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La Sicilia non è un Regione No Triv

Sono 10 le Regioni italiane che hanno depositato i quesiti referendari contro le trivelle

01 ottobre 2015

Ieri i rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni - Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise - hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia (e in particolare nell’Adriatico) e sul territorio. Capofila dell’iniziativa è la Basilicata, con il presidente Pino Lacorazza che chiede "che siano ripristinati i poteri delle Regioni".
La decisione di presentare i referendum era stata adottata lo scorso 18 settembre.

Nell’elenco delle regioni minacciate dalla proliferazione delle trivelle in mare, e quindi contro l’articolo 35 del "decreto Passera" (che dà il via libera a operazioni di ricerca ed estrazione di idrocarburi nella fascia tra le 5 e le 12 miglia dalla costa) e l’articolo 38 dello "Sblocca Italia" (che consente procedure accelerate per queste attività "di interesse strategico" e "di pubblica utilità, urgenti e indifferibili"), una grande assenza: quella della Regione siciliana.
Infatti, nonostante siano arrivate puntuali all’Ars le proposte per il referendum abrogativo sulle trivelle, l’Assemblea regionale nei giorni scorsi non ha raggiunto il quorum di 46 voti favorevoli (la maggioranza più uno dei parlamentari, pari a 90) per i due quesiti: il primo ha ottenuto 38 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astenuti; il secondo 32 favorevoli, 15 contrari e 2 astenuti (LEGGI).
Uno smacco per i No Triv siciliani che da tempo lottano contro la corsa al petrolio nei fondali marini mediterranei.

Intanto, le dieci Regioni vanno avanti e, oltre ai quesiti referendari sugli articoli 35 e 38, mettono sul tappeto un altro punto, ossia quello del diritto di proprietà privata. Perché "un articolo dello "Sblocca Italia" prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici", spiega il presidente lucano Lacorazza, ribadendo che non si tratta di un caso di "nimby" ("non in my back yard", non nel mio cortile): in Basilicata "abbiamo già la presenza di 70 impianti di trivellazione - ha detto -: non vogliamo "non sporcare il nostro giardino" e spostare il problema in quello degli altri, ma crediamo che la politica energetica dell’Italia debba raccordarsi con l’Unione europea, che non può soltanto occuparsi di moneta e burocrazia".
La scorsa settimana, al Consiglio Regionale della Campania, il capo della opposizione di centrodestra Stefano Caldoro era intervenuto sottolineando: "Ho sempre sostenuto una tesi: decidono i cittadini e senza nessuna posizione ideologica. Decideranno i cittadini, loro che vivono il territorio valuteranno se c’è una occasione da cogliere o una vocazione diversa da tutelare".
Una possibilità che si auspicava potesse essere garantita anche ai siciliani, ma così non è stato.

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01 ottobre 2015
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