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Il piatto del giorno...

...Tonno mediterraneo in salsa di mercurio. Allarme nel palermitano: sequestrate 14.500 confezioni di tonno inquinato

24 aprile 2007

I carabinieri del Nucleo Antisosticazione (NAS) hanno sequestrato ieri, in un un'industria ittico-conserviera di Bagheria (PA), circa 14.500 confezioni di tonno per un valore complessivo di oltre 40 mila euro.
Dalle analisi di laboratorio è infatti emerso che il tonno conteneva una percentuale di mercurio superiore ai limiti consentiti.

Un sequestro che ha subito indirizzato l'attenzione, e il conseguente allarme, verso un problema che dovrebbe essere trattato più scrupolosamente, visto che il mercurio è una sostanza presente in grande quantità nelle acque dei nostri mari. Infatti, secondo le stime di Nicola Pirrone, direttore dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Rende (CS), nel Mediterraneo ogni anno si riversano almeno 85 tonnellate di mercurio, in parte per cause naturali e in parte per l'attività dell'uomo.
''Di mercurio nel Mediterraneo ce n'è parecchio - spiega Pirrone - una parte viene rilasciata dalle rocce del fondo in seguito ad attività naturali, mentre l'altro fattore è l'attività umana, specialmente le centrali elettriche e le discariche. E' difficile distinguere i due fattori, ma in totale ogni anno abbiamo stimato che 25 tonnellate si sciolgono in mare provenendo dall'atmosfera, e 60 vengono rilasciate dal fondo''.

Il mercurio è particolarmente pericoloso perché non viene espulso dall'organismo, ma si accumula nei tessuti. Questo fa sì che risalendo nella catena alimentare la quantità presente negli organismi marini aumenti progressivamente. ''Più grosso è il pesce e più mercurio contiene - conferma il ricercatore - inoltre il riscaldamento globale ha fatto sì che nuove specie siano arrivate nel Mediterraneo provenienti dai mari più caldi, e quindi aumentano i 'bioaccumulatori' per il metallo. Inoltre le temperature più calde favoriscono la 'cattura' del metallo da parte del mare''.
Il principio di bioaccumulazione vale anche per l'uomo: sebbene sia molto difficile che mangiando pesce 2-3 volte alla settimana si riesca a raggiungere la soglia ritenuta pericolosa di 0,1 millesimi di milligrammo per chilo corporeo ogni 7 giorni, questo metallo rimane nell'organismo, e i suoi effetti si manifestano a lungo termine.

Giovanni Basciano, vicepresidente nazionale e responsabile regionale dell'Agci-Agrital (Associazione generale cooperative italiane-Settore Agro-ittico-alimentare), ha espresso la sua ''preoccupazione per la salute dei consumatori e per le condizioni generali dei nostri mari'' commentando il sequestro di ieri: ''Il mercurio proveniente dalle industrie e dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici - ha detto Basciano - arriva ai tonni per effetto del bioaccumolo lungo la catena trofica. Di norma i pescatori sono accusati di essere i principali responsabili dei mali del mare, mentre noi abbiamo sempre sostenuto che traffico navale, sversamenti più o meno accidentali, uso sconsiderato delle coste, inquinamento dell'aria e delle acque interne sono responsabili del depauperamento delle risorse e della biodiversità. Solo la Commissione Europea continua imperterrita a penalizzare i pescatori come unici responsabili''.

Secondo Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, ''il sequestro avvenuto nel palermitano conferma la necessità di fermare laddove possibile l'uso industriale del mercurio. Le emissioni di questo metallo pesante innescano infatti un ciclo ambientale che, attraverso la catena alimentare, ha come bersagli finali i grandi pesci predatori e l'uomo''. ''I principali effetti sanitari - ha ricordato Della Seta - sono ormai noti a tutti: danni al sistema nervoso centrale, malformazioni del feto e aborti spontanei. A causa dell'alto tasso di inquinanti riscontrato nei pesci, per quanto riguarda l'assunzione di tonno e pesce spada, l'Oms (l'Organizzazione Mondiale per la Sanità, ndr) suggerisce di non superare i 500 grammi a settimana di prodotto fresco''.
Legambiente ha inoltre rammentato che le emissioni di mercurio nell'acqua in Italia - solo nel 2005 -  hanno superato la tonnellata. Quasi 3 sono invece quelle immesse in atmosfera, per un totale di quasi 4 tonnellate liberate nell'ambiente. Tra le maggiori fonti di emissioni di mercurio rientrano gli impianti di fabbricazione di prodotti chimici inorganici di base, come gli impianti cloro-soda che utilizzano la tecnologia al mercurio, responsabili dello sversamento in acqua di 115 chilogrammi di mercurio. Valore inferiore solo ai 666 chili emessi dalle discariche e ai 205 chili dovuti all'eliminazione di rifiuti non pericolosi (inceneritori).
Proprio gli impianti cloro-soda sono, da oltre due anni, oggetto della campagna ''Stop al mercurio'' di Legambiente, che chiede una loro rapida riconversione alla tecnologia a membrana più pulita e meno energivora. ''E' necessario - ha aggiunto infine Della Seta - a tal fine approvare in tempi brevissimi le Linee Guida per la riconversione di questi impianti chimici''.

