Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Che inizino le macabre danze, e i funerei saluti: la fine del mondo è ormai alle porte!

Ecco come l'Uomo ha maltrattato il Pianeta, dandosi la zappa sui piedi

18 gennaio 2006

Stando a quello che dicono alcuni esperti internazionali di chiara fama, per quel che riguarda il futuro ambientale e quello delle risorse del Pianeta Terra (tematiche strettamente interconnesse fra di loro) non dobbiamo aspettarci niente di buono, anzi c'è chi dice addirittura che il celebre ''punto di non ritorno'' è stato oltrepassato.
Quindi al misero e tapino essere umano non rimane altro che rassegnarsi e aspettare il momento finale (o se preferite: l'ora x; il giudizio universale; il momento fatale; il tempo sommo, etc. etc.)
Di seguito pubblichiamo due articoli, uno preso da Repubblica l'altro dal blog di Beppe Grillo, che mostrano due possibili, e terribili ipotesi di futuro del Pianeta, una illustrata dal celebre scienziato inglese James Lovelock, l'altra da Lester Brown, altrettanto celebre scienziato fondatore del Worldwatch Institute.

''Troppo tardi per salvare la Terra'' (da Repubblica.it)
''Prima della fine di questo secolo, miliardi di noi moriranno e le ultime persone che sopravvivranno si troveranno nell'Artico, dove il clima resterà tollerabile''
. Il catastrofico annuncio arriva da una fonte autorevole: James Lovelock. Il celebre scienziato inglese, guru dell'ambientalismo, negli anni '70 concepì la ''teoria di Gaia'', il sistema attraverso il quale la Terra si autoregolamenta in modo da continuare a fornire le condizioni adatte alle forme di vita che la abitano.
L'allarme lanciato dallo scienziato sulle pagine del quotidiano The Independent non potrebbe essere più inquietante: anticipando il contenuto del suo nuovo libro, che uscirà nelle librerie britanniche il 2 febbraio con il titolo 'The Revenge Of Gaia' ('La vendetta di Gaia'), Lovelock afferma che ormai è troppo tardi per fermare il surriscaldamento globale e che sugli esseri umani si sta per abbattere una catastrofe di dimensioni peggiori di quanto finora si era previsto.
Il suo approccio olistico allo studio del 'sistema Terra' è del tutto unico: anziché studiare singoli fattori indicativi dei cambiamenti climatici, Lovelock analizza come l'intero sistema di controllo del nostro pianeta si comporta una volta messo sotto pressione. Grazie a questo approccio, lo scienziato è riuscito ad identificare una miriade di meccanismi di reazione e controreazione che finora sono serviti a mantenere la Terra ad una temperatura più o meno fresca. Ora che il delicato equilibrio di Gaia è stato spezzato, conclude Lovelock, questi stessi meccanismi serviranno invece a rendere la Terra insopportabilmente calda.

Nel suo articolo per l'Independent, lo scienziato si sofferma su due esempi.
In primo luogo, i ghiacci dei Poli sono finora serviti a riflettere i raggi solari, deflettendo così il calore. Con il loro scioglimento, la scura superficie degli Oceani aumenterà immagazzinando così più calore.
Il secondo esempio riguarda invece le polveri prodotte dalle industrie, che ricoprono con un sottile velo tutto l'emisfero settentrionale. Queste producono un fenomeno noto come 'oscuramento globale', che mantiene basse le temperature in maniera artificiale, impedendo che tutti i raggi solari raggiungano la superficie del pianeta. Ma con una riduzione dell'attività industriale e della produzione di gas inquinanti questa coltre potrebbe scomparire velocemente, causando un improvviso aumento delle temperature.
Secondo Lovelock è ormai troppo tardi per evitare la catastrofe. Anziché appellarsi ai governi mondiali affinché si impegnino nella lotta all'effetto serra, lo scienziato consiglia invece di prepararsi al peggio e di cercare modi per assicurare la sopravvivenza della razza umana, prima che essa si trasformi in ''una caotica calca governata da signori della guerra''.

