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"Essere Giovanni Piazza"

Alcuni dei pezzi più significativi della grande produzione dell'artista di Santo Stefano Quisquina

-essere-giovanni-piazza
Quando
da sabato 04 gennaio a domenica 09 febbraio 2020

Presso l'ex Circolo Verga (Via Roma 53 - Santo Stefano Quisquina) è in esposizione "Essere Giovanni Piazza", alcuni dei pezzi più significativi della grande produzione dell'artista. Curatori: Alfonso Leto, Roberta Randisi.

Orari: in esposizione fino al 9 Febbraio, da Martedì al Venerdì dalle 17.00 alle 21.00; sabato e domenica dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 21.00

Giovanni Piazza nasce il 29 novembre 1968 a Santo Stefano Quisquina, appena un anno dopo, nel ‘69, i suoi genitori emigrano in Germania, a Münster. Nella cittadina tedesca costruirà la propria vita, ne frequenterà la scuola, lavorerà per una fabbrica di materie prime e successivamente in una falegnameria

Verrà assunto come aiuto scenografo da una rinomata compagnia teatrale itinerante (la Konzertdirektion Bingel di Damstadt e Francoforte); il lavoro da scenotecnico e pittore di teatro sarà fondamentale per apprendere la tecnica pittorica per lo sviluppo del suo futuro operato artistico. Nel 2003 tona in Sicilia, qui, nel paesino d’origine conduce una vita appartata e discreta, svolgendo piccoli lavori occasionali e dedicando gran parte del tempo a una pittura tutta votata alla minuziosa inseminazione di un habitat proliferante di figure e “esserini”.

La pittura diviene per Giovanni, un rifugio, un’arca salvifica, comincia così a dare vita ad una serie ininterrotta di quadri e sculture che hanno finito con il diventare il diario figurato del suo personale e segreto dialogo con il mondo abitato (dagli uomini e dagli animali, dalla flora e dagli oggetti) sovrascritto talvolta da frasi ed epigrafi, come a voler rinforzare le proprie intenzioni comunicative: Toutes les armes sur la lune”. Guardando ogni suo quadro ci si trova già in un ideale evangelo apocrifo in cui gli ultimi sono veramente diventati i primi e i primi sono stati ammoniti e relegati agli ultimi posti del condominio, un mondo visionario e immaginifico dove Pinocchio, il pinocchio collodiano vero e proprio, è inchiodato alla croce della propria colpevole ingenuità.

Sebbene il suo dipingere non sia monotono e attraversi cicli e mutamenti, il suo lavoro è pervaso da una figura costante: una sagomina umana dagli occhi sgranati di nome TOM, acronimo di The Other Man; TOM è riconducibile a qualsiasi essere umano, raffigura allo stesso tempo tutti e nessuno, personificazione dell’altro al di fuori di sé. Scorrendo tra le diverse centinaia di opere, l’immaginario di Giovanni Piazza ci offre un insieme multiforme di temi e figure, in cui ricorre spesso il tema etico del pacifismo, in un modo talvolta selvatico e scanzonato, talvolta portavoce dei sentimenti più docili dell’animo umano come si vede nella scenetta campestre del piccolo dipinto intitolato “Il mio caro amico vecchio cane”, in cui il pittore ritrae il delicatissimo sentimento di fedeltà e amore tra l’essere umano e l’animale che lo accompagna nel cammino.

La mostra testimonia la volontà di una comunità civica, da sempre attenta ai suoi figli artisti, ad assegnare anche gradita accoglienza al suo percorso espressivo, come viatico per una vita futura sempre governata dall’arte e nutrita del dialogo con il mondo dell’arte.

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