Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Numeri di Natale

Quanti alberi di Natale verranno addobbati? E quanti saranno "veri"? Quanto si spenderà per i banchetti? E quanto cibo si sprecherà?

10 dicembre 2011

Quanti alberi veri saranno addobbati e quanti di plastica. Quanti soldi si spenderanno per i vari banchetti delle feste, irrinunciabili nonostante la crisi. Quanto cibo, ahinoi!, andrà a finire nella spazzatura. Numeri di Natale, insomma. Anche contrastanti... Qualche curiosità per riflettere, magari, sul cambiamento dei costumi della popolazione...

A Natale 6 milioni di alberi veri ma più corti di 30 cm rispetto a 10 anni fa - Il Natale 2011 sarà festeggiato con abeti più corti di almeno trenta centimetri rispetto a quelli di dieci anni fa. E' quanto afferma a Coldiretti nel sottolineare che si tratta dell'effetto congiunto dell'andamento climatico, del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione, ma anche della crisi economica che spinge a privilegiare alberi di costo inferiore con una dimensione media ridotta attorno al metro e mezzo. "Si stima che con una spesa di 140 milioni di euro saranno acquistati in Italia circa sei milioni di alberi veri che superano di poco quelli di plastica che - sostiene la Coldiretti - arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell'ambiente". "L'albero naturale concilia invece - prosegue la Coldiretti - il rispetto della tradizione con quello dell'ambiente e mantiene un grande fascino anche se quest'anno si stima un aumento delle importazioni soprattutto dai Paesi del Nord e dell'Est Europa, in quantità superiore alla produzione nazionale. Si tratta del preoccupante risultato dell'abbandono dell'attività di coltivazione da parte di molti produttori nazionali".
"I prezzi al consumo quest'anno - prosegue la Coldiretti - sono sostanzialmente stabili e cambiano a seconda della varietà, della presenza o meno del vaso e dell'altezza. Dai 10-30 euro dell'abete più piccolo si può arrivare sino ai 500 euro per le piante di grandi dimensioni. Per ottimizzare la spesa, garantirsi acquisti nazionali rispettosi dell'ambiente ed evitare rischi fitosanitari la Coldiretti ha elaborato un vademecum che inizia con la verifica al momento dell'acquisto della presenza dell'etichetta con l'indicazione dell'azienda di provenienza che attesta l'iscrizione all'apposito registro". "L'usanza di ornare un albero sempreverde in occasione del Natale - ricorda la Coldiretti - è originaria della Germania del VII secolo, dove gli abitanti erano soliti addobbare le querce con pietre colorate che col passare del tempo vennero sostituite con ghirlande, nastri e frutti colorati. Questa pratica venne sempre più collegata alla festività del Natale al punto che si finì per sostituire le querce con gli abeti in quanto, la loro forma triangolare poteva simboleggiare la Santissima Trinità". "Questo rito - conclude la Coldiretti - già comune alla fine dell'Ottocento in Nord Europa e negli Stati Uniti, si è diffuso rapidamente in Italia a partire dagli anni '50, tanto che oggi l'Albero di Natale viene allestito nella maggior parte delle famiglie".

Nelle case 12,5 milioni di alberi di Natale, quello di plastica insidia il primato - A Natale l'albero di plastica insidia il primato di quello vero. Anche quest'anno gli italiani non rinunciano a uno dei simboli della tradizione, ma sempre più spesso a portare nelle case l'atmosfera delle feste saranno delle copie "sintetiche" del classico abete natalizio. A fronte di 6,5 milioni di alberi veri, infatti, quelli artificiali saranno poco meno, e raggiungeranno per la prima volta nel 2011 quota 6 milioni. Colpa della scarsa disponibilità nei vivai di abeti "naturali", a causa della flessione del 30 per cento delle importazioni dal Nord Europa rispetto allo scorso anno e del calo del 20 per cento in dieci anni della produzione "made in Italy". Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. "La metà delle famiglie italiane non rinuncia a uno dei grandi classici del Natale: ma per il 48 per cento delle 12,5 milioni di famiglie 'appassionate' di alberi, quest'anno la scelta cade sugli esemplari sintetici. Meno romantici, ma soprattutto meno ecologici. Al contrario dei naturali che, una volta ripiantati - spiega la Cia - permettono di contribuire al patrimonio boschivo collettivo, quelli 'finti', di cui l'80 per cento è 'made in China', all'arrivo in Italia, dopo aver percorso migliaia di chilometri, hanno già inquinato tantissimo. Senza contare che una volta buttati via impiegano più di 2 secoli a degradarsi con un impatto ambientale devastante. In più, spesso sono trattati con sostanze chimiche nocive con cui bisogna 'convivere' per quasi un mese, mentre gli abeti veri contribuiscono alla salubrità dell'aria di casa". "Ma l'effetto della crisi, che continua a 'rosicchiare' il budget delle famiglie, si fa sentire anche sulla scelta di taglia e tipo di albero. L'82 per cento si orienta su esemplari economici, spendendo tra i 20 e i 50 euro per i 'naturali' e tra i 10 e i 35 per i sintetici. Solo il 12 per cento è disposto a superare i 50 euro per ospitare nel proprio salotto alberi più ingombranti ed evidenti, che superino almeno i 140 centimetri. Mentre a concedersi il lusso di superare i due metri di altezza sono solo il 6 per cento degli italiani, che arrivano a destinare tra i 200 e i 250 euro per quelli di plastica e più di 300 euro per quelli veri", continua la Cia.
"Alla base della domanda crescente di abeti sintetici - ricorda la Cia - c'è innanzitutto la riduzione delle importazioni da Norvegia, Svezia e Finlandia, che quest'anno hanno segnato un meno 30 per cento rispetto al 2010. Il perché sta nel fatto che l'abete non è un prodotto a elevata resa: ha bisogno di 5-6 anni per raggiungere un'altezza commerciabile (almeno un metro) e poi viene venduto all'ingrosso a cifre che oscillano tra i 6 e i 7 euro a pianta. Con queste cifre, il trasporto su lunghe distanze diventa sconveniente, perché più costoso del prodotto trasportato. D'altra parte, la produzione 'made in Italy' è calata del 20 per cento in 10 anni, complice l'aumento del costo del lavoro e della riduzione dei contributi europei destinati a questa produzione".

