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Ecosistema Urbano 2007: XIII° rapporto di Legambiente sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia

24 ottobre 2006

Poco verde per gli italiani e quindi poca aria pulita da respirare. Poco rispetto per l'ambiente da parte degli italiani e quindi poco ambiente pulito da vivere. Se poi andiamo a fare il paragone con altre città europee , il Bel Paese ne esce proprio con le ossa rotte. Per esempio gli svedesi di Goteborg possono contare su 181 metri quadrati di prati e giardini pubblici ciascuno, Roma (una delle nostre migliori italiane in questo senso) e i romani solo 23 metri per abitante.
Berlino non è certo il paese del sole, eppure detiene il primato europeo degli impianti solari installati negli edifici pubblici; niente invece nelle assolatissime Napoli e Palermo. Barcellona non è forse l'eden del trasporto pubblico, ma in pochi anni ha realizzato una rete su ferro che è circa il doppio di quella di Milano, con tempi di esecuzione delle opere dimezzati rispetto a quelli di casa nostra.

Dalla Scandinavia alla Spagna, dalla Francia alla Germania, sono tanti, troppi, i centri grandi e piccoli dove c'è più verde e meno traffico, aria più pulita e meno abusivismo edilizio che in uno qualsiasi dei 103 capoluoghi di provincia italiani. E visto che spesso la differenza non nasce da arretratezza economica - basti pensare alle città padane: tra le più ricche d'Europa - allora vuol dire che dipende, almeno in parte, da un eccesso di inerzia, da un deficit di ''modernità'' di chi le nostre città governa.Questa inattività, questa pigrizia, risaltano con evidenza scorrendo le centinaia di dati di ''Ecosistema Urbano 2007'', l'annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani.
Da un anno all'altro, nell'insieme delle 103 città esaminate, l'emergenza smog è rimasta immutata, ci si continua a muovere soprattutto in automobile e i passeggeri dei mezzi pubblici restano pochissimi, la raccolta differenziata dei rifiuti si mantiene largamente al di sotto di quel 35% fissato come soglia minima da una legge del 1997.

Dei passi in avanti ci sono stati: sono cresciute le zone a traffico limitato, inesistenti o quasi dieci anni fa; molti comuni del nord hanno ''imparato'' a recuperare buona parte della spazzatura che producono. Nel complesso, però, rimangono delle profonde lacune, con due grandi, immensi buchi neri. Il primo è la mobilità. Traffico e inquinamento non sono prerogative italiane, ma del "non fare" abbiamo spesso l'esclusiva. L'altro buco nero, meglio una voragine, è la drammatica arretratezza delle città del centro-sud nello smaltimento dei rifiuti. A Napoli, a Bari, in Sicilia, anche nel Lazio, la raccolta differenziata non decolla, mentre decollano e imperversano l'illegalità, il rischio per la salute, le ecomafie.

L'Ecosistema Urbano Siciliano
CataniaI Comuni dell'Isola nella classifica di Ecosistema Urbano si posizionano tutti tra l'ottantesimo (Enna) e il 101° posto (Catania).
Rispetto allo scorso anno Enna compie però un balzo in avanti nella graduatoria generale di ben venti posti. Caltanissetta scivola in basso, in compenso, di ventidue posizioni.
La classifica di Legambiente viene stilata prendendo in considerazione 25 indicatori, e ogni città ottiene un punteggio che varia da 0 a 100. Alcuni indicatori come gli inquinanti atmosferici, la depurazione delle acque, la raccolta differenziata e il trasporto pubblico, ''pesano'' più di altri (ad esempio le isole pedonali, le politiche energetiche comunali e il verde pubblico).
Nel sistema complessivo le categorie acqua, ambiente urbano, aria e trasporti pesano ciascuna tra il 15% e il 18%, le categorie rifiuti ed energia pesano il 13%, la categoria di gestione pesa per l'8%.

