La storia delle "donne volanti" di Alicudi, lisergica isola delle Eolie...
Qualcuno narra che, all'inizio del 900, gli abitanti dell'isola cominciarono a vedere cose strane, e le vedevano veramente

Patrimonio dell'Umanità Unesco e paradiso in terra per moltissimi turisti, Alicudi, la più antica delle sette isole Eolie - nata da un'eruzione vulcanica avvenuta circa un milione di anni fa -, ha sempre avuto fama di isola magica, luogo dove accadono straordinari fenomeni e, per questo, compendio terrestre di leggende, tramandate di generazione in generazione.
Foto di gnuckx cc0 - Luogo dello scatto 38° 33' 13,69" N, 14° 21' 00,58" E - CC BY 2.0 - Originally posted to Flickr
Tra le più affascinanti e bizzarre c'è sicuramente quella delle "donne volanti", mito nato intorno gli inizi del Novecento, quando Alicudi viveva di agricoltura (e non di pesca) e gli isolani coltivavano ulivi, viti, ortaggi e segale - quest'ultimo, ingrediente utile per la produzione del pane.
Le cronache raccontano che, intorno al 1902, gli abitanti dell'isola iniziarono a lamentare visioni a dir poco pittoresche: alcuni vedevano donne che volavano e, una volta spiegate le ali, trasformarsi in corvi; altri vedevano uomini in barca che tagliavano trombe marine avvolte nella nebbia.
Visioni che non appartenevano a pochi singoli, ma raccontate e denunciate da una vasta platea di isolani.
Magia? Sortilegio? Diavoleria? Ovviamente, niente di tutto ciò. È più logico pensare che gli arcudari (così si chiamano gli abitanti di Alicudi) fossero vittime di allucinazioni. E qui entra in gioco uno degli elementi agricoli di cui abbiamo appena accennato: la segale.
Infatti, è molto probabile che il cereale coltivato nell'isola in quel periodo - dalla quale si ricavava la farina per fare il pane - fosse "segale cornuta", ossia infestata dal Claviceps purpurea, un fungo parassita meglio conosciuto con il nome di Ergot, dove è presente l'acido lisergico, ingrediente base dell'LSD. Di conseguenza, le visioni degli abitati erano frutto di un'allucinazione collettiva causata da quel pane che l'intera popolazione consumava.
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Un'ipotesi questa, suffragata dall'antropologo Paolo Lorenzi che ha studiato la storia dell'isola. "A portare il fungo sull'isola - dice Lorenzi - pare siano stati gli inglesi, che venivano da queste parti a prendere la malvasia, per fare lo sherry, e l'assenzio. Commerciavano soprattutto a Messina e Palermo e poi passavano dalle Eolie".
Un'altra tesi sostiene come il fungo fosse presente, non soltanto nelle isole ma in tutta Sicilia, da molto più tempo. Tra l'altro, gli effetti della segale cornuta si conoscevano già al tempo degli antichi Greci, che la ingerivano prima di dare vita ai riti dei "Misteri Eleusini".
Dunque, per farla breve, forse - e sottolineamo forse - gli Arcudari per un periodo si sono ritrovati, inconsapevolmente, a vivere una situazione simile a quella che il popolo hippie dell'Isola di Wight avrebbe vissuto - in questo caso consapevolmente - più di sessant'anni dopo, sulle note degli Jefferson Airplane: l'attraversamento delle "porte della percezione" dopo aver ingurgitato l'Ergot sintetizzato da Albert Hofmann.
Per ulteriori informazioni potete leggere l'articolo "Storia oscura del pane allucinogeno" di Tommaso Ragonese pubblicato su Il Tascabile (CLICCA QUI)
- Alicudi, l'isola dai mille gradini (Guidasicilia)