A Natale solo 1 italiano su 10 taglia spese alimentari - "Nonostante la crisi solo poco più di un italiano su dieci (11%) è intenzionato a tagliare la spesa per alimentari a Natale mentre ben il 42% risparmierà sui divertimenti e il 40% sull'abbigliamento". E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell'indagine 'Xmas Survey 2011' di Deloitte, che evidenzia la maggiore tenuta della spesa alimentare degli italiani per Natale rispetto agli altri beni. "Si stima che - sottolinea la Coldiretti - su un budget totale medio di 625 euro a famiglia destinato al Natale, ben 139 euro (il 22% del totale) sono destinati alla spesa alimentare aggiuntiva per imbandire le tavole delle festività". "La spinta verso spese utili - continua la Coldiretti - premia dunque l'enogastronomia anche per l'affermarsi di uno stile di vita attento a ridurre gli sprechi che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali o con omaggi per gli amici che ricordano i sapori e i profumi della tradizione del territorio. Gli italiani - stima la Coldiretti - acquisteranno per Natale prodotti alimentari tipici per un valore di più di 2 miliardi di euro, per effetto della tendenza verso i prodotti alimentari di qualità da regalare a se stessi o agli altri è favorito dalla grande varietà dell'offerta, con occasioni per tutte le tasche".
"Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione superando il milione di ettari. L'agroalimentare Made in Italy - conclude la Coldiretti - può contare su 230 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione Europea senza contare le 4606 specialità tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 517 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica".

