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La deriva di 266 specie italiane. Il Wwf lancia l'allarme: l'arca italiana rischia di svuotarsi sempre più

08 maggio 2006

L'Italia rischia di veder scomparire ben 266 specie considerate dagli esperti internazionali sull'orlo dell'estinzione o già estinte come ad esempio l'avvoltoio monaco o il gobbo rugginoso, una bellissima anatra dal becco turchese.
Stanno per uscire dall'arca italiana molte specie marine, tra cui squali, mante, delfino comune, foca monaca, tartarughe marine, balenottera comune e decine di uccelli che frequentano i nostri laghi e stagni, tra cui anatre, limicoli, e poi pipistrelli, lucertole, tritoni, serpenti e perfino ghiri e scoiattoli. Questo l'allarme del Wwf in occasione della pubblicazione completa, qualche giorno fa, della Lista Rossa dell'IUCN, l'Unione internazionale per la Conservazione della Natura, di cui il Wwf è membro. Il quadro italiano che ne emerge, rispetto agli anni precedenti, afferma l'associazione del Panda ''è complessivamente peggiorato''.

Fiumi a rischio se si considerano i loro abitanti: decine le specie di pesci considerati ormai quasi estinti, tra cui lo storione, il carpione del Garda, l'alborella appenninica. In grave pericolo numerosissime piante quasi sconosciute ma preziose perché esclusive di molte isole; rarefazione di ambienti delicati come le coste o le praterie d'alta quota.
Sicilia e Sardegna in testa tra le regioni più ricche di biodiversità in pericolo e che oggi sono chiamate ad intervenire con politiche puntuali di salvaguardia.
''Il Mediterraneo e l'Italia sono oggi più che mai al centro del problema. La Lista Rossa - ha affermato il presidente del Wwf, Fulco Pratesi - evidenzia la crisi di quest'area geografica dove l'urbanizzazione, l'agricoltura intensiva con modifiche ambientali ed uso smodato di sostanze chimiche, il bracconaggio e il turismo sulle coste hanno seriamente compromesso la sopravvivenza di migliaia di animali e piante su molti dei quali l'Italia è chiamata ad intervenire urgentemente e puntualmente''. ''Ci auguriamo - ha proseguito Pratesi - che il prossimo Governo compia seri passi in questo senso approvando al più presto il Piano Nazionale per la Biodiversità e leggi specifiche di salvaguardia di fauna e flora''.

Ecco nello specifico alcune delle categorie più importanti inserite nell'ultima Lista Rossa italiana:
Mare sempre più povero - Si confermano nell'arca italiana la balenottera comune, il delfino comune e il tursiope, il grampo, l'orca, la foca monaca, la tartaruga marina caretta caretta e la tartaruga liuto (sporadica sulle nostre coste), numerosissime specie di squali e mante e le due specie di cavalluccio marino. Un elenco che denuncia come sia la distruzione degli ambienti costieri, sia la pesca non selettiva e l'inquinamento siano ancora fattori di rischio per il nostro ambiente marino.

Sicilia e Sardegna: scrigni di biodiversità in pericolo - Due isole che racchiudono numerosissimi endemismi, ovvero specie esclusive, spesso limitati in aree ristrette e quindi ancora più vulnerabili. La rarefazione è avvenuta soprattutto tra le piante, come in Sicilia l'abete dei Nebrodi, in pericolo critico con solo 29 esemplari oggi ancora esistenti nell'area del Parco Regionale delle Madonie, la Calendula marittima, la zelkova sicula, rarissima  la cui distribuzione è sempre più ridotta, minacciata da qualunque minima perturbazione ambientale, la viola di Ucria. Mentre in Sardegna rischiano di scomparire le due aquilegie del Gennargentu (barbaricina e nuragica), la Poligala sinisica o il raro ribes sardo, il lamyropsis microcephala, una specie di cardo sempre del Gennargentu, e la buglossa sarda, una specie di borragine che cresce sulle dune. 
Nelle due isole tra gli animali più a rischio ci sono rettili e anfibi: in Sardegna per esempio a rischio tutti i geotritoni, che vivono in ambiente di caverna o fortemente umidi, l'euprotto (il tritone sardo) considerato l'anfibio più raro d'Europa, lo speleomante di Monte Albo (Sardegna) che come tutti i geotritoni è messo in serio rischio dai cambiamenti ambientali e da un commercio per collezionismo miliardario, la lucertola di Bedriaga. Inoltre sono stati inserite il macaone sardo (una farfalla endemica) e ancora il muflone.
In Sicilia spicca tra le rarità l'anatra marmorizzata, tornata di recente a nidificare in Italia (sud della Sicilia) e di cui pochi esemplari sopravvivono oggi in aree umide protette dalla Regione Sicilia ed affidate in gestione al Wwf.

