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Nella terra dei fagioli, i Nebrodi, è nato un nuovo Presidio Slow Food

Nove ecotipi, all'apparenza tutti diversi, ma accomunati dall'area di produzione, dalla buccia sottilissima e dal fatto di essere rampicanti

02 settembre 2021
Nella terra dei fagioli, i Nebrodi, è nato un nuovo Presidio Slow Food
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Un nuovo Presidio Slow Food siciliano che ne racchiude nove, tutti insieme. È quello dei fagioli di carrazzo dei Nebrodi, in provincia di Messina. Scriviamo nove, perché altrettante sono le varietà di fagiolo rampicante (carrazzo, nel dialetto dei Nebrodi, significa proprio rampicante) che in quest'area della Sicilia sono accomunate dalle caratteristica di crescere avvinghiati a tutori fatti con le canne, pur mantenendo forma e colori diversi gli uni dagli altri, oltre che naturalmente un'identità ben precisa esplicitata anche dal nome.

I Nebrodi, terra di fagioli

Coltivazione di fagioli di carrazzo dei Nebrodi

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C'è il fagiolo lumachedda, di colore marroncino chiaro con venature marrone scuro; il setticanni, dal seme nero; l'ucchittu santanciulisi e l'ucchiuttu di Santa Lucia, al contrario, sono bianchi; c'è il buttuna di gaddu, rosato e nero e il pinuttaru, rosa con venature viola. E poi tre ecotipi chiamati crucchittu, coltivati nell'alta valle del torrente Naso: vanno dal colore rosso vinoso al viola scuro screziato di rosa.

Tutti e nove si caratterizzano per la quasi totale assenza di buccia, caratteristica che li rende altamente digeribili, e per rappresentare la tradizione agricola dei Nebrodi. 

Fagioli di carrazzo dei Nebrodi - ph Stefano Lembo
Foto di Stefano Lembo

Secondo i racconti degli anziani, infatti, nei Nebrodi i fagioli vengono coltivati almeno dalla metà dell'Ottocento, in particolare in prossimità delle sorgenti, tra i 600 e i 1200 metri di altitudine. Un territorio caratterizzato da forti pendenze e, proprio per questa ragione, ben poco adatto a produzioni intensive.

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Più semplice, si fa per dire, seminare i fagioli negli appezzamenti di terra pianeggiante ricavati dai terrazzamenti: piccole superfici, che garantivano ai contadini una produzione appena sufficiente per il consumo familiare. Poi, a partire dagli anni '60, la presenza degli orti sui Nebrodi ha subito un lento declino.

Fagioli di carrazzo dei Nebrodi - ph Stefano Lembo
Foto di Stefano Lembo

A spiegare il progetto di recupero è Salvatore Granata, referente Slow Food del Presidio: "Tutto è nato dalla collaborazione tra il Parco dei Nebrodi e il Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università di Palermo, che insieme hanno dato vita alla Banca vivente del germoplasma vegetale a Ucria, un luogo destinato alla conservazione della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio naturalistico e ambientale di varie specie vegetali, e l'annesso "Giardino dei Semplici", un orto per la riproduzione dei semi".

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Negli anni, la Banca del germoplasma ha studiato la tradizionale coltivazione di fagioli nel territorio dei Nebrodi, raccogliendo e catalogando i semi di diverse varietà: alla fine, il loro numero sfiorava quota 60. Di questi, quelli riconosciuti Presidio Slow Food sono nove. La scelta, spiega il referente di Slow Food, è caduta "su quelli antichi, quelli cioè la cui presenza è attestata più indietro nel tempo, e su quelli dalle caratteristiche organolettiche migliori, maggiormente apprezzati dal mercato".

Fagioli di carrazzo dei Nebrodi

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I produttori che aderiscono al Presidio Slow Food dei fagioli di carrazzo sono otto e il loro referente, Stefano Lembo, ha meno di 40 anni e una passione nata in un giorno di settembre del 2008. L'area di produzione coincide con i Monti Nebrodi, tra la Vallata del Valdemone e la Vallata del Fitalia, fino all'altopiano di Ucria e il comune di Floresta.

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02 settembre 2021
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