Tra le più scioccanti proposte contenute nel suo nuovo libro, vi è quella di ''una guida per i superstiti dei cambiamenti climatici'', per aiutarli a sopravvivere dopo il totale crollo della società umana. Scritta non in forma elettronica, ma ''in forma cartacea e con inchiostro durevole'', e dovrà contenere tutto il sapere scientifico basilare accumulato in migliaia di anni, come la posizione della Terra nel sistema solare ed il fatto che batteri e virus causano malattie infettive. Insomma un'ultima traccia dopo ''la fine del mondo che conosciamo''.

''La fine delle risorse'' (da Il Blog di Beppe Grillo)
Ho chiesto a Lester Brown, uno dei più importanti analisti dell'ambiente, fondatore del Worldwatch Institute, e definito dal Washington Post: ''uno dei più influenti pensatori del mondo'', delle previsioni su quello che ci aspetta.
Ecco la sua risposta (preoccupante, belin!):

''Mentre stiamo entrando in un nuovo anno, vorrei riflettere su come la nostra economia globalizzata sia giunta, dal punto di vista ambientale, ad una soglia oltre la quale non sia più sostenibile dalla Terra. Mentre tutto questo è sempre stato ben chiaro agli ecologisti, quanto sta accadendo in Cina lo ha chiarito anche agli economisti.
La Cina ha superato abbondantemente gli Stati Uniti nel consumo di tutta una serie di risorse di base, come il grano, la carne, il carbone, l'acciaio con la sola eccezione del petrolio.
Qualora l'economia cinese dovesse continuare ad espandersi al ritmo dell'8 per cento l'anno, il reddito per abitante raggiungerà quello americano nel 2031.
A quel punto i cinesi, che saranno oltre un miliardo e quattrocentocinquanta milioni, consumeranno risorse quali petrolio e carta in quantità ben maggiori di quanto il mondo non ne stia producendo al momento.
Si rischia l'esaurimento del petrolio e delle foreste a livello mondiale.
Il modello economico occidentale - basato su carbone, benzina, automobile, rifiuti - non funzionerà in Cina. E se non funzionerà in Cina non funzionerà neanche in India che, nel 2031, avrà una popolazione ancor più importante di quella cinese.
Né tanto meno funzionerà per gli altri tre miliardi di abitanti dei Paesi in via di sviluppo che puntano anch'essi all'"american dream".
Ciò è tanto più vero per le economie dei paesi sviluppati che si troveranno a dover agire in un mondo sempre più integrato, nel quale dovranno anch'esse competere per gli stessi petrolio, grano ed acciaio.

La sostenibilità dello sviluppo economico dipende dunque dal passaggio ad un modello economico basato sull'energia rinnovabile, sul riciclo e sul riuso dei materiali nonché su un sistema diversificato di trasporto.
"Business as usual" - il piano A - non ci può condurre verso il futuro al quale vogliamo puntare.
E' il momento di passare al piano B, e di incominciare a costruire una nuova economia ed un nuovo mondo.
Il piano B si compone di tre parti:
1. una ristrutturazione dell'economia globale in modo da consentire la sostenibilità della nostra civiltà
2. un gigantesco sforzo per sradicare la povertà, stabilizzare la crescita della popolazione, riportare la speranza
3. un enorme sforzo per ridare un equilibrio al sistema terrestre.
Esempi di questo nuovo modello possono essere visti nelle fattorie alimentate ad energia eolica, in Europa, nei tetti giapponesi tappezzati di pannelli solari, nella quantità in rapida crescita di macchine ibride negli Stati Uniti, nella riforestazione in Corea del Sud, e nelle strade dedicate alle biciclette di Amsterdam.
Praticamente tutto ciò che ci serve per costruire il nuovo modello economico è stato fatto, o abbozzato, in uno o più Paesi.
Tutte queste considerazioni sono state approfondite e discusse nel mio nuovo libro: ''Plan B 2.0'', che può essere liberamente scaricato a www.earth-policy.org"

Les Brown

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

18 gennaio 2006
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia