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Picchiare le donne? Una tradizione ''siculo-pakistana''... secondo il ministro dell'Interno Giuliano Amato

12 luglio 2007

Ieri, il ministro dell'Interno Giuliano Amato, partecipando ad un convegno su Islam e integrazione, durante il suo intervento voleva puntare l'accento sulle tradizioni piuttosto che sulle religioni, solo che ma ha utilizzato una frase che ha scatenato una vera e propria bufera...
''Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. Dobbiamo evitare di imputare a Dio, il Dio dei cristiani e dei musulmani, che in realtà è lo stesso, ciò che è da imputare invece agli uomini. E' una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario. Infatti solo fino agli anni 70 si trovavano in Sicilia costumi e tradizioni non molto distanti da quelle che ora in Italia sono importate dagli immigrati di certi gruppi musulmani''.
Il ministro dell'Interno ha poi sottolineato come sia necessario evitare, quando pensiamo agli immigrati e in particolare ai musulmani, di avere di fronte dei ''blocchi umani'' invece che singole persone. ''Non esiste il concetto noi contro gli altri - ha sottolineato - se lo deve cacciare fuori di testa tutto l'occidente: ognuno di noi è diverso e questo è importante soprattutto quando si parla di Islam'', ha evidenziato, ricordando come questa religione non abbia una autorità gerarchica unica ma una pluralità di voci al suo interno. ''Noi siamo gelosi della nostra identità - ha concluso - e ciascuno ha diritto alla sua''.

Sono stati molti i siciliani a sentirsi offesi dalle parole pronunciate da Amato, ma a parte questo, la cosa che però non si capisce è : ma dove sta scritto che esiste una tradizione siculo-pakistana che dice sia giusto picchiare le donne?
Comunque, dicevamo delle offese e delle polemiche scatenate dalle parole del ministro dell'Interno, parole definite dalla parlamentare siciliana di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, ''inaccettabili''. ''Se il ministro non chiede scusa io lo denuncio'', ha aggiunto la Prestigiacomo.
Offeso anche Ignazio La Russa (An), anche lui di origini siciliane: ''Amato ha compiuto un'operazione inaccettabile per servilismo culturale. Pur di non urtare la sensibilità degli interlocutori islamici, Amato non si è fatto scrupolo di attribuire ad una non meglio precisata comune tradizione 'siculo-pakistana' l'origine del convincimento che sia Dio a permettere (o addirittura a 'volerlo') che l'uomo picchi la donna''
Offeso pure il leader del Movimento per l'autonomia, Raffaele Lombardo: ''Abbiamo difficoltà a credere che un uomo di cultura, per di più ministro di un governo della Repubblica Italiana, si sia lasciato andare a dichiarazioni così infamanti per il popolo siciliano di stampo nettamente razzista. Dal Viminale aspettiamo, a stretto giro, una rettifica e un chiarimento''.
Offeso (e sconcertato) anche il governatore dell'Isola, Salvatore Cuffaro: ''Sorprende e sconcerta il superficiale disprezzo da parte del ministro Amato nei confronti di una tradizione sociale e culturale ricca come quella siciliana, nella quale sono cresciuti e hanno vissuto i suoi antenati''.

E infatti, dopo un intero pomeriggio di roventi polemiche, Amato ha tentato di raddrizzare la barca, appigliandosi proprio alle sue origini siciliane: ''Da siciliano ho parlato di una Sicilia che non esiste più. Da figlio di famiglia siciliana, da bambino, ho conosciuto una Sicilia che, insieme alle tante cose positive che amavo, era anche la tradizione cui ho fatto riferimento. Ci sono capolavori del cinema e della letteratura su questo - ha aggiunto il ministro - per fortuna, come ho detto questa mattina, dagli anni '70 quell'aspetto della Sicilia non esiste più''.
Ma la barca non si è raddrizzata, tanto che qualche perplessità sulle sue parole c'è stata anche da parte di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori dell'Ulivo, anche lei siciliana: ''La violenza sulle donne è purtroppo una tradizione di tutti i maschi del mondo contro tutte le donne del mondo, senza distinzione di confini geografici o religiosi. La violenza sulle donne - ha aggiunto - è uno scandalo che dura dalla notte dei tempi''.

Nemmeno l'antropologo Nino Buttitta, docente della facoltà di lettere dell'Università di Palermo e figlio del poeta Ignazio, si è trovato d'accordo con Giuliano Amato. ''La donna ha sempre avuto un ruolo centrale nella famiglia siciliana [...] Le rappresentazioni che si danno della realtà siciliana - ha spiegato -, essendo in genere mitiche, sono e sono sempre state molto lontane dalla realtà. La maggior parte di coloro i quali parlano della Sicilia sognano un'isola che non c'è. La realtà della società siciliana, per ciò che concerne il ruolo delle donne, è stata ed è del tutto diversa da quella immaginata da Amato''. ''Chi è vissuto in Sicilia - ha infine aggiunto Buttitta, che su questi temi ha scritto molto - sa bene che nella famiglia la donna ha sempre avuto un ruolo centrale, e spesso decisivo. Naturalmente neppure su questo fatto si può costruire un clichè. Anche se va detto che sarebbe più prossimo al vero di quello che inquieta i pensieri del nostro ministro dell'Interno''.

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12 luglio 2007
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