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C'è l'Italia e poi... c'è la Sicilia

I dati del 29° Rapporto Italia dell'Eurispes non danno scampo al Sud, ancora troppo indietro

17 maggio 2017
C'è l'Italia e poi... c'è la Sicilia

È stato presentato a Palermo il 29mo Rapporto Italia dell'Eurispes. "Dallo studio - ha spiegato Gian Maria Fara, presidente dell'Istituto di ricerca - emerge l'immagine di un Paese che sembra non voler esercitare nessuno sforzo in direzione del cambiamento. Il Rapporto conferma, inoltre, che esistono più Italie: una che produce ritardi, lentezze e che non si innova e un'altra che invece traina l'economia, la produzione, i servizi, con fiducia nel futuro e senso del dovere. Ad una Italia chiusa in se stessa se ne contrappone una che resiste e che si impegna: l'Italia dell'accoglienza e del sistema istituzionale, degli imprenditori coraggiosi, l'Italia dell'accoglienza e della solidarietà verso i più deboli".

I dati Eurispes scattano una fotografia del Paese quanto mai nitida: una frammentazione sociale che rende ostili e distanti tra loro le aree geografiche e le fasce generazionali e che produce divisioni anche all'interno dei ceti produttivi. "In un Paese sostanzialmente diviso ma dalle enormi potenzialità - ha spiegato ancora Fara - occorre una politica che recuperi credibilità, autorevolezza, consenso e rappresentatività. Il nostro è un Paese che ha registrato un drammatico impoverimento del ceto medio - spina dorsale di ogni democrazia - il blocco della mobilità sociale e che non ha saputo redistribuire la ricchezza, con pesanti ripercussioni sul Mezzogiorno del Paese, sempre più distante dal resto d'Italia".

Le rilevazioni e le analisi dell'Eurispes sul Mezzogiorno fanno emergere per il 2017 una particolare condizione di disagio economico soprattutto in Sardegna e in Sicilia e, allo stesso tempo, il perdurare, seppure con intensità minore, del gap delle altre regioni del Sud rispetto al resto dell'Italia.
Sono infatti gli abitanti delle Isole a ritenere la situazione economica dell'Italia gravemente peggiorata nel 33,9% dei casi. Segue il dato delle altre regioni del Sud (26,4%) e successivamente con valori inferiori le altre aree geografiche (Nord e Centro).
Nelle Isole in particolare oltre cinque famiglie su dieci (il 54%) hanno visto diminuire nel corso dell'ultimo anno il proprio potere d'acquisto, ossia la capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate.
Nel Sud e nelle Isole, più che nelle altre aree regioni, si trova il numero più elevato di cittadini costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese, rispettivamente 59,6% e 44,9%. Sempre in Sicilia e in Sardegna 4 persone su 10 non riescono più a sostenere il costo delle spese mediche né a saldare le rate del mutuo per la propria casa. Non a caso il 33,6% di chi vive al Sud e il 19,7% si sente povero.

Inoltre, quando invece viene chiesto se si è a conoscenza nella propria cerchia familiare o amicale di persone che vivono in stato di indigenza, le percentuali più alte di risposta affermativa continuano a concentrarsi nelle aree meridionali e insulari, al Sud e nelle Isole, dove il 37% e il 26,7%, affermano di conoscere molte persone povere, il 39,6%, e il 40,2%, dichiarano di conoscerne alcune e il 19,1%, e il 24,4% poche, mentre si attestano a quota 4,3% e 8,7% le percentuali di coloro che invece non ne conoscono nessuna. Circa la metà degli abitanti delle Isole conoscono persone che devono rivolgersi alla Caritas per poter vivere, che non possono permettersi un posto dove vivere, non hanno la possibilità di curarsi né di mantenere i propri figli o farli studiare. 8 persone su 10 indicano la perdita del posto di lavoro come causa di questo impoverimento.
Il 25,5% di chi vive nelle regioni del Sud e il 12,6% di quanti abitano in Sicilia o Sardegna riferiscono di conoscere persone che sono state costrette a rivolgersi ad un usuraio.
Tra le strategie adottate per far fronte alle difficili condizioni economiche soprattutto al Sud (31,5%) e nelle Isole (26%) si è chiesto aiuto e sostegno alle proprie famiglie di origine e non è mancato chi è dovuto tornare a vivere con i propri genitori o con i suoceri per necessità (14,2% nelle Isole, 11,1% al Sud).

Sul piano dell'assistenza sanitaria, le testimonianze degli intervistati delineano un'Italia divisa addirittura in tre: al Nord, nonostante i casi problematici, prevale un servizio accettabile, il Centro si colloca in una posizione intermedia, nel Mezzogiorno i disagi sono estremamente frequenti.
Le lunghe attese per visite ed esami sono comuni in tutto il Paese, ma se al Nord-Ovest le ha sperimentate il 49,8%, la quota tocca punte del 93,2% al Sud, e del 90% circa nelle Isole.
Per gli interventi chirurgici, le attese sono state sperimentate da meno della metà dei residenti di Centro e Nord-Ovest, ma da oltre il 66% al Sud e nelle Isole.
Netto il divario relativo alle condizioni delle strutture sanitarie. Le definisce fatiscenti il 18% al Nord-Ovest, il 34,5% al Nord-Est, il 46,6% al Centro, il 60% al Sud, il 69,3% nelle Isole. Una tendenza analoga è stata registrata nelle indicazioni relative a strutture igienicamente non adeguate.

- www.eurispes.eu

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17 maggio 2017
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