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Una promessa di pace...

Sono cominciati i negoziati bilaterali fra israeliani e palestinesi nella speranza di una pace entro la fine del 2008

28 novembre 2007















Ieri, nella solennità dell'Accademia Navale di Annapolis, capitale dello stato del Maryland, e sotto i migliori auspici del presidente degli Stati Uniti George W. Bush, il leader israeliano Ehud Olmert e quello palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) si sono impegnati a negoziare una soluzione definitiva del loro conflitto e la creazione di due Stati entro la fine del 2008.

A pochi minuti dall'inizio dell'incontro, sancito da una stretta di mano tra Olmert e Abu Mazen, è arrivata la notizia dell'accordo raggiunto su un documento comune che delinei la cornice dei futuri negoziati per la pace in Medio Oriente. A riferirlo è stato un alto responsabile di Tel Aviv. ''Le due parti - ha detto - si sono accordate su una dichiarazione congiunta che verrà letta nel corso della conferenza''. Ahmed Qorei, capo negoziatore palestinese, ha poi confermato l'accordo: ''Sì c'è un documento'', ha detto.
La stretta di mano tra i due leader, e la presenza del presidente americano in mezzo a loro, non è sembrata diversa da quella del 1993, quando, alla Casa Bianca, un altro presidente, Bill Clinton, incoraggiò il primo incontro fra un leader israeliano, Yitschak Rabin, e un leader palestinese, Yasser Arafat. Dunque, dubbi, esitazioni e resistenze per l'apertura di un nuovo dialogo sono stati così abbattute nel giro di pochissimo tempo, ma è da adesso che Israele e Palestina, o meglio, che Olmert e Abu Mazen dovranno affrontare la parte più difficile: risolvere entro la fine dell'anno in arrivo, ben 60 anni di guerra, odio, vendette, ingiustizie e paura.

E' stato il presidente Bush, all'apertura della conferenza, a leggere la dichiarazione congiunta degli israeliani e dei palestinesi. Nella dichiarazione i due premier si impegnano a ''lanciare immediatamente seri negoziati di pace'' e ''che faranno ogni sforzo verso l'obiettivo di raggiungere un accordo entro la fine del 2008''. Un obiettivo che dovrà essere raggiunto con ''continui negoziati'', ha aggiunto Bush precisando che il primo incontro sarà il 12 dicembre prossimo, per riprendere il cammino della roadmap, verso ''un trattato di pace''.
E' una ''opportunità storica'' per la pace ha detto ancora Bush. ''Il nostro scopo qui ad Annapolis non è concludere un accordo - ha aggiunto George W. Bush -. E' piuttosto lanciare negoziati tra israeliani e palestinesi. Per il resto di noi qui oggi - ha riferito il presidente - il nostro lavoro è incoraggiare le parti in questo sforzo e dare loro il sostegno di cui hanno bisogno per riuscire''. Bush ha aggiunto che la sfida sarà difficile e che molto lavoro resta da fare, ma che è ''il momento giusto per tentare''. Per una serie di ragioni: perché ''israeliani e palestinesi hanno leader determinati a raggiungere la pace'', perché ''è in corso una battaglia per il futuro del Medio Oriente'' e anche perché ''il mondo comprende l'importanza e l'urgenza di sostenere questi negoziati''.
Ma se la missione dovesse fallire, Bush ha prefigurato uno scenario apocalittico: per il Medio Oriente si aprirà ''un futuro di violenza e di terrore senza fine. ''Se i leader palestinesi non riusciranno ad attuare questa visione, una generazione di palestinesi finirà nelle mani degli estremisti''. Bush ha poi invitato i palestinesi a smantellare ''le infrastrutture del terrore'', chiedendo allo stesso tempo agli israeliani di ''porre fine all'espansione degli insediamenti dei coloni'' in Cisgiordania

