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Libia contro Svizzera

Una mette sulla lista nera Gheddafi e la sua famiglia, l'altra chiude le frontiere agli europei

16 febbraio 2010

E' alta la tensione tra Svizzera e Libia. E a farne le spese ora sono i cittadini dei paesi Schengen ai quali il governo di Tripoli ha sospeso la concessione dei visti di ingresso e revocato quelli già rilasciati. Una decisione presa come ritorsione nei confronti della Svizzera che ha inserito 188 personalità libiche (tra cui il colonnello Gheddafi e membri della sua famiglia) in una 'lista nera' ai quali è precluso l'ingresso nel Paese.
La Farnesina si è mossa per verificare la "correttezza della decisione svizzera". E raccordandosi con gli altri paesi Ue-Schengen, chiederà che il caso "sia oggetto di discussione del prossimo Consiglio Affari Esteri del 22 febbraio".
Ieri, a poche ore dal divieto di ingresso in Libia, si è verificato già il primo blocco per diversi nostri connazionali: tre sono stati rimpatriati dopo essere stati fermati dalle autorità libiche all'aeroporto di Tripoli.
Qui ancora bloccati si trovano in queste ore una ventina circa di italiani. Per questo, la Farnesina ''sconsiglia'' ai cittadini italiani i viaggi verso la Libia.

Intanto, mentre le autorità di Berna non fanno commenti, la Commissione Europea "deplora" la decisione di Tripoli e valuterà una "reazione". La questione, assicura il commissario europeo agli Affari Interni Cecilia Malmstroem, "sarà discussa entro la fine della settimana".
Sulla scelta libica esprime "seria preoccupazione" anche del ministro degli Esteri, Franco Frattini che a Sky Tg24 dice di aver chiesto ai libici "di ripensarci". Poi ha affermato che la disputa tra Tripoli e Berna è "una questione bilaterale che dobbiamo aiutare la Svizzera a risolvere, ma non a spese di Italia, o Francia o Malta". E ha spiegato: "Avevo chiesto alla Svizzera di essere prudente: la sua decisione di fatto prende in ostaggio tutti i paesi Schengen".

La sospensione dei visti di ingresso ai cittadini dell'area Schengen è stata resa pubblica ieri dal quotidiano online 'Oea', vicino a Seif Al Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi che ha titolato: "Niente visti a cittadini di Paesi europei", rendendo chiaro che il provvedimento si applica non soltanto ai turisti, come era emerso precedentemente.
Secondo quanto si è letto sul quotidiano, domenica un funzionario libico ha confermato la decisione del governo di Tripoli "di sospendere la concessione dei visti ai cittadini di tutti i paesi europei". Il funzionario, che non ha voluto essere citato, ha spiegato che "la procedura si applica a tutti gli Stati che concedono visti Schengen. Il provvedimento non si applica dunque ai cittadini del Regno Unito".
La radio svizzera italiana nel riferire la decisione delle autorità libiche, ha fatto sapere che non solo non saranno più rilasciati visti ai cittadini dell'area Schengen ma non saranno nemmeno ammessi coloro già in possesso del visto.

