l'ingresso e l'espulsione dei cittadini stranieri che si trovano nel loro territorio, tuttavia questo diritto deve ''essere esercitato nel rispetto delle norme e degli standard internazionale sui diritti umani'', in particolare nei confronti dei minori, che si trovano ''in una condizione di particolare vulnerabilità e meritano una protezione speciale''.

''E' davvero giunto il momento - spiega Amnesty - che il governo italiano ponga rimedio alle violazioni dei diritti umani che si verificano in generale ai danni dei migranti e dei richiedenti asilo e, nello specifico, contro i minori''. La richiesta di Pobbiati, per il quale mancano ''trasparenza e collaborazione'' con le istituzioni e in particolare con il ministero dell'Interno, è quella di una ''legge organica sul diritto d'asilo'' per garantire a chi è in difficoltà ''la necessaria protezione. Le autorità italiane vogliono negare l'esistenza di questi minori nei Cpt'', mentre invece ''il governo deve rimediare all'invisibilità, consentendo visite indipendenti nei centri di detenzione''.
Amnesty chiede che i minori non vengano mai detenuti, se non in casi estremi e rispondenti al loro superiore interesse, e che la detenzione di migranti e richiedenti asilo non sia generalizzata e rispetti gli standard internazionali sulla legittimità e sulle condizioni di detenzione. Amnesty chiede inoltre che i centri di detenzione e i dati statistici siano resi accessibili al monitoraggio indipendente delle Ong e che l'Italia adotti, finalmente, una legge organica in materia di asilo, conforme agli standard internazionali, ponendo così fine al vuoto di tutela che favorisce il perpetrarsi di queste e di altre violazioni.


- ''INVISIBILI'' la campagna di Amnesty International Italia

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24 febbraio 2006
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