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Sicilia, terra di fuitine, divorzi e convivenze

Cambiano i costumi, sotto influenze negative, dei rapporti di coppia tra siciliani

06 giugno 2009

Sembra che la Sicilia continui ad essere la "Terra delle fughe d'amore", delle fuitine, e il suo capoluogo, Palermo, si attesta come 'capitale': in un anno si registrano circa 300 fughe.
Questo dato senza condizionali è stato diffuso poco tempo fa da padre Antonio Garau, parroco della chiesa di Maria Santissima del Carmelo, a piazza Scaffa, preoccuopato più che altro dal fenomeno degli aborti clandestini.
"Spesso - ha spiegato Lucia Bonaccorso, volontaria che segue vicende di questo tipo nel quertiere Zisa - non si tratta più nemmeno di ragazze che fuggono per coronare il sogno d'amore con un fidanzato che non piace ai genitori e neppure si organizza la fuitina per evitare le spese matrimoniali, come avveniva in passato. Si fa e basta, senza pensarci troppo, con una leggerezza scellerata che è sintomo di immaturità".

E se prima la fuitina, per tutta una serie di circostanze, poteva essere l'unica maniera per alcuni innamorati di coronare il loro, appunto, "sogno d'amore", oggi è invece sintomo di degrado sociale. "Queste ragazzine non hanno aspirazioni - ha ben spiegato Marina Valenza, operatrice psicopedagogica dell'Osservatorio contro la dispersione - la fuitina rappresenta il rimedio alla noia, al vuoto esistenziale. C'è un abisso fra la loro vita e i modelli patinati proposti dalla tv. E allora scappano per inseguire un sogno impossibile".
Come nel caso di una quattordicenne che dopo essere fuggita con un ragazzo ha detto alle insegnanti: "Non mi sposo, io convivo perchè così fanno le attrici".

E proprio la convivenza o la facile separazione, sembra essere l'altro problema registrato sempre in Sicilia, tanto che il Tribunale Ecclesiastico siciliano, in occasione dell'inaugurazione dell'ultimo anno giudiziario, ha comunicato ai vescovi dell'isola alcuni dati allarmanti (ovviamente per loro), che denunciano un sempre maggiore numero di matrimoni di breve durata, di riti civili e di convivenze, e di rifiuto di far figli. Tali dati, che sembrano denunciare una vera e propria crisi del sacramento del matrimonio, sono stati snocciolati da monsignor Ludovico Puma, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico siculo, che nella consueta relazione sull'attività del tribunale ha illustrato le complesse situazioni di disagio matrimoniale vissute nell'isola.
A far preoccupare i presuli siciliani è la durata brevissima di alcuni matrimoni: un mese per alcuni, tre o sei mesi per altri, tutti comunque preceduti da lunghi fidanzamenti. A ciò si aggiunge la crescita esponenziale dei matrimoni celebrati col solo rito civile, delle convivenze e in generale dei matrimoni, religiosi e civili, che si dissolvono, con il conseguente ricorso alla separazione e al divorzio.

Nel 2008, contro i 23.990 matrimoni celebrati nell'anno (religiosi e civili), sono state concesse nei tribunali civili 5.425 separazioni e concessi 2.854 divorzi. Ma le tabelle del tribunale ecclesiastico rivelano anche che in Sicilia ci si sposa sempre di meno: il tasso di nuzialità dal 2005 è fermo al 4,8; inoltre l'età media del primo matrimonio per gli uomini è di 31 anni, mentre per le donne è di 28. Un'altra preoccupazione per la chiesa siciliana arriva anche dal crescente numero di riserve opposte contro la procreazione: il "non voglio figli" di alcune coppie, che secondo il diritto canonico è uno dei capi di nullità matrimoniale, è aumentato nei processi, in percentuale di quasi 4 volte rispetto all'anno 2000. Questi dunque i numeri che inquietano vescovi e preti siciliani.
Monsignor Puma però non si è solamente limitato a fornire ai vescovi i numeri della crisi, ma ha sottolineato anche la necessità di un intervento coraggioso e adeguato che porti ad una nuova pastorale matrimoniale che non si faccia esclusivamente carico della preparazione al sacramento del matrimonio ma si preoccupi anche di supportare la vita coniugale aiutando le coppie ad affrontare e superare le crisi.

Certo, sarà vermente un bell'impegno, visto gli esempi che arrivano dalla televisione e, cosa ancor più grave, dalle più alte cariche dello Stato, rappresentanti di tutta la popolazione italiana e da questa eletta.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com (articolo di A. Frinchi]

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06 giugno 2009
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