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"La mite" di Dostoevskij al Piccolo Teatro della Città di Catania

Lo spettacolo tratto dal racconto del "Grande russo" ha la regia di Valeria La Bua e Davide A. Toscano

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Quando
da venerdì 19 aprile a sabato 20 aprile 2024

Venerdì 19 e sabato 20 aprile (ore 21:00), al Piccolo Teatro della Città di Catania, va in scena lo spettacolo tratto dal racconto di Fëdor Dostoevskij "La mite" per la regia di Valeria La Bua e Davide A. Toscano. In scena Giovanni Arezzo e Alessandra Pandolfini.

Definita dal critico Leonid Grossman "una delle storie di disperazione più potenti nella letteratura universale", "La mite" è un racconto poco noto, ma di infinito spessore, di Dostoevskij ed è uno dei primi flussi di coscienza mai scritti.

Giovanni Arezzo e Alessandra Pandolfini in "La mite" di Fëdor Dostoevskij per la regia di Valeria La Bua e Davide A. Toscano - ph di Dino Stornello

La storia comincia con un uomo che porta in scena il cadavere della moglie, appena suicidatasi (si è gettata dalla finestra, tenendo tra le mani un'immagine sacra). Il flusso del suo racconto sarà il tentativo di ricomporre la realtà, di capire il motivo del gesto della donna.
I due si erano conosciuti presso il monte dei pegni dell'uomo, che faceva lo strozzino: la donna andava da lui per chiedere dei soldi in cambio di piccoli oggetti. Attratto dalla sua giovane età e dal suo carattere mite, l'uomo decide di sposarla, sottraendola a due zie cattive e alle attenzioni di un vecchio bottegaio. La storia va avanti svelandoci poco a poco la verità...

Giovanni Arezzo e Alessandra Pandolfini in "La mite" di Fëdor Dostoevskij per la regia di Valeria La Bua e Davide A. Toscano - ph di Dino Stornello

Si tratta di un testo che, come scrivono i due registi, "disvela, con conoscenza chirurgica, i rapporti di potere - a volte nascosti - che si celano dietro un rapporto di coppia". E lo fa attraverso un protagonista che ha perso il suo posto nel mondo, in cerca di una vendetta nei confronti della società e attraverso una donna - la mite, appunto - che lui ha scelto, appositamente giovane e ingenua, per essere totalmente sua".

"Ciò che è certo - dicono i due registi -, è che in questo racconto l'altro rimane un enigma insondabile, profondo e oscuro. I pensieri della mite ci rimangono ignoti fino alla fine: quali fossero i suoi sogni, i suoi desideri, le sue paure e le sue emozioni, tutto ci è ignoto. Il suo punto di vista è totalmente eclissato, sommerso dalla logorrea del protagonista. La sua "scomparsa" ricorda quella delle vittime nei casi di femminicidio, in cui a prendere rilevanza, a riempire le prime pagine è soltanto la figura dell'assassino".

Giovanni Arezzo e Alessandra Pandolfini in "La mite" di Fëdor Dostoevskij per la regia di Valeria La Bua e Davide A. Toscano - ph di Dino Stornello

"La regia - continuano - mette l'accento su questa scelta di Dostoevskij, dando voce solamente al protagonista maschile, interpretato da Giovanni Arezzo. Costui, uno dei tanti uomini del sottosuolo che caratterizza la produzione del maestro russo, è un personaggio sordido ma allo stesso tempo animato da buoni propositi, e, forse, dotato perfino di un animo nobile. È però la relazione col mondo esterno, con la società, a viziarne il carattere, a renderlo tormentato, severo e, infine, vendicativo nei confronti di una donna che sarebbe stata disposta ad amarlo. La figura insondabile della mite, sempre accanto a lui, ma chiusa nel silenzio della propria infelicità, è interpretata da Alessandra Pandolfini. A lei tocca il compito, in un certo senso, di "condurre" il ricordo dell'uomo. Questi due personaggi, marito e moglie, uomo e donna, si fronteggiano come due duellanti: costretti a combattere tra di loro, ma "umani troppo umani" in cerca di comprensione, salvezza o, forse, più semplicemente, amore".

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