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331 cantieri in 20 Regioni per il ''Piano Strategico Nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico''

06 novembre 2006

Il 70% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico. Il livello più alto di rischio idrogeologico nel Paese coinvolge 5.453 comuni italiani, il 68,8% del totale. E' quanto emerso da uno studio del Ministero dell'Ambiente che denuncia un rischio idrogeologico per il 7,1% della superficie totale nazionale, tale a dire 21.504 chilometri quadrati, di cui 13.760 per frane e 7.744 per alluvioni. Il rischio idrogeologico è strettamente legato alla residualità di molte aree montane, soprattuto quelle che non hanno saputo valorizzare le specificità locali e le potenzialità turistiche.
Un'altra conseguenza - si legge nello studio - è l'abbandono delle superfici boschive. Risulta infatti che più del 50% dei boschi italiani (che coprono un terzo dell'intera superficie italiana) sono abbandonati. L'abbandono è dovuto a motivi economici, come lo scarso valore del legname ma anche all'appesantimento dell'attività forestale dovuto ad onerosi ostacoli burocratici. L'abbandono delle attività forestali non tutela l'ambiente ma, al contrario, comporta nel medio e breve periodo processi di degrado, di cui il fenomeno degli incendi è uno dei segnali più evidenti ed allarmanti.

Alla luce di questi dati, la cooperazione forestale italiana ha chiesto al governo un impegno programmatico per il riassetto idrogeologico e la manutenzione del territorio che rappresenta la più grande opera pubblica del paese.
E nel giorno delle commemorazioni per l'alluvione dell'Arno, avvenuta 40 anni fa,  il ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha firmato il decreto del ''Piano Strategico Nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico'' del 2006 che consente il via libera a 311 cantieri per la prevenzione da frane e dissesto. Si tratta di interventi in venti regioni per un impegno complessivo di 220 milioni di euro. ''Diamo oggi il via libera a oltre 300 cantieri - ha dichiarato il ministro - per intervenire su ambiti territoriali assai delicati. Tutti gli interventi, ed è una novità, sono infatti individuati nelle aree a rischio 3 e 4, cioè le più elevate. In passato oltre 110 interventi erano in aree addirittura non a rischio. E c'è un altro aspetto assai importante e nuovo in questo decreto. Dopo cinque anni, infatti, abbiamo definito d'intesa con le regioni le opere da finanziare. Il coinvolgimento delle regioni significa infatti approccio strategico e attenzione alla programmazione che sono elementi fondamentali di garanzia''.

''Le domande pervenute al ministero - ha aggiunto il ministro - erano tantissime. Questi sono i primi 311 cantieri che potranno essere aperti. E' evidente però che molti altri seguiranno, data l'importanza che hanno le opere per la messa in sicurezza del territorio. La difesa del suolo è l'opera pubblica più importante, dal momento che è necessaria per non dover piangere i morti dopo gli eventi. Fare prevenzione significa proteggere il territorio, le città e le attività produttive. I fondi in Finanziaria sono aumentati: 200 milioni di euro per il 2007, 265 milioni per il 2008 e 265 milioni per il 2009. A questi vanno aggiunti 150 milioni per il 2007 provenienti dai fondi che erano stati destinati al Ponte sullo Stretto. Un totale quindi di 880 milioni per i prossimi tre anni''.

In Sicilia sono sedici i cantieri che hanno ottenuto il via libera per interventi di prevenzione da rischio idrogeologico. Sono stati definiti gli stanziamenti per interventi nei comuni di Alcara Li Fusi (ME), Castroreale (ME), Fiumedinisi (ME), Lipari (ME), Militello Rosmarino (ME), Scaletta Zanclea (ME), Milazzo (ME), Enna, Sperlinga (EN), Cerami (EN), Nicosia (EN), Mazzarino (CL), Gela (CL), Niscemi (CL), Licodia Eubea (CT).

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06 novembre 2006
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