A Savoca c'è una "farmacista-contadina" che alleva i bachi e fila la seta...
Storia di una portatrice sana di Sicilianità, tra antichissime tradizioni e pregevoli prodotti artigianali

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[Informazioni tratte dall'articolo di Carmen Greco per La Sicilia] - Nell’antico borgo di Savoca, arroccato sopra un colle roccioso prospiciente il litorale ionico, l'allevamento del baco da seta risale all'insediamento degli arabi avventuo nell'827 d.C. Nel paesino in provincia di Messina, la bachicoltura arrivò al suo apice nel XVI secolo, tanto che, intorno al 1567, nella "Terra di Savoca" erano censite circa venti filande per la lavorazione di una seta famosa e ricercata in tutta la Sicilia e non solo.
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La produzione di questo prezioso elemento nel "Paese dalle sette facce" (così è chiamata Savoca perché da qualsiasi parte si guardi, l’orizzonte offre scenari sempre nuovi) cadde in crisi nei primi del Novecento, a causa anche del terribile terremoto del 1908 che distrusse Messina e mise in gionocchio l'intera provincia.
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Dopo tanti e tanti anni, a "resuscitare" questa storica tradizione ci ha pensato Maria Teresa Rizzo, che di Savoca è la farmacista. Personaggio vulcanico, l'amore per il suo paese l'ha portata a dedicarsi alla bachisericoltura, ma non per produrre tessuti - improponibile dal punto di vista economico - ma per raccontare la sua terra e realizzare con i bozzoli dei piccoli pendenti naturali.
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In realtà, la cura dei bachi, la filatura della seta e la realizzazione deii bozzoli-gioielli, sono solo alcune delle tante occupazioni svolte dalla "farmacista-contadina", come ama definirsi. Maria Teresa, infatti, è un'ottima artigiana, eccellente promoter del territorio e produttrice di limoncello bio. "Anche se ho appeso il camice al chiodo - racconta in prima persona - in realtà io continuo a fare la farmacista, solo che invece di stare dietro ad un banco ad avvolgere scatoline sto "sul campo", la prima farmacia è la natura".
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Portatrice sana di Sicilianità, con radici materiali e sentimentali nella sua Savoca, Maria Teresa ha raccolto l'eredità dei genitori: il papà aveva sette carretti, sette carrettieri e 6 ettari di terreno coltivato a foraggio e agrumi, la mamma gestiva una "putìa", punto di riferimento per tutti coloro che frequentavano la zona. Una realtà dalla quale si è allontanata da giovane, per andare a lavorare, una volta laureata, prima in una farmacia di Milano e poi a Roma.
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"Dopo l'esperienza di Milano e Roma - racconta ancora Maria Teresa - avevo guadagnato abbastanza e mi sono trovata ad un bivio: vendere tutto in Sicilia e rimanere a Roma, o tornare a casa. Alla fine ho seguito il cuore". Quel cuore che, nel 2002, le fa incontrare il marito, Luigi Cataldo, un chimico con un'azienda agricola biodinamica a Caltanissetta.
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A Savoca il suo nome campeggia sulla vetrina del punto espositivo ai piedi del borgo. La farmacista-contadina passa con disinvoltura dal curare e raccogliere limoni alla cucina, dai bachi da seta alle chiacchiere - in quattro lingue - con i turisti nei mercatini a km zero di Messina.
Ma è la storia della Valle d'Agrò, dei suoi contadini, dei mestieri antichi, degli emigranti, quella che Maria Teresa Rizzo ama divulgare, a tuttie quelle persone che vanno a trovarla nel suo piccolo "regno" espositivo, o ai turisti che si siedono ai tavolini del Bar Vitelli per sentirsi Al Pacino nei panni di Michael Corleone. A Savoca, infatti, Francis Ford Coppola nel 1971 girò "Il Padrino", un film che ha segnato il borgo e i suoi abitanti.