Le parole di Abu Mazen - Dopo Bush ha preso la parola il leader dell'Olp, Abu Mazen: ''Il futuro Stato Palestinese dovrà avere Gerusalemme est come capitale'' ha ribadito per prima cosa Mahmud Abbas. ''Vorrei che ognuno mettesse la sua esperienza per superare le sfide sul cammino della pace. Vogliamo la pace, che è il bene per noi e per voi. Pace e libertà sono un diritto per noi e per voi, guardiamo insieme al futuro con fiducia e speranza in modo che questa terra così sofferta, in modo che la pace non sia così impossibile, se c'è speranza e desiderio noi raggiungeremo questo scopo. Non dobbiamo perdere questa occasione, potrebbe non ripresentarsi più pensiamo al futuro dei nostri bambini''.
Abu Mazen ha chiesto che Israele ponga fine agli insediamenti ebraici nei territori occupati, auspicando che i negoziati che inizieranno tra breve siano ''completi e profondi''. Il leader dell'Anp ha anche detto, rivolgendosi direttamente ai leader israeliani, che l'era della violenza e del terrorismo è terminata e si è detto certo che l'occasione fornita dalla conferenza di Annapolis sia ''irripetibile''. ''Domani - ha poi aggiunto il presidente palestinese - dovremo iniziare negoziati profondi e completi su tutti gli argomenti dello status finale, compreso Gerusalemme, i profughi, le frontiere, gli insediamenti, l'acqua, la sicurezza, e tutto il resto''. Per fare la pace, ha ribadito Abu Mazen, bisogna giungere ad ''una volontà reciproca e strategica che porti alla fine dell'occupazione di tutti i territori palestinesi occupati nel 1967, compresa Gerusalemme Est, come anche il Golan siriano e quanto rimane del territorio libanese occupato, oltre a risolvere tutte le altre questioni relative al conflitto nei suoi aspetti politici, umanitari, individuali e comuni''.

Le parole di Ehud Olmert - Nel suo discorso il premier israeliano ha detto ai paesi arabi ''che è ora di porre fine al boicottaggio nei confronti dello stato di Israele''. Israele è pronto a ''dolorosi compromessi'' sulla strada della pace, ha detto il premier. Olmert si è impegnato in prima persona a partecipare ai negoziati con i palestinesi per raggiungere un accordo di pace complessivo entro il prossimo anno e si è detto fiducioso che ''saremo in grado di raggiungere un accordo in linea con l'aspirazione del presidente Bush: due Stati per due popoli''. Israele ''non è indifferente'' alle tragedie sofferte dal popolo palestinese, ha aggiunto Olmert, per questo li assisterà, nell'ambito degli sforzi della comunità internazionale, nella creazione del loro Stato. Il premier israeliano ha riconosciuto come ''il dolore e le privazioni'' subite per anni dai palestinesi siano ''uno degli elementi più profondi che hanno fomentato l'odio contro di noi''.
Infine, a poche ore dalla conclusione della Conferenza, Olmert intervistato dalla radio pubblica israeliana , ha avvertito che potrebbe non essere rispettato il termine pattuito - arrivare cioè ad un accordo di pace complessivo entro la fine del 2008 - anche se nessuno sforzo va lesinato. ''Non stiamo cercando di dare a intendere che un'intesa possa essere trovata entro una settimana o entro un anno'', ha spiegato il premier israeliano, ''ma da qualche parte occorre pur cominciare. E noi siamo impegnati, assolutamente, a contribuire a far partire il negoziato. Non vogliamo perdere tempo, non vogliamo guadagnarne. Vogliamo andare avanti''.

La voce di Hamas - Già prima che ad Annapolis Abu Mazen e Olmert si stingessero la mano, nella Striscia di Gaza la contromobilitazione di Hamas era già in atto. Il Movimento di Resistenza Islamico, che si è opposto strenuamente al vertice voluto da Bush definendolo ''un party di addio a George W. Bush e un tentativo senza speranze di farlo sembrare un grande leader che riesce dove altri leader americani hanno fallito'', ha organizzato una grande manifestazione popolare di protesta a Gaza. Decine di migliaia di persone hanno manifestato nella piazza antistante il parlamento. Arringati dal primo ministro Ismail Haniyeh: ''Restiamo fermi e determinati di fronte a chi attacca la volontà della nostra gente, i nostri gruppi e le nostre armi di resistenza. Ribadiamo la legittimità della resistenza, che è un diritto naturale''. La gente, ha aggiunto Hanieyh, ''rifiuterà qualsiasi concessione al nemico sionista''.
La giornata di ieri, per il milione e mezzo degli abitanti di Gaza, è iniziata con la lettura dai minareti delle moschee dei versetti del Corano: una pratica che esprime sentimenti di lutto. Hamas ha spiegato che questo è appunto il suo sentimento ''mentre ad Annapolis ci si accinge a seppellire i diritti del popolo palestinese, fra cui il diritto del ritorno per i profughi''.
Alla protesta hanno aderito, oltre a Hamas, anche la Jihad islamica e i movimenti della sinistra marxista, una  manifestazione mediante la quale Hamas ha inteso mostrare al mondo che il presidente Abu Mazen non beneficia del mandato del suo popolo.
E mentre la protesta di Hamas infuriava per Gaza, ai margini della Striscia si sono verificati alcuni incidenti. Sette palestinesi (sei dei quali miliziani di Hamas) sono rimasti uccisi nelle ultime 24 ore in incidenti con le forze armate israeliane. Proseguono peraltro lanci sporadici da Gaza verso Israele di colpi di mortaio e di razzi.

- Il testo dell'accordo tra Israele e Anp (Il Sole24ORE)

 

 

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28 novembre 2007
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