La contaminazione da mercurio
Il mercurio è un metallo che si presenta allo stato liquido a temperatura ambiente. In tale stato non è tossico, lo sono i vapori se inalati, i sali inorganici solubili e i derivati organici. Questi ultimi sono quelli che destano maggior preoccupazione, in particolare il metilmercurio. Questo composto può essere prodotto dalle lavorazioni industriali o dalla flora batterica a partire da mercurio metallico.
Il problema del mercurio come inquinante scoppiò negli anni '50 in Giappone, nella Baia di Minamata, dove una grande fetta della popolazione si ammalò di una grave malattia a carico del sistema nervoso a causa dell'ingestione prolungata di pesce contaminato da mercurio, scaricato da una fabbrica che operava nelle vicinanze della baia. Fenomeni simili sono avvenuti anche in altre parti del mondo.

Il mercurio presente nell'acqua viene ingerito dal plancton e risale via via la catena alimentare diventando sempre più concentrato. I pesci che sono al vertice della piramide alimentare arrivano ad avere una concentrazione da 3000 a 27000 volte maggiore di quella dell'acqua nella quale vivono. Nell'uomo avviene un'ulteriore concentrazione e quando il mercurio nel cervello supera certi valori, sopraggiungono i problemi neurologici. E' il cosiddetto fenomeno del bioaccumulo.
Il mercurio che ingeriamo proviene in massima parte dal pesce, soprattutto dai predatori di grossa taglia come il tonno, il pesce spada, il palombo, l'anguilla, il luccio, ecc.
Solitamente i pesci più contaminati contengono una quantità di mercurio pari a 0.1-0.3 ppm (parti per milione), ma quelli che vivono in acque molto contaminate (per esempio quelle del Reno in Germania) possono arrivare a 2 ppm.

Dal momento che il problema riguarda il fenomeno dell'accumulo, esso dipende dalla quantità ingerita e dal tasso di inquinamento. Il problema si fa più intenso per coloro che vivono in zone costiere inquinate, e si cibano regolarmente di pesce proveniente dal mercato ittico locale.
Per il resto della popolazione, se consideriamo che:
1) il consumo di pesce andrebbe rivolto soprattutto verso quelle specie contenenti grassi essenziali, come salmone, sgombro, aringhe, sardine, che non sono ai vertici della catena alimentare;
2) difficilmente il pesce acquistato proviene sempre dalle stesse zone, e difficilmente hanno livelli di inquinamento elevati. Il tonno in scatola, per esempio, proviene soprattutto dagli oceani che presentano un tasso di inquinamento minore rispetto al Mediterraneo;
si può concludere che una normale dieta equilibrata, che tenga conto delle esigenze dell'organismo e che preveda, quindi, una assunzione adeguata di acidi grassi essenziali, non presenta alcun rischio nei confronti della intossicazione da mercurio.
Comunque a scopo cautelativo, è sempre bene non esagerare nella somministrazione dei pesci a rischio ai bambini, alle donne in gravidanza e alle persone anziane.

I sintomi generali dell'intossicazione da mercurio
- Affaticamento, stanchezza e mancanza di energia
- Cambiamento dell'andatura, discorsi confusi e disturbi emotivi
- Depressione
- Perdita dell'autocontrollo (sbalzi di umore, nervosismo)
- Vertigini
- Poca o nulla memoria
- Deficit uditivi e/o visivi (anche con perdita della vista)
- Disfunzione delle ghiandole surrenali, con conseguente diminuzione di resistenza allo stress
- Alopecia (perdita di capelli)
- Anoressia
- Malformazioni congenite dei feti (le donne incinte sono infatti le più a rischio)
- Arrossamenti del viso o di altre parti del corpo (esantemi), dermatite
- Iperattività
- Disfunzioni tiroidee
- Disfunzioni del sistema immunitario
- Insonnia
- Danni renali
- Formicolio e/o dolore agli arti, tremori, debolezza muscolare
- Salivazione eccessiva
- Emicranie
- Colite, pancia gonfia

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24 aprile 2007
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