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Il più antico lavoro del futuro per un gusto senza tempo

Coldiretti e Cia ci aiutano a capire luci e ombre dell’agricoltura e dell’agroalimentare Made in Italy

31 marzo 2017
Il più antico lavoro del futuro per un gusto senza tempo

Sapete quale sarà il lavoro del futuro? In gran parte, sicuramente, sarà uno dei lavori più antichi dell’uomo, ossia quello della terra. Affermazione magari azzardata ma che trova credito nelle cifre raccolte e presentate recentemente dalla Coldiretti. Con 50.543 imprese condotte da under 35 infatti, l'Italia è leader in Europa nel numero di giovani in agricoltura "per il crescente interesse delle nuove generazioni per il lavoro in campagna dove hanno portato profonde innovazioni con multi-attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo e altro ancora".
Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento della media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. Ma insieme alla burocrazia e all'accesso al credito, la disponibilità dei terreni - sottolinea la Coldiretti - rappresenta il principale ostacolo alle aspirazioni dei tanti giovani che vogliono lavorare in agricoltura. Difatti il 50 per cento delle imprese agricole già esistenti condotte da giovani ha bisogno di disponibilità di terra in affitto o acquisizione. In Italia - continua la Coldiretti - il costo della terra è in media 20mila euro, un valore superiore a quello di Germania e Francia.
Oggi, sempre secondo la Coldiretti, quasi una impresa condotta da giovani su dieci in Italia opera in agricoltura (8,4%), con una interessante prevalenza del Mezzogiorno dove investe ben il 52 % dei giovani agricoltori per un totale di 26.587 le imprese condotte da under 35 nel 2016.

La crescita del settore agricolo è confermata anche dalla Confederazione italiana agricoltori. Un settore che crea valore, ma che purtroppo non 'paga' chi la fa. Mentre infatti il comparto fattura oltre 57 miliardi di euro sui campi, i redditi degli agricoltori calano dell'8% annuo (contro la media Ue del 2%). La Cia-Agricoltori Italiani infatti tiene a sottolineare il "paradosso" di una realtà, quella agroalimentare, che vede l'export del Made in Italy macinare un record dopo l'altro, superando la soglia di 38 miliardi mentre i prezzi pagati ai produttori diminuiscono di un altro 5% nell'ultimo anno.
Ancora, mentre il settore primario crea occupazione con quasi 1,2 milioni di unità attive, l'imprenditore agricolo perde un giorno di lavoro su quattro per assolvere pratiche e adempimenti burocratici.
Per pagare un caffè al bar, l'agricoltore tipo dovrebbe mettere sul bancone oltre 2 chili di riso o almeno 11 uova - ricorda la Cia - Ma anche per comprare un biglietto del cinema un produttore dovrebbe vendere quasi 18 chili di patate, che oggi 'valgono' circa 45 centesimi al chilo, mentre al consumatore vengono proposte a 1,50 euro con un ricarico del 233%.

E ritorniamo a dati forniti dalla Coldiretti per far comprendere quanto sia importante il lavoro degli agricoltori e quanto vituperati però questi rimangano nella loro personale realtà. Ad esempio, negli ultimi 60 anni è aumentata di 180 volte la pasta italiana consumata all'estero e sono cresciute anche di 12 volte (+1130%) le bottiglie di vino italiano esportate fuori dai confini dove ora si stappa addirittura più della metà della produzione Made in Italy. Insomma, l'agroalimentare nazionale nell'arco di mezzo secolo è diventato il simbolo dell'italianità nel mondo "grazie ad una crescita impetuosa all'estero con aumenti in quantità delle esportazioni che raddoppiano per l'ortofrutta (+120%) e aumentano di 36 volte per l'olio di oliva (+3559%) e di 17 volte per i formaggi (+1634%) [...] Le esportazioni dei prodotti simbolo sono decuplicate nel corso degli ultimi sei decenni conquistando i mercati mondiali dove l'immagine dell'Italia si è affermata con la dieta mediterranea che è divenuta sinonimo di salute e qualità della vita, tanto da ricevere il riconoscimento come patrimonio immateriale dell'Unesco nel novembre 2010".

Eppure, vogliamo ripeterlo e ribadirlo, un agricoltore tipo, per pagare un caffè al bar, l'agricoltore tipo dovrebbe mettere sul bancone oltre 2 chili di riso o almeno 11 uova…

[Informazioni tratte da Ansa Terra&Gusto]

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31 marzo 2017
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