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Le province le aboliamo noi!

Il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, annuncia una nuova (ennesima) "Rivoluzione"

07 luglio 2011

La proposta di legge per l'abolizione delle province, presentata alla Camera dall'Idv, l'altro ieri è stata respinta con i voti contrari del Pdl e la decisiva astensione del Pd (che nel suo programma elettorale del 2008 dichiarava: "Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali, settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane").
La Camera ha respinto innanzitutto il mantenimento del primo articolo del testo, quello che cancellava le parole "le province" dal Titolo V della Costituzione (225 i voti contrari, 83 quelli a favore, 240 gli astenuti). Poi, è stata bocciata l'intera proposta di legge dell'Idv. Un risultato che ha acceso la polemica all'interno delle opposizioni, visto che non solo il partito di Antonio Di Pietro ma anche il Terzo Polo ha votato a favore (LEGGI).

Quello dell'abolizione della province, considerate sostanzialmente uno spreco, è sempre stato un vessillo propagandistico utilizzato sia dai partiti di destra che da quelli di sinistra. Propaganda, appunto, rimasta tale considerando la volontà espressa dalla maggior parte del Parlamento. Discorso chiuso, dunque?
Non del tutto. Dal "profondo" Sud, infatti, si leva la voce del governatore siciliano che dice: "Bisogna tagliare gli sprechi. Ieri la tante volte declamata eliminazione delle Province non è stata votata in parlamento. Noi possiamo farlo in Sicilia".
La voce di Raffaele Lombardo è stata impressa nero su bianco sul suo blog. "La prossima settimana l’assessore Caterina Chinnici (Assessore Regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica, ndr) - aggiunge nel post – definirà il testo per la creazione dei liberi consorzi dei Comuni che dovranno essere destinatari di molte competenze regionali e avranno il compito di mettere insieme i servizi". "Se in una città come Palermo c'é un unico segretario generale, un ragioniere generale o un capo dei vigli urbani perché – osserva – non ci può essere una figura unica anche per 10 o 15 comuni che insieme fanno 150 o 200 mila abitanti? Ai consorzi dei Comuni e ai Comuni stessi dovremo delegare funzioni". "La Sicilia poi, piuttosto che essere l’ultima ruota del carro, abolendo le Province e puntando sui Comuni e sui liberi consorzi, - conclude Lombardo - intraprenderà una strada che il parlamento nazionale e le altre regioni non potranno non seguire”.
"Questa è la più grande rivoluzione che possiamo realizzare. Credo - osserva infine il governatore - che il nostro governo e l’assemblea non potranno che accogliere questa volontà. I sindaci dei Comuni saranno inoltre eletti con la consapevolezza dei cittadini che dovranno esprimere il voto confermativo per la loro scelta. Così avremo sindaci voluti maggiormente dai cittadini e non trascinati dalle liste di supporto dei partiti. Gli assessori, in numero limitato, avranno poi ampi poteri".

Ovviamente, la nuova annunciata "rivoluzione lombardiana" poco piace, anzi, non piace per niente a Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale del Pdl e, soprattutto, presidente dell'Upi (Unione delle Province Italiane). "Lo spreco vero, oggi, è la Regione siciliana. Sono sotto gli occhi di tutti le innumerevoli occasioni mancate da parte della Regione siciliana, l’interminabile elenco di cifre che segnano una Sicilia in ginocchio, per dirne una, ne sono la testimonianza tangibile – ha detto Castiglione ribattendo alle parole di Lombardo – segno inequivocabile di un conseguente fallimento del governo Lombardo". "E' da oltre un anno che aspettiamo dal presidente Lombardo il tanto strillato disegno di legge di abolizione delle Province. Tuttavia - ha aggiunto Castiglione - siamo certi che l’assessore 'tecnico' al ramo, Caterina Chinnici, non metterà mai la sua firma su un obbrobrio istituzionale. In ogni caso, vale la pena ricordare al presidente Lombardo che la soppressione delle Province deve seguire un percorso di modifica costituzionale".

Insomma, l'impresssione è che le province d'Italia, comprese le nove siciliane, rimarranno ancora a tracciare limiti territoriali e ad impantanare i mai semplici percorsi politici-burocratici.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

 

 

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07 luglio 2011
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