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Arriva il ''The Big Brother of Tuna''. Lo sguardo di un satellite per salvare i tonni dall'estinzione

25 luglio 2006

Il Tonno rosso - quello del Mediterraneo in particolar modo - è certamente tra le specie di tonno più apprezzate al mondo per la qualità delle sue carni e i giusti livelli di grasso. Il Giappone ne è il più grande consumatore, ma anche Stati Uniti e l'Unione europea ne importano gran quantità. Risultato: l'indiscriminata caccia al tonno sta mettendo seriamente a repentaglio la sua esistenza.
Per tentare di salvarlo però, c'è bisogno innanzi tutto conoscere bene la sua natura, quindi conoscere quali sono le sue rotte, e se queste sono influenzate, per esempio, dai fattori ambientali.
Il fatto è che del 'Thunnus Thynnus' non si conoscono tutti i parametri comportamentali e per svelarne i segreti si è ora deciso di utilizzare il monitoraggio satellitare: questa specie è infatti, come abbiamo accennato all'inizio, tra quelle a maggior rischio di estinzione, sia per l'evoluzione delle tecniche di pesca (dalla tonnara fissa alla tonnara volante, con rete calata in mare aperto da motopeschereccio), sia per la forte richiesta del mercato, che la rende una tra quelle economicamente più importanti del Mediterraneo.

L'osservazione degli stock di questi grandi pelagici è l'obiettivo principale del progetto ''Individuazione di indicatori Ambientali derivabili da Satellite per la gestione sostenibile degli stocks di grandi Pelagici'' (IASP), finanziato dalla Regione Campania su fondi UE (Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca) e coordinato dall'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, in collaborazione con la Stazione Zoologica ''Anton Dohrn'', la Società Cooperativa Ketos di Napoli e la DE.MO.PESCA s.a.s. di Cetara (SA). I risultati della ricerca, che si è svolta da ottobre 2004 a giugno 2006, sono stati presentati ieri alla Stazione Zoologica di Napoli.
L'osservazione del mare dallo spazio ha fornito dati continuativi e globali sull'ambiente marino mediante l'osservazione della migrazione di singoli individui su cui è stato impiantato un micro-trasmettitore. ''Nei nostri mari viene pescato l'11% delle 600.000 tonnellate annue di catture complessive in Mediterraneo ed Atlantico'', ha spiegato Rosalia Santoleri dell'Isac-Cnr. ''Per la gestione sostenibile di questa specie occorrono quindi maggiori conoscenze sulle condizioni ambientali in cui il tonno vive e si riproduce, a tutt'oggi ancora scarse''.

Tra i primi risultati del Progetto, la scoperta che i tonni cambiano le rotte migratorie ogni 10 anni, oltre che nella periodicità di 20-100 anni individuata in precedenza. ''La novità è emersa dalle analisi statistiche delle serie storiche (1950-2005) dei dati di cattura dell'International Commission for the Conservation of Atlantic Tuna (ICCAT)'', ha informato Francesco Bignami dell'Isac. ''Le fluttuazioni decennali sono state rilevate in particolare nello Stretto di Sicilia, nei mari Ionio, Tirreno e Ligure e nelle Baleari. Inoltre, l'analisi combinata dei dati satellitari (temperatura e colore del mare) e quelli di pescato relativi alle campagne 2003-2004, messi a disposizione dalla DE.MO.PESCA, ha fatto emergere alcune caratteristiche principali sulla distribuzione spazio-temporale. I tonni grandi (oltre 150 kg e 2 m di lunghezza) nel mese di giugno prediligono le acque più calde dello Stretto di Sicilia e del Mar Tirreno Meridionale. Il tonno rosso poi evita le acque torbide e/o più ricche di clorofilla, come quelle delle zone costiere''.
''Sono stati messi in relazione i punti di pesca con le principali strutture frontali di temperatura e di clorofilla, dove si riscontrano i gradienti massimi dei due parametri osservati da satellite'', ha aggiunto la Santoleri, ''e si è visto che i tonni grandi si dispongono sia in prossimità (0-20 km) dei fronti termici, sia a distanze di 40-60 km, mentre gli individui di taglia piccola sono più sistematicamente pescati o avvistati in prossimità delle zone frontali (0-20 km), generalmente più ricche di prede. Il differente comportamento dei tonni grandi potrebbe essere correlato al loro stato di predazione/nutrizione o di digiuno durante la fase riproduttiva. Gli individui piccoli invece si terrebbero vicino ai fronti per nutrirsi''.

Nel corso del progetto è stata simulata anche la distribuzione di una specie di zooplancton (il krill mediterraneo), fonte di cibo per molte prede del tonno rosso: i risultati mostrano che i punti di pesca sono effettivamente ubicati in prossimità delle zone più produttive di krill, tra cui lo Stretto di Sicilia ed il Canale di Sardegna. Infine è stata avviata l'implementazione di un software GIS per la gestione dello stock di tonno rosso. ''Il progetto IASP - ha concluso infine Bignami - ha messo in luce correlazioni significative tra pescato e indicatori ambientali, la cui definizione andrebbe monitorata per una gestione sostenibile della risorsa ittica, obiettivo che richiede ancora un notevole sforzo nell'attività di ricerca''.

- La vera (e triste) storia del Tonno rosso. (Guidasicilia.it)

 

 

 

 

 

 

 

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25 luglio 2006
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