Ghiri, scoiattoli e pipistrelli addio - A sorpresa nella Lista Rossa ci sono animali apparentemente più comuni come il ghiro, lo scoiattolo rosso, sempre più incalzato dalla più invasiva specie introdotta americana, e poi altri piccoli roditori come il topo quercino, il driomio e il topolino selvatico alpino, quello delle risaie. Sempre più nutrito il gruppo dei pipistrelli, quasi tutti quelli presenti in Italia sono inseriti nella Lista Rossa, un gruppo di animali particolarmente sensibile ai cambiamenti del loro ambiente come l'inquinamento e la distruzione delle delicate aree rifugio.

Sempre più difficile... volare - Anche gli uccelli italiani sono a rischio: decine di specie a rischio tra cui spiccano la moretta tabaccata (un'anatra tipica delle aree umide mediterranee da bel colore ferruginoso), l'albanella pallida, il re di quaglie, il gabbiano corso dal becco rosso corallo, la gallina prataiola, il nibbio reale, il falco grillaio (tipico degli ambienti steppici della Puglia e Basilicata).

Fiumi: non più chiare, fresche, dolci acque - Lontra a rischio: la specie più elusiva e preziosa dei nostri fiumi è tra le specie elencate dalla Lista Rossa per la trasformazione degli ambienti fluviali e l'inquinamento, le minacce maggiori per questo mammifero che sopravvive con poche popolazioni in Basilicata, Campania, meno in Calabria e Molise.
Il segnale di pericolo per questi ambienti arriva anche dai pesci : a rischio il carpione del Garda, l'alborella appenninica, tutte le specie di storione. Non solo dai fiumi, ma anche dalle altre zone umide come laghi e stagni rischia di sparire anche la piccola tartaruga d'acqua dolce (emys orbicularis) soppiantata dalle più aggressive tartarughe di specie non italiane immesse senza regole nei corsi d'acqua o nei laghi.

Anche le formiche nel loro piccolo... scompaiono - Non mancano molte specie di formiche dalla Lista Rossa italiana che, insieme ad alcune farfalle, come la farfalla Apollo, la Licena, e un coleottero considerati tra i più belli d'Europa, la rosalia alpina, dalla livrea azzurro cenere con macchie nere e lunghissime antenne presente nelle faggete delle Alpi e dell'Appennino, completano l'elenco dei  'più piccoli' a rischio. 

Per il Wwf la Lista Rossa quest'anno dimostra ancora una volta che le specie animali spariscono negli ingranaggi di una società mondiale capace di compromettere gli ecosistemi mondiali attraverso un consumo massiccio delle risorse naturali non inesauribili. Cosa sarebbe il mare senza alcuni dei suoi più conosciuti abitanti, gli squali, eppure oggi molte specie, anche del Mediterraneo rischiano di sparire vittime della pesca incontrollata e del Bycatch, problemi ancora non risolti  Oltre il 20 % delle 547 specie di squaliformi e raiformi conosciuti è minacciato e se pure una minima cosa oggi si può fare è l'inclusione di alcune di queste specie nella CITES (Convenzione Internazionale sul Commercio di Specie a Rischio), un primo passo che speriamo l'Italia appoggi fortemente esprimendosi in favore di queste proposte che verranno discusse alla prossima Conferenza CITES, come anche lavorare di più e più seriamente per il controllo del bycatch attività che l'Italia non può non promuovere fosse anche solo per il ruolo che abbiamo per la pesca nel Mediterraneo.
Secondo il Wwf le specie a rischio crescono annualmente, più si studia e più si approfondiscono le conoscenze su tutti gli altri esseri viventi che abitano il nostro pianeta più si vede come l'estinzione è prossima per una sempre maggiore quantità di animali e piante, eppure l'Italia continua ad essere uno di quei paesi che sulla carta aderisce a Convenzioni e regole internazionali che vogliono proteggere la biodiversità ma poi nei fatti manca di Leggi adeguate per proteggere sul serio la nostra fauna e le nostre piante. Inoltre l'Italia non ha ancora un Piano nazionale sulla Convenzione della Biodiversità, manca di una seria strategia per controllare e contrastare il Commercio di vita selvatica.

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08 maggio 2006
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