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Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore quest'anno, potrebbe già avviarsi alla sua conclusione

Intanto l'Italia ha aumentato le emissioni di gas nocivi

02 novembre 2005

C'è chi nel Protocollo di Kyoto ha visto la giusta soluzione da adottare per ridurre l'inquinamento atmosferico mondiale. C'è chi, invece, del Protocollo se ne è strafregato (un Paese su tutti: l'America) definendolo inutile e dannoso, per l'economia.
Comunque sia, con l'avvicinarsi del grande summit climatico in programma a Montreal dal 28 novembre al 10 dicembre prossimi (l'undicesima della lunga serie di conferenze Onu dedicate ai cambiamenti climatici), piuttosto che assicurare un futuro al contestato accordo internazionale per la riduzione del gas serra - entrato in vigore proprio quest'anno -, il vertice canadese potrebbe decretarne addirittura la fine prematura.
Intanto, in qualsiasi verso andranno le cose, l'Italia continua ad aumentare le sue emissioni di gas inquinanti anno dopo anno: gli ultimi rilevamenti parlano di un'11,5%.

Un bordata, francamente inattesa, contro il Protocollo firmato nel '97 nella città giapponese (a quei tempi anche dal presidente Usa Clinton, dopo sconfessato da Bush), è arrivata nei giorni scorsi dal premier britannico Tony Blair, finora convinto sostenitore di Kyoto, come quasi tutti i governanti europei.
''Dobbiamo riconoscere che, sebbene il Protocollo di Kyoto ci abbia indicato la giusta strada da seguire, esso non è sufficiente'', è stato scritto da Blair in un'editoriale uscito sull'Observer, che di fatto segna la presa di distanza da una seconda fase del Protocollo in cui dovessero continuare ad essere assenti non solo gli Stati Uniti, ma anche i grandi Paesi in via di sviluppo come India e Cina.
''La prima fase degli impegni previsti da Kyoto termina nel 2012 - ha ricordato Blair -. La sfida riguarda quello che verrà dopo. Assisteremo a nuove divisioni, o saremo capaci di mantenere una cornice vincolante per uno sviluppo sostenibile?''.
Bella domanda quella di Blair, che negli ultimi tempi comunque non ha nascosto che ''bisogna trovare una strada differente''.

Quello che ora temono i movimenti ambientalisti di tutto il mondo, già mobilitati in vista di Montreal, è che l'Inghilterra sia stata conquistata dal nuovo Patto climatico Asia-Pacifico. Apparentemente un accordo fra Usa, Canada, Giappone, Australia, Cina e India basato su accordi volontari per la riduzione dei gas serra e lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili; in pratica un modo per dire all'Europa che il sistema delle scadenze e delle sanzioni previste dal Protocollo di Kyoto è troppo oneroso per le economie nazionali.

Mentre il Canada si avvia a diventare terreno di scontro di una decisiva battaglia climatica fra i sostenitori del Patto climatico Asia-Pacifico e l'Unoine europea, ormai priva del sostegno britannico, il segretariato dell'Onu ha reso noto l'ultimo bilancio sull'andamento delle emissioni di gas serra nel periodo 1990-2003.
I Paesi più virtuosi fra tutti quelli industrializzati sono risultati la Germania, il Regno Unito, il Lussemburgo e l'Islanda, con riduzioni superiori al 10%. L'Est europeo ha ridotto ancora di più, ma a causa del crollo economico-industriale, e non perché abbia riformato il proprio sistema energetico.
Tutti gli altri Paesi industrializzati, invece di ridurre, hanno aumentato le proprie emissioni. Fra questi anche l'Italia che doveva abbatterle del 6,5% entro il 2012 e invece finora le ha incrementate dell'11,5%.
''Almeno la metà del nostro carico di riduzioni lo realizzeremo attraverso progetti nei Paesi in via di sviluppo e nell'Est - assicura il direttore generale del ministero dell'Ambiente Corrado Clini -. Secondo le nostre ultime valutazioni, in termini quantitativi, l'Italia dovrà ridurre ogni anno 85-100 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Per alleggerire il carico degli interventi nazionali, stiamo lanciando decine di progetti internazionali. I partners con cui abbiamo iniziato le trattative sono Cina, Russia, Est Europeo, Sud America e Africa del Nord''. In questi Paesi l'Italia conta di realizzare centrali elettriche, impianti industriali a basso impatto ambientale e nuove foreste, guadagnando così crediti di emissioni.
In pratica, aiutando questi Paesi ad inquinare meno, l'Italia potrà alleggerire il pesante bilancio interno dei gas a effetto serra.

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02 novembre 2005
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