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Le coste siciliane come biscotti, si sbriciolano...

L'allarme di Legambiente Sicilia: "Il 28% delle coste dell'Isola sono a rischio erosione"

26 agosto 2013

Il 42% delle spiagge italiane è in erosione. La Sicilia, con il 28% circa dei suoi litorali esposti al rischio, rappresenta una delle regioni più colpite dal fenomeno nonostante si trovi, in termini relativi, al di sotto della media nazionale. Un equilibrio precario, che decenni di interventi tampone succedutisi negli anni non hanno fatto altro che rendere sempre più fragile.

"La verità - ha spiegato all'Adnkronos Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia - è che sono state sprecate molte decine di milioni di euro di fondi europei destinati alla messa in sicurezza delle coste senza intervenire sulle cause dell'erosione. Negli ultimi tre decenni, al contrario, ci si è preoccupati degli effetti del fenomeno, tentando di difendere case e strade indifendibili, realizzati là dove non potevano sorgere. Così sono stati spesi milioni di euro per interventi non solo inutili, ma spesso dannosi come le barriere frangiflutti".
Il risultato? "In alcune aree della Sicilia come nella provincia di Messina e Agrigento - dice ancora - queste barriere, mal progettate, hanno enormemente aumentato l'erosione, spostando il problema solo di qualche centinaio di metri. Oggi - prosegue Fontana - spesso vengono poste circa un metro e mezzo sotto il livello dell'acqua con danni meno visibili, ma comunque esistenti, ottenendo come unico risultato quello di smorzare gli effetti dell'erosione per qualche anno senza offrire realmente una soluzione definitiva al problema".

Allora, per il leader di Legambiente Sicilia gli unici interventi possