Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

La guerra in Libia è in una fase di stallo

Per la Nato la situazione non è chiara né fluida. I ribelli sempre più scontenti dell'aiuto dell'Alleanza

08 aprile 2011

I ribelli che combattono per rovesciare Muammar Gheddafi hanno accusato la Nato di aver bombardato per errore una loro colonna di tank e camion vicino al porto di Brega, nella Libia orientale, provocando la morte di cinque combattenti. A raccontarlo sono stati alcuni combattenti feriti trasportati in un ospedale di Ajdabiyah
La Nato ha detto che sta indagando sull'attacco condotto ieri da un suo aereo contro una colonna di tank nell'area lungo la costa mediterranea, affermando che la situazione era "non chiara e fluida". I combattimenti per Brega, l'unico fronte attivo, si trascinano da una settimana e al momento vedono avanzate e ritirate durante la stessa giornata con nessuno dei due contendenti che riesca a prevalere.
"E' stato un attacco della Nato su di noi. Eravamo vicini ai nostri veicoli nei pressi di Brega", ha detto Younes Jumaa, un combattente rimasto ferito e medicato su una barella in ospedale. Un infermiere ha riferito che almeno cinque ribelli sono morti. "Quelli della Nato sono bugiardi. Stanno con Gheddafi", ha detto Salem Mislat, uno dei ribelli. Un capo ribelle ha detto che si è trattato apparentemente di un caso di "fuoco amico", che non ha provocato tensioni con la Nato, anche se i ribelli vogliono una spiegazione.
E' la seconda volta in meno di una settimana che i ribelli accusano la Nato di averli bombardati per errore. Sabato scorso, un attacco aereo non lontano dallo stesso luogo di ieri ha provocato 13 morti.
E già da qualche giorno che si registra un forte macoltento degli insorti nei confronti dell'Alleanza Atlantica che, dicono, non fa abbastanza per sostenere i ribelli libici e, allo stato attuale, rischia di essere solo un "peso". Affermazioni palesate da Abdel-Hafidh Ghoga, vice presidente del Consiglio nazionale transitorio costituito dagli insorti a Bengasi, ai microfoni di Al Jazeera. I successi militari della resistenza sono strettamente collegati alle operazioni condotte dalla Nato. Un'opinione, spiega il corrispondente della tv satellitare, condivisa ormai da tutti gli insorti, i cui toni nei confronti dell'Alleanza si fanno sempre più duri.

La Nato, comunque, non ha intenzione di chiedere scusa ai ribelli per gli incidenti di Brega. Lo ha sottolineato il contrammiraglio Rass Harding, vicecomandante dell'operazione Unified Protector, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sede Napoli di Bagnoli, in collegamento con Bruxelles. Harding ha sottolineato di voler aspettare notizie più certe dagli inquirenti della Nato prima di fornire "una risposta ben dettagliata" sul numero delle vittime. Harding ha anche detto: "Non siamo stati noi a colpire i pozzi, non era nei nostri obiettivi". Mentre, "abbiamo portato attacchi per i collegamenti a Torbruk e a Sud Ovest di Tripoli dove abbiamo colpito siti di difesa aerea" e "abbiamo distrutto infrastrutture che servivano per i rifornimenti e abbiamo portato attacchi alle forze militari". "Il nostro obiettivo - ha inoltre detto Harding - è quello di proteggere i civili e con l'ampliamento della coalizione la nostra forza sarà ancora più incisiva. Il messaggio è chiaro. Proteggeremo i civili e vieteremo a Gheddafi di usare la forza". "Oggi l'embargo dispone di 20 navi, 12 hanno raggiunto la Libia e quattro hanno dato un apporto umanitario - ha spiegato -. Anche il ritmo delle missioni aeree è aumentato con 600 ore al giorno. Tutto questo per ridurre la possibilità di attacchi di Gheddafi".

