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Italy, corruption land

Dal report della Commissione Ue sulla corruzione: "Quella italiana vale 60 miliardi, la metà del totale europeo"

05 febbraio 2014

Sono stati giudizi durissimi quelli sull'Italia registrati nel primo report della Commissione Ue sulla corruzione in Europa.
Nel rapporto, si legge che la nuova legge italiana contro la corruzione "lascia irrisolti" vari problemi perché "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio".
Secondo il rapporto poi, tre quarti dei cittadini europei, e il 97% degli italiani, ritengono che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese. E per due europei su tre, e per l'88% degli italiani, le mazzette e l'utilizzo di legami, sono il modo più semplice per ottenere alcuni servizi pubblici.

IL 4% DEL PIL - Nonostante la "legge anticorruzione" adottata nel novembre 2012 e "gli sforzi notevoli profusi dall'Italia" per combattere il fenomeno, questo "rimane preoccupante" secondo la Commissione Ue, ricordando che il suo valore in Italia è di circa 60 miliardi all'anno, pari a circa il 4% del Pil. Ad aggravare il giudizio sull'Italia è il dato sulla corruzione a livello Ue: 120 miliardi di euro annui, un costo a cui il nostro Paese "contribuisce" per metà dell'intero ammontare. E se davvero la stima di 60 miliardi - calcolata dal SAeT del dipartimento della Funzione Pubblica e ripresa oggi dalla Commissione Ue - fosse "esagerata" come sostenuto dalla Corte dei Conti, il suo valore resta molto alto rispetto a quello degli altri paesi europei.

UNA LEGGE ANTICORRUZIONE PIÙ EFFICACE - Gli Stati membri della Ue, "hanno ottenuto risultati differenti e devono fare di più per prevenire e punire la corruzione". Lo ha spiegato, presentando il report, Cecilia Malmstrom, commissaria agli Affari Interni. Bruxelles all’Italia suggerisce di perfezionare la legge, anche perché "frammenta" le disposizioni sulla concussione e la corruzione, "rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale". Sono inoltre "ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti".

LE LEGGI AD PERSONAM E IL CONFLITTO D'INTERESSI - Il report Ue rileva che "i tentativi" di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati "più volte ostacolati da leggi ad personam" approvate in Italia "in molte occasioni" per "favorire i politici imputati in procedimenti giudiziari, anche per reati di corruzione". Norme come il lodo Alfano, la ex Cirielli, la depenalizzazione del falso in bilancio, il legittimo impedimento. La Commissione Ue suggerisce all'Italia di rafforzare il quadro giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti politici, soprattutto per quanto riguarda le donazioni, il consolidamento dei conti, il coordinamento, mettere in atto adeguati poteri di controllo e prevedere l'applicazione di sanzioni dissuasive.

QUEI COLPEVOLI LEGAMI - La Commissione Ue non è tenera neanche con la classe politica italiana. "In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione", si afferma nel primo report sulla corruzione in Europa. La relazione di Bruxelles, nella parte dedicata all'Italia, rileva come "negli ultimi anni sono state portate all'attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale". Scandali che hanno portato a una serie di dimissioni, anche di leader e di alte cariche di partito, a elezioni regionali anticipate in un caso, e hanno spinto il governo a sciogliere alcuni consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose.

RAFFORZARE L’INTEGRITÀ DEI POLITICI - La Commissione europea pubblica quindi le raccomandazioni per invertire la tendenza. Al nostro Paese si chiede di "rafforzare l'integrità per i rappresentanti eletti attraverso codici etici", includendo "responsabilità" per i diretti interessati. In tal senso, "tutte le lacune dello statuto del regime di limitazione devono essere affrontate senza indugio".
La Commissione raccomanda inoltre di "estendere i poteri e sviluppare la capacità dell'autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale". Bruxelles evidenzia che la Civit "composta solo da tre membri e con un organico di supporto di appena 30 effettivi, soggetti a frequenti sostituzioni, sembra mancare della necessaria capacità per assolvere efficacemente" ai suoi compiti. E la stessa autorità - si legge nella relazione - "interpreta le proprie funzioni in modo piuttosto ristretto, limitandosi a svolgere un ruolo più reattivo che proattivo e concentrandosi in particolare sulla trasparenza, sulle funzioni consultive e sulla verifica formale dei documenti strategici predisposti dalle amministrazioni".

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05 febbraio 2014
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