La città siciliana che ha ottenuto il punteggio più alto è Enna (49.33%), 80esima a livello nazionale, che rispetto all'anno scorso ha recuperato ben 20 posizioni. Segue Palermo, 85esima con il 46,19%, che ha guadagnato un posto in graduatoria. Caltanissetta (44,96%) rispetto all'anno scorso è andata indietro di 22 posizioni, scendendo all'89° posto. Progressi a Messina, che con il 43,28% si piazza al 91° posto, salendo di 7 posizioni rispetto al rapporto 2006.
Quasi invariata la situazione di Agrigento, 94esima con il 40,93% (l'anno scorso era 95esima), mentre Siracusa (38,70%) scende dal 92° posto del 2006 al 97esimo di quest'anno. Trapani conferma il 99esimo posto dell'anno scorso, con il 37,35%, mentre Ragusa (100esima con il 37,15%) scende di ben 12 posizioni rispetto all'anno scorso. Maglia nera in Sicilia è Catania, al 101esimo posto con il 37,02%. Il capoluogo etneo guadagna una posizione rispetto al 2006.

Nelle classifiche relative ai singoli indicatori, le città siciliane non ottengono buoni risultati per il verde urbano. A Messina, secondo i dati raccolti dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia, nel 2005 c'erano solo 0,22 metri quadri di verde pubblico per abitante, e la città dello Stretto era ultima in Italia per questo indicatore. A Caltanissetta il valore è di 0,55, e a Trapani di 0,69. Le cose vanno meglio ad Agrigento, prima città siciliana (54esima nella classifica nazionale) con 6,04 metri quadri di verde pubblico per abitante.
Note dolenti anche per i rifiuti. Ragusa è al 72° posto in Italia per percentuale di raccolta differenziata (12,2%), ma gli altri 8 capoluoghi di provincia dell'Isola si piazzano dall'88° posto in giù. Ancora una volta la maglia nera è Messina, che raggiunge quota 1,5%. Al penultimo posto in Italia Siracusa con il 2,8%.

L'Amministrazione comunale di Catania però, non l'ha presa bene e ha deciso di scrivere a Legambiente, dicendo che il posto dato al capoluogo etneo nella classifica del rapporto è un dato avvilente che Catania non merita assolutamente anche su basi obiettive e scientifiche.
''Ciò - hanno scritto dal Comune di Catania - amareggia ed induce a ricercare le ragioni di tanto severo giudizio, considerato che in quest'ultimo quinquennio moltissimo è stato fatto per migliorare lo stato del nostro territorio, la condizione di vivibilità urbana, la qualità della vita.''
''E, in effetti, solo a guardare con un po' di attenzione dentro il rapporto, emergono, ed anche con relativa facilità, ancora una volta errori di ogni genere, da quelli materiali, che vanno subito rettificati, a quelli di impostazione metodologica, che rivelano l'arbitrarietà del sistema costruito.Su tali errori si mortifica la nona città d'Italia, la sua Amministrazione, i suoi cittadini.''

[...] ''Inutile, ormai, venire al merito perché era già stato fatto lo scorso anno e Legambiente ha tranquillamente ignorato tutte le nostre osservazioni, evidentemente si tratta di sentenze già scritte che i dati scientifici e il buonsenso non possono mutare. Possiamo solo ribadire la vecchia domanda anche se, certamente, neanche questa volta ci sarà risposta plausibile. Con quale criterio vengono scelti i parametri da porre a base di valutazione? Qui preme far notare alla gente che legge i giornali e soprattutto ai cittadini di Catania, che la loro città non è la penultima d'Italia per vivibilità ambientale, o, almeno, non lo è se i confronti sono fondati su criteri obiettivi.'' [...]
[...] ''Poiché non tolleriamo che Catania sia sottoposta ad insulti chiederemo ancora una volta di essere valutati il più seriamente e severamente possibile con l'intervento dell'Agenzia Nazionale per l'Ambiente (APAT) per elaborare un sistema di indicatori di sostenibilità urbana obiettivo e munito delle pesature che rispettino la realtà specifica dei luoghi le sue peculiarità, le sue complessità, perché siamo desiderosi di essere valutati e stimolati, ma non ingiustamente mortificati.''

- Ecosistema Urbano 2007

 

 

 

 

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24 ottobre 2006
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