Dei portavoce ribelli hanno poi detto alla Reuters che le forze di Gheddafi hanno ucciso cinque persone e ne hanno ferite altre 25 in un bombardamento di artiglieria mercoledì scorso contro Misurata, città isolata e assediata nell'ovest del Paese. Il bombardamento ha provocato la chiusura temporanea del porto di Misurata, una linea di rifornimento vitale per i civili assediati, hanno detto i portavoce.
Intanto il primo ministro turco Tayyip Erdogan ha detto che la Turchia sta lavorando a una "road map" per porre fine alla guerra in Libia, che dovrebbe comprendere un cessate-il-fuoco e il ritiro delle truppe di Gheddafi da alcune città. La Turchia ha tenuto colloqui con alcuni inviati del leader libico e rappresentanti dell'opposizione. Ma un portavoce ribelle ha respinto l'idea di negoziare con Gheddafi e ha chiesto che lasci il potere.
E secondo quanto riferito dal quotidiano locale 'Times of Malta', l'ex ministro libico dell'Energia, Omar Fathi bin Shatwan, è fuggito a Malta. Partito dal porto di Misurata, è arrivato sulle coste maltesi, a bordo di un peschereccio, lo scorso venerdì. Nelle scorse settimane, l'ex ministro, uscito dal governo libico nel 2007, aveva preso le distanze dal regime, accusandolo di atrocità contro la popolazione.

Da Washington, il capo del comando Africa degli Usa, il generale Carter Ham, ha detto che la guerra civile in Libia, che dura da sette settimane, sta raggiungendo una fase di stallo. Ham ha aggiunto che gli Stati Uniti non dovrebbero fornire armi ai ribelli senza avere un'idea più chiara di chi siano.
Ieri intanto alle operazioni Nato ha partecipato per la prima volta anche la Svezia, che ha fatto decollare alcuni caccia dalla Sicilia. E' la prima volta dagli anni '60 che il paese scandinavo partecipa a una operazione di combattimento.
Sempre ieri, dopo l'incontro con il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato: "Abbiamo discusso la possibilità dell'esilio per il rais e i suoi famigliari ed entrambi riteniamo che, se vogliamo avere successo, non sia ora il momento per diffondere dettagli su questo". Nel corso di una conferenza stampa congiunta, il titolare della Farnesina ha ribadito che si sta attualmente lavorando su questa ipotesi perché "crediamo che il processo di pace non potrà includere anche Gheddafi". "Spero anche - ha aggiunto - che l'Unione africana invii una delegazione per mandare un chiaro messaggio e far capire a Gheddafi che deve andarsene, lui e la sua famiglia".
Rispondendo a una domanda sulla lettera inviata dal colonello libico a Obama (LEGGI), Hillay Clinton ha peraltro ribadito che "Gheddafi sa quello che deve fare e non c'è alcun mistero su ciò che noi ci aspettiamo da lui: prima lo farà, meglio sarà per tutti".
Il Gruppo di contatto sulla Libia si riunirà nuovamente a Doha il 13 di questo mese. In una audizione al Senato ieri mattina, il ministro degli esteri francese, Alain Juppè ha precisato che la Francia sta cercando "di convincere l'Unione africana" a partecipare alla riunione di Doha. Il Gruppo di contatto "è responsabile della governance politica dell'intervento militare e dell'attuazione delle risoluzioni dell'Onu".
Lunedì a Bruxelles è previsto l'incontro tra il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, per parlare di Libia, nell'ambito dei "contatti regolari" tra l'Alleanza e l'Ue. Ne ha dato notizia la portavoce della Nato, Oana Lungescu, che poi, replicando a quanto sostenuto ieri dal generale americano Ham, ha detto che in Libia "non c'è uno stallo, al contrario, c'è una chiara indicazione da parte della comunità internazionale per trovare con urgenza una soluzione politica a questo conflitto".
L'Ue, da parte sua, ha riferito Catherine Ashton, è "molto preoccupata" per la situazione a Misurata e conferma che l'operazione di assistenza umanitaria "Eufor" per la Libia "è pronta ad agire appena arriverà una richiesta dell'Ocha", l'agenzia dell'Onu.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Reuters.it, Asca]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

08 aprile 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia