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L'Operazione Unified Protector terminerà il 31 ottobre

La Nato ha indicato il termine possibile della missione in Libia. La vedova di Gheddafi chiede all'Onu l'apertura di un'inchiesta sulla morte del marito

22 ottobre 2011

Ieri a Bruxelles si è tenuto un lunghissimo vertice Nato, dopo la caduta di Gheddafi. Vertice dal quale è arrivata una prima data di possibile chiusura della missione, annunciata dal segretario, Anders Fogh Rasmussen: il 31 ottobre sarà l'ultimo giorno di operazioni militari dell'Alleanza.
Durante il vertice, la delegazione francese ha premuto per una chiusura immediata delle operazioni, mentre Londra caldeggiava un un ritiro graduale.
La Nato ha comunicato anche dettagli sull'attacco di Sirte, attraverso un comunicato emesso dall'Operazione Unified Protector dal quartier generale di Napoli. Nel documento, la Nato precisa che il comando militare al momento dell'attacco "non era a conoscenza della presenza del colonnello Gheddafi nel convoglio". E spiega che il convoglio all'interno di cui viaggiava il Raìs era stato identificato come un "pericolo per la popolazione". Sulla esecuzione del Colonnello, Rasmussen, in conferenza stampa ha poi aggiunto: "Io sono sempre per il rispetto della legge".
Gli Usa chiedono che il Consiglio nazionale di transizione libico stabilisca, in modo "trasparente", le circostanze della morte di Muammar Gheddafi. Sull'episodio, la Russia avanza dubbi sul ruolo della Nato e le azioni militari, mentre la vedova Gheddafi chiede all'Onu di aprire un'inchiesta. Nel pomeriggio Obama ha rivendicato la centralità degli Usa nel conflitto libico: "Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo cruciale", ha detto il presidente americano.

La ricostruzione Nato: "Convoglio pericolo per i civili". "La Nato ha colpito 11 veicoli militari armati che facevano parte di un gruppo di circa 75 veicoli che manovrava nei pressi di Sirte", spiega il comunicato. "I veicoli stavano lasciando Sirte ad alta velocità e stavano cercando di aprirsi di forza una via nella periferia della città. I veicoli avevano una sostanziosa quantità di armi e munizioni, creando una minaccia per la popolazione civile locale". Nella ricostruzione è precisato che "inizialmente è stato distrutto un veicolo, cosa che ha spezzato il convoglio ed ha fatto sì che molti veicoli si disperdessero cambiando direzione". "Dopo la rottura del convoglio", prosegue la nota, "un gruppo di circa 20 veicoli ha continuato, dall'ovest di Sirte, a procedere ad alta velocità verso sud continuando a rappresentare una significativa minaccia per la popolazione. La Nato ha impegnato questi veicoli con un altro mezzo aereo. La valutazione post-attacco ha rivelato che circa dieci mezzi delle forze pro-Gheddafi sono stati distrutti o danneggiati".
Russia: "Tanti interrogativi". La Russia avanza dubbi sull'uccisione di Gheddafi, e sul ruolo della Nato nell'attacco al convoglio sul quale viaggiava l'ex dittatore libico. "Le circostanze della sua morte pongono un'imponente mole di interrogativi", ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. "Ci interessa inoltre conoscere quali sono state le azioni della Nato dal punto di vista della legge internazionale".
La vedova: "Inchiesta Onu". Intanto Safia Gheddafi, vedova di Muammar, ha chiesto all'Onu di aprire un'inchiesta sulla morte del marito. "Chiediamo all'Onu di indagare sulle circostanze della morte del Mujaheddin Muammar Gheddafi", ha detto Safia, citata dall'emittente tv Arrai, con sede in Siria. Safia ha aggiunto: "Sono fiera del coraggio di mio marito e dei miei figli che hanno fronteggiato l'aggressione di 40 paesi e dei loro agenti per sei mesi e hanno trovato il loro posto tra i martiri". La moglie di Gheddafi si trova da agosto in Algeria, insieme ai figli Aisha, Hannibal e Mohamed.

Viminale-Cnt, tavolo tecnico. Un tavolo tecnico è stato aperto tra il Viminale e ministero dell'Interno del Cnt libico che, nell'immediato, "servirà a definire le soluzioni operative più efficaci nel campo della formazione delle forze di polizia, dell'assistenza tecnica per lo sminamento di alcune aree della costa Sud orientale e dell'identificazione di cadaveri rinvenuti nei pressi di Tripoli, come richiesto dalle autorità libiche".
L'accordo è stato reso noto dopo l'incontro di ieri al Viminale tra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il collega del Consiglio nazionale di Transizione di Bengasi, Ahmed Hussein Mohamed al Darrat. Il ministro al Darrat, fa sapere il Viminale, "anche alla luce dei recenti avvenimenti di Sirte, ha ribadito l'impegno del Cnt a voler imprimere un'accelerazione al processo democratico e di riconciliazione nazionale. Ha ringraziato ancora una volta il nostro Paese per il sostegno dato al popolo libico ed ha auspicato che l'Italia possa continuare ad essere in prima linea nel processo di costruzione della nuova Libia". Maroni, da parte sua, ha affermato che "con quanto accaduto si è chiuso un periodo drammatico" e che "l'Italia è vicina al popolo libico per la costruzione di un Paese libero e unito".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, ANSA, Reuters.it]

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22 ottobre 2011
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