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Etna, sotto stretta sorveglianza

Tutti attenti per la continua presenza vitale che pulsa sotto la crosta del vulcano più alto d'Europa

10 settembre 2004

Da martedì scorso l'Etna è un sorvegliato speciale. A quota 2.950 metri, infatti si è aperta una crepa  alla base del cratere di Sud-Est, da dove è iniziata a fuoriuscire una colata che si è arrestata dopo pochissimo tempo.
Sono stati due i bracci lavici che erano emersi dalla frattura: uno ha percorso circa 50 metri, l'altro, quello più avanzato, 300 metri. Gli esperti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania, accorsi l'indomani mattina hanno potuto constatare che delle quattro piccole bocche che si erano create, tre si erano completamente raffreddate mentre una mostrava ancora un modesto "rossore", sintomo della presenza di calore. Gli esperti hanno spiegato che visto la mancanza di esplosioni, e la  presenza di una normale attività di degassazione, non si può escludere che ci possano essere fenomeni di "ingrottamento", con la lava che possa riemergere da "bocche effimere", ma, sempre secondo gli esperti, dato che non sono stati registrati eventi sismici, né variazioni dell'ampiezza del tremore nei condotti interni, allo "stato attuale l'eruzione è ferma".

Pure se la situazione sull'Etna non ha manifestato particolari condizioni di preoccupazione, i vulcanologi comunque seguono con attenzione lo stato di deformazione del suolo e continuano ancora a "non sciogliere la prognosi".
"Questo stato di fermo - sottolineano - va studiato. Per il momento non cambia alcunché: bisogna attendere i prossimi giorni per dare una diagnosi certa sullo stato di salute dell'Etna". Le fratture secche, cioè senza emissione di lava, che si sono create nella zona sommitale dell'Etna, a circa 2.800 metri di quota, si sono allargate e sono in aumento.

"Questo fenomeno - ha spiegato il direttore dell'Istituto, Sandro Bonaccorso - non è un buon indizio di tranquillità, perché ci dice che il magma è alto nei condotti interni del vulcano e preme per uscire. Non possiamo escludere un'eruzione in quella zona, anche se non sappiamo quando e se accadrà". L'Etna insomma cerca un proprio equilibrio, quindi rimane sotto osservazione. 
"Una cosa del genere - ha ricordato Bonaccorso - è già avvenuta nel 1985". Gli esperti hanno tenuto inoltre a ricordano che "la zona interessata riguarda una zona sommitale del vulcano, lontana da centri abitati".

Intanto proseguono a espandersi le fratture secche, delle vere e proprie crepe sul terreno senza emissione di lava, che secondo gli ultimi rilievi sono apparse anche a 2.700 metri nella Valle del Bove.
L'attività effusiva a tutt'oggi è assente, ma gli strumenti dell'Ingv segnalano che la temperatura nei condotti è alta, stimata intorno a 900 gradi. Secondo gli esperti, la creazione di queste nuove fratturazioni e l'espansione di quelle già esistenti dimostra che all'interno del vulcano il magma è in movimento ma che non ha la potenza necessaria per fuoriuscire.

Per precauzione, già il giorno dopo della piccola colata, l'assessorato alla Protezione civile della Provincia di Catania ha costituito una unità di emergenza pronta ad entrare in azione, qualora si verificasse la necessità, coordinata con la prefettura, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il Dipartimento regionale di Protezione Civile e il Dipartimento regionale delle Foreste.

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10 settembre 2004
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