Insomma, un caso diplomatico che in Italia ha scatenato critiche bipartisan. Sandro Gozi, capogruppo del Pd alla commissione Politiche della Ue della Camera, ha sollecitato un intervento del premier Silvio Berlusconi sul colonnello libico Muammar Gheddafi. "E' una vera e propria rappresaglia la decisione della Libia di sospendere il rilascio dei visti di ingresso ai cittadini di tutti gli Stati dell'area Schengen", ha dichiarato. "La misura è inaccettabile e ci aspettiamo un'immediata telefonata del presidente del Consiglio Berlusconi al suo amico Gheddafi, a meno che la loro amicizia non arrivi all'accettazione passiva della ritorsione libica".
Il Partito democratico ha chiesto al governo di riferire sulla misura adottata da Tripoli. "La decisione delle autorità libiche non aiuta il miglioramento dei già delicati rapporti tra questo paese e il resto dell'Europa", ha dichiarato il capogruppo del Pd nella Commissione esteri di Montecitorio, Francesco Tempestini. "La scelta di sospendere i visti ai cittadini dell'area di Schengen, infatti, lascia sconcertati e appare immotivata e priva di fondamento giuridico e politico", ha sottolineato. "Ci aspettiamo perciò che il nostro governo fornisca una puntuale e rapida informativa al Parlamento su quanto sta accadendo".
Secondo Rocco Buttiglione (Udc) "fa bene l'Italia a sollevare il caso a Bruxelles, ma ci auguriamo che più che a verificare il comportamento svizzero serva a verificare il comportamento libico. E più che a Bruxelles, il governo italiano dovrebbe sollevare il caso a Tripoli, visto che vanta rapporti speciali. Sembra invece che il governo Berlusconi non sia in grado o non voglia sollevare alcuna questione spinosa con la Libia, come nel caso dell'immigrazione e della mancata sottoscrizione di Tripoli dei trattati internazionali per la protezione dei rifugiati internazionali".
Per Margherita Boniver (Pdl), presidente del Comitato parlamentare su Schengen, quella del governo libico è "una decisione autolesionista che lascia stupiti". "Mi auguro si tratti di una misura temporanea", ha detto Boniver. "Penso sia una decisione che danneggia in primo luogo proprio la Libia: in questo modo l'economia libica non potrà che essere svantaggiata".

Quando il Colonnello propose di cancellare la Confederazione Elvetica... - [3 settembre 2009] "Abolire" la Svizzera e dividerla tra Italia, Francia e Germania. A proporre di cancellare la Confederazione dalla mappa geografica è Muammar Gheddafi, che intende presentare la sua iniziativa durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite - di cui la Libia è presidente di turno - che si aprira' il 22 settembre a New York. Secondo quanto sostiene il tabloid britannico "Daily Mail", il colonnello avrebbe già parlato della sua idea durante il G8 dell'Aquila nel luglio scorso, quando descrisse la Svizzera come "una mafia mondiale e non uno stato". La Confederazione, ha spiegato il Colonnello, "è formata da una comunità italiana che dovrebbe tornare in Italia, una comunità tedesca che dovrebbe tornare in Germania e una terza comunità francese che dovrebbe tornare in Francia".
La richiesta di Gheddafi, però, fanno sapere dalle Nazioni Unite, è già stata respinta la scorsa settimana. Lo ha detto un portavoce dell'Onu, Farhan Haq, secondo cui circa un mese fa Tripoli aveva effettivamente tentato di far inserire nel programma un simile punto. Ma poiché una richiesta del genere è contraria alla Carta delle Nazioni Unite è subito stata rifiutata dal comitato responsabile della pianificazione del programma dell'Assemblea generale. Nessun membro dell'Onu infatti ha il diritto di minacciare l'esistenza o la sovranità di un altro membro, ha spiegato il portavoce. Il testo non è quindi stato accolto e non è nemmeno stato divulgato come documento del Palazzo di Vetro.
Le parole di Gheddafi però preoccupano Berna. Il ministero degli Esteri parla di campagna unilaterale contro gli interessi svizzeri mentre nei giorni scorsi la deputata Christa Markwalder aveva detto: "Siamo preoccupati che la Libia usi la sua presidenza di turno dell'Assemblea generale per danneggiare la reputazione svizzera". I rapporti tra Tripoli e Berna sono precipitati lo scorso anno, dopo l'arresto a Ginevra di uno dei figli del colonnello, Hannibal, e della moglie, accusati di maltrattamenti nei confronti dei loro domestici. Un arresto per il quale la Svizzera si è scusata nei giorni scorsi, dopo una serie di rappresaglie economiche e commerciali e dopo il fermo di due cittadini svizzeri in Libia, per oltre un anno 'ostaggio' a Tripoli con il divieto di lasciare il Paese.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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16 febbraio 2010
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