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Il sacco dell'ambiente. I numeri spaventosi dell'illegalità ambientale nel Belpaese

In appena 5 anni, 133.602 illeciti, 105.911 persone denunciate o arrestate, 37.709 sequestri

25 novembre 2005

Numeri spaventosi: 133.602 illeciti ambientali, 105.911 persone denunciate o arrestate, 37.709 sequestri effettuati. È questo il quadro, elaborato da Legambiente su cifre fornite dalle forze dell'ordine, sul sacco dell'ambiente italiano negli ultimi cinque anni.
Un convegno, organizzato nei giorni scorsi a Roma da Legambiente, per discutere di ''I crimini contro l'ambiente: dall'impunità alla certezza della pena'', è servito ancora una volta a denunciare il gravissimo fenomeno delle ''ecomafie'' e della criminalità ambientale nel nostro paese, e per ricordare che fenomeni come l'abusivismo edilizio e l'inquinamento idrico, gli incendi boschivi e la contaminazione del suolo, le discariche abusive e le cave illegali, l'inquinamento dell'aria e il racket degli animali restano troppo spesso impuniti. E ancora, per ribadire la necessità, sottolineata da anni dall'associazione ambientalista, di introdurre nella legislazione italiana il delitto ambientale approvando il disegno di legge n° 5783, l'unica legge ampiamente bipartisan in discussione in questa legislatura.

Un ragionamento e una necessità proposta e discussa tra gli altri da: Pier Paolo Cento (vicepresidente commissione Giustizia della Camera), Roberto Della Seta (presidente di Legambiente), Anna Finocchiaro (relatrice del disegno di legge n° 5783), Ermete Realacci (membro commissione Ambiente della Camera), Ciro Riviezzo (presidente Anm), Paolo Russo (presidente commissione parlamentare d'inchiesta sul Ciclo dei rifiuti), Luca Ramacci (sostituto procuratore presso il Tribunale di Tivoli) ed Enrico Fontana (responsabile osservatorio ambiente e legalità Legambiente).
A Fontana, in particolare, il compito di ricordare il consenso ampio e trasversale del disegno di legge (da An all'Udc, dal Nuovo Psi a Rifondazione comunista, passando per Ds e Margherita) ''che rappresenta di per se un risultato significativo, ma che chiaramente non basta - ha spiegato il responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente -. Parliamo di una riforma di civiltà che Legambiente sollecita da ben 10 anni. Un segnale di grande valore che questo Parlamento può trasmettere al Paese: ai tanti cittadini che subiscono le conseguenze dei fenomeni di criminalità ambientale, senza che lo Stato sappia difenderli con efficacia; all'autorità giudiziaria e alle forze dell'ordine impegnate nella persecuzione di reati gravi, pur non avendo gli strumenti adeguanti per farlo; a tutte quelle imprese che investono nella qualità dei processi produttivi, nell'innovazione tecnologica, nel rispetto dell'ambiente e della legalità, costrette a fronteggiare una concorrenza sleale e impunita''.

Sono i dati che confermano l'urgenza di un simile provvedimento: ''nel 2004 - ha illustrato Fontana - gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine sono stati ben 25.469, con 8.656 sequestri effettuati e 158 persone arrestate; e con un incremento del 10,4% rispetto al 2003, delle persone denunciate che diventano ben 21.707''. Grandi risultati che rischiano di essere vanificati dalla prescrizione dei reati, troppo rapida per reati considerati poco più di una contravvenzione. La risposta, allora, è introdurre il delitto ambientale nell'ordinamento. In questo scorcio di legislatura, proprio come avvenne con il 53bis del decreto Ronchi.

Fonte: La Nuova Ecologia

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25 novembre 2005
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