Ogni famiglia butta nella spazzatura 335 euro l'anno di alimenti. Succede di più per le feste - Una media annua di 335 euro di alimenti a famiglia finisce in pattumiera, circa il 7% della spesa. E' l'Adoc a tracciare un primo bilancio degli sprechi alimentari in Italia nel 2011. Tuttavia il dato positivo è che la percentuale è in calo. "E' positivo che le famiglie stiano imparando a sprecare sempre meno, nel 2011 sono stati buttati nel cassonetto, escluse le Feste, 335 euro contro i 348 euro del 2010, per un risparmio di 13 euro - commenta Carlo Pileri, presidente dell'Adoc - un calo complessivo del 3,8%. I consumatori, complice la crisi e grazie anche ai consigli dell'Adoc, hanno assunto maggiore consapevolezza dei loro sprechi, tuttavia rimangono alti. Pertanto sono necessari ulteriori sforzi per ridurre drasticamente la percentuale di cibo sprecato da parte delle famiglie". Secondo l'indagine dell'Adoc sono i prodotti freschi i più a rischio pattumiera. "Il 33% dei prodotti che si buttano sono quelli freschi - continua Pileri - un calo del 2% rispetto allo scorso anno, segno che c'è maggiore attenzione al momento dell'acquisto". Tra i prodotti più sprecati troviamo il pane (20%), frutta e verdura (17%) e prodotti in busta. Il motivo principale per cui si spreca è l'eccesso di acquisto generico, sebbene sia in calo dell'1% a confronto con l'anno passato. Al contrario, aumentano gli sprechi relativi all'eccesso di acquisto per offerte speciali. Oggi si spreca perché attirati dalle offerte promozionali, quali ad esempio il 3x2, che con l'illusione di risparmiare ci spingono all'acquisto di un quantitativo di prodotto superiore al necessario. Altro problema sono le confezioni: "come può ad esempio un anziano che vive solo consumare in pochi giorni un litro di latte? Le confezioni da mezzo litro ormai non esistono quasi più. Come non esistono i prodotti pronti monoporzione, che obbligano chi vive da solo a dover spendere e sprecare di più della classica famiglia di quattro persone. Considerando il crescente aumento dei nuclei famigliari singoli, è un problema che non va sottovalutato". Per l'Adoc un altro dei motivi che portano allo spreco è la non sempre comprensibile indicazione del termine massimo di consumo del singolo prodotto. "Per alcuni prodotti, come la pasta secca o le bibite, il termine massimo di consumo va oltre l'indicazione presente in etichetta - continua Pileri - per altri prodotti, come il tonno in scatola e i biscotti secchi, il termine di consumo si sposta avanti di qualche mese oltre la scadenza. Una corretta informazione sulla possibilità di consumo dei prodotti potrebbe portare ad una progressiva e significativa riduzione degli sprechi alimentari. In questo senso apprezziamo la nuova etichettatura adottata dall'Unione Europea, che obbliga i produttori ad inserire la data di scadenza anche sulle singole porzioni. Ad ogni modo, l'Adoc ha pubblicato un rapido quanto utile vademecum contro gli sprechi, con alcune semplici regole e consigli su come conservare, riciclare e non sprecare il cibo acquistato". Un'ultima battuta l'Adoc la riserva sulla raccolta differenziata, chiedendo ai Comuni di pubblicare una tabella delle quantità di materiali raccolti e successivamente riciclati, con indicazione della loro destinazione. "Crediamo che sapere come vengono riciclati i prodotti raccolti in modo differenziato possa contribuire a stimolare ancora di più i cittadini a gettare con intelligenza tutti i loro rifiuti - conclude Pileri - per questo chiediamo ai Comuni di rendere pubblico l'elenco di tutti i prodotti e materiali raccolti e l'uso che ne è stato fatto ai fini del riciclo".

A Natale shopping 'Made in Italy' per 3 italiani su 4 - Quasi tre italiani su quattro (73%) per lo shopping del Natale 2011 intendono acquistare prodotti 'Made in Italy' mostrando un livello di patriottismo molto più elevato della media dei cittadini europei che solo nel 60% dei casi hanno lo stesso obiettivo di sostegno al proprio Paese. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell'indagine 'Xmas Survey 2011' di Deloitte, che evidenzia un riconoscimento per la qualità della produzione nazionale ma anche la volontà degli italiani di sostenere la ripresa economica in un momento di crisi. "Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un comportamento coerente con le molteplici adesioni alla giusta campagna per l'acquisto da parte dei connazionali di titoli di stato italiani che dimostra l'elevata fiducia nelle potenzialità del Paese anche nella difficoltà". "Durante un mese di shopping natalizio - sottolinea la Coldiretti - la spesa stimata per gli italiani è di 625 euro a famiglia con un leggero calo del 2,3% dovuto soprattutto a una maggiore attenzione nella spesa con la ricerca delle offerte piu' convenienti e l'acquisto di oggetti utili. Secondo l'indagine la metà degli italiani per le festività di fine anno utilizzerà sia internet che il negozio per cercare regali e comparare i prezzi anche se poi solo il 10% acquisterà direttamente on line". "Gli altri si recheranno direttamente nel punto vendita che vede particolarmente gettonati i tradizionali mercatini di Natale dove si stima che - sostiene la Coldiretti - quasi dieci milioni di italiani acquisteranno i regali per se stessi e gli altri, secondo una tendenza che unisce un momento di svago con la possibilità di fare acquisti anche curiosi ad "originalità garantita" per sfuggire alle solite offerte standardizzate". "La spinta verso spese utili peraltro - continua la Coldiretti - colpisce soprattutto i regali (-3%) piuttosto che il cibo e le bevande per i quali il budget rimane sostanzialmente stabile (-1%) con l'affermarsi però di uno stile di vita attento a ridurre gli sprechi che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali o con omaggi per gli amici che ricordano i sapori e i profumi della tradizione del territorio". "Una tendenza - prosegue la Coldiretti - che si esprime anche con il boom degli acquisti direttamente dagli imprenditori agricoli in azienda o nei mercati e botteghe di Campagna Amica dove è garantita genuinità, convenienza e una maggiore originalità rispetto alle offerte natalizie standardizzate dei punti vendita tradizionali". "In molti casi - conclude la Coldiretti - è possibile prepararsi o farsi preparare i tipici cesti natalizi con prodotti inimitabili caratteristici del territorio".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Adnkronos/Labitalia]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

10 dicembre 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia