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Pensando Aylan...

L'orrore del grande esodo e la speranza rinnovata in un fiocco azzurro

04 settembre 2015

Dopo l’orrore e l’eccesso di insopportabile retorica, scatenati dalle foto del piccolo corpo senza vita di Aylan riverso sul bagnasciuga della spiaggia di Bodrum, pensando a lui, vogliamo parlare ancora una volta dell’epocale esodo di questi giorni raccontando una nascita.
Ieri una donna nigeriana al nono mese di gravidanza ha partorito un maschietto sulla motovedetta Cp 324 diretta verso il porto di Lampedusa, dopo essere stata tratta in salvo da un pattugliatore della Guardia Costiera che ha soccorso 55 migranti al largo delle coste libiche. Sia la mamma ventiquattrenne, che il neonato (che pesa circa tre chilogrammi) sono in buone condizioni. Al loro arrivo sull'isola, hanno trovato ad attenderli i medici del Poliambulatorio.

Una nuova vita, dunque, e una nuova speranza. Una minima particella dell’enorme flusso di migranti che da Siria e Nordafrica partono per l'Europa.
"Un problema enorme" lo ha definito il generale americano Martin Dempsey, capo degli Stati Maggiori Riuniti, riconoscendo che tra i leader militari Usa e della Nato c'è una crescente consapevolezza che si tratti di "una vera crisi".
Il flusso dei migranti verso l'Europa, ha aggiunto Dempsey in un'intervista esclusiva con 'Abc News', è stata "la questione più preminente" discussa dai capi militari di Nato e Usa in occasione delle riunioni periodiche degli ultimi mesi. Dempsey ha quindi sottolineato la necessità di affrontare - "unilateralmente" e insieme ai partner - la questione "come un problema generazionale", "organizzarci" e trovare le risorse per gestirlo "per 20 anni".
Anche ad Dempsey è stato chiesto dell’immagine del piccolo Aylan, e al riguardo il generale ha affermato che l'immagine potrebbe avere un effetto simile a quella del 1995 dell'attacco mortale alla piazza del mercato di Sarajevo: "Mi ricordo che il mondo si è fermato e ha guardato Sarajevo".

Sul tema centrale dell'inarrestabile migrazione, il governo libico di Tripoli, che al contrario di quello di Tobruk non gode del riconoscimento della comunità internazionale, ha invitato i Paesi arabi ed europei a organizzare una conferenza regionale entro settembre per far fronte all'emergenza dei migranti che si imbarcano sulle coste libiche. "Chiediamo - ha detto ai giornalisti Mustafa Laqlaib, ministro della Giustizia di Tripoli - una conferenza regionale alla fine di settembre, per mettere fine a questa tragedia". La Libia, ha aggiunto, "non può far fronte da sola a questo flusso di migranti. Noi siamo solo un Paese di transito".

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04 settembre 2015
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