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La verità, vi prego, sugli eccidi di mafia

Nel nome di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, a trentuno anni dal loro omicidio

30 aprile 2013

"Ancora oggi, a 31 anni da quel tragico evento, rinnovare la memoria e lo sdegno per quel vile assassinio significa riaffermare i valori di democrazia e di libertà solennemente sanciti dalla Carta costituzionale e su cui si fonda la convivenza civile nel nostro Paese".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, anche quest’anno ha inviato il suo messaggio alla manifestazione a Palermo, per commemorare il 31esimo anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e del proprio collaboratore Rosario Di Salvo.
Oltre al messaggio del Capo dello Stato, anche quello di Laura Boldrini, presidente della Camera. "Sentiamo incredibilmente attuale la battaglia politica di Pio La Torre, la lucidità con cui comprese, prima e più di altri, che la lotta contro la mafia era anzitutto una sfida di civiltà e democrazia". "La Torre - sostiene Boldrini nel messaggio inviato al Centro studi Pio La Torre - aveva capito che la mafia la sconfiggi non nei tribunali ma nei feudi e nelle città. La sconfiggi se la metti in ginocchio, togliendole le risorse materiali".

Vito Lo Monaco, a nome del Centro studi Pio La Torre di cui è presidente, chiede "verità e giustizia per le vittime e per la democrazia, facendo luce su trattative e rapporti organici tra uomini dello Stato e della classe dirigente con le mafie per riaffermare l'alto valore della Costituzione repubblicana, fondata sul lavoro, sulla difesa dei diritti di libertà e perciò di assoluto contrasto alle mafie".
Verità e giustizia che un gruppo di politici, giornalisti, amministratori e rappresentanti del mondo delle professioni hanno chiesto con una missiva al presidente del Senato Pietro Grasso. Un invito ad insistere nella ricerca della verità per svelare le "oscure ragioni dell'omicidio di Pio La Torre, unico parlamentare in carica al momento della sua uccisione".
"All'atto del suo insediamento ha ribadito la necessità di dare vita ad una Commissione parlamentare al fine di accertare compiutamente la verità sulle stragi che hanno insanguinato la storia della nostra isola e della nostra nazione - si legge nella missiva -. Il suo intendimento è apprezzabile e rassicura i siciliani e gli italiani che non si sono mai rassegnati e continuano a lottare per una Sicilia libera dalla soffocante ipoteca di Cosa Nostra. Dietro le stragi si nascondono collusioni e cointeressenze criminose che devono essere assolutamente potate alla luce per rendere più libera la Sicilia e onorare, nel modo più adeguato, quanti alla lotto contro Cosa Nostra hanno dedicato la vita".

"Siamo convinti che - si legge ancora - nell'ambito di questa rinnovata indagine un'attenzione particolare debba essere riservata all’omicidio politico-mafioso dell'onorevole Pio La Torre avvenuto il 30 aprile del 1982. Le sentenze definitive frutto del prezioso lavoro di capaci magistrati, hanno individuato esecutori materiali e mandanti, ma ancora oscure rimangono le ragioni dell’omicidio di La Torre, unico parlamentare in carica al momento della sua uccisione. Interessi oscuri, cointeressenze mafiose e patti scellerati sono stati ipotizzati da numerosi storici ed enalisti politici - prosegue la lettera -. Proprio nel 1982 la battaglia contro Cosa Nostra di Pio La Torre si concretizzava in una straordinaria iniziativa politica volta alla creazione di un vastissimo movimento popolare che aveva l’obiettivo concreto di impedire l’installazione dei missili nucleari americani a Comiso. In questa battaglia La Torre spese, senza risparmio, tutto se stesso arricchendo il suo impegno antimafia di uno specifico connotato di internazionalità che lo ha reso unico ed assolutamente particolare: la lotta contro Cosa Nostra di La Torre si intersecava con i destini del mondo assumendo così una dimensione geo-politica ormai decisamente conoscibile a più di trent’anni dalla sua morte".

I firmatari si dicono certi che ci sia un livello di responsabilità non ancora accertato: "E' assolutamente impensabile che l’uccisione del dirigente comunista, quindi, possa essere considerata un affaire solamente siciliano. E' incredibile che scorci di verità non possano, adesso, venire da chi in quegli anni aveva il compito di vigliare sulla difesa di interessi nazionali dell’Italia o di quei paesi più direttamente interessati a cominciare dagli Stati Uniti d’America. Sono passatoi ormai trentuno anni da quell’efferato omicidio e il mondo ha vissuto una rapida evoluzione: il muro di Berlino è caduto, i missili di Comiso dopo dieci anni sono stati dismessi, l’America vive una nuova stagione sotto la guida del Presidente Obama. Noi ci rivolgiamo alla Signoria Vostra affinché si torni ad indagare sull’omicidio di Pio La Torre e affinché si adottino tutte le iniziative capaci di far luce sugli inconfessabili intrecci che hanno fatto ritenere l’omicidio di Pio La Torre non soltanto indispensabile ma assolutamente urgente ed indilazionabile all’ala corleonese di Cosa Nostra che proprio in quegli anni acquisiva il predominio all’interno dell’associazione criminosa e, forse, a partire proprio da quell’omicidio acquistava con i suoi referenti politici ed istituzionali crediti e riconoscenze che avrebbero garantito il suo immarcescibile potere per gli anni a venire".

"Lo scenario geo-politico ove deve iscriversi l’assassinio di La Torre necessita di atti istruttori straordinari a cominciare da un’esplicita richiesta al Presidente degli Stati Uniti d’America Obama affinché metta a disposizione delle autorità Italiane tutto quello che i servizi segreti americani abbiano potuto apprendere sull’attività degli ultimi giorni di La Torre e del perché della sua uccisione. E la richiesta dei siciliani ad un popolo amico come lo sono gli americani". "Le mutate condizioni storiche consentono oggi di riaprire le indagini - prosegue la lettera - e noi siamo sicuri, signor Presidente, che farà tutto ciò che sarà in suo potere per raggiungere la verità su questo assassinio che si iscrive a pieno titolo in quella sequela di stragi che hanno avuto l’obiettivo di indebolire il tessuto democratico del nostro paese e privare i Siciliani del bene più grande: la libertà".

Questi i firmatari della lettera:
Colayanni Luigi, già segretario regionale del PCI
Bottari Angela, già segretaria regionale PDS
Angelo Capodicasa, già segretario regionale PDS
Claudio Fava
Russo Tonino, già segretario regionale DS
Ajovalasit Valeria, presidente nazionale Arci Donna
Azzolini Mario, giornalista RAI
Caleca Antonino, avvocato penalista
Carnevale Dario, editore
Costantino Salvatore, docente universitario
Messana Francesca, biologa
Sanfilippo Elio, presidente Legacoop Sicilia

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30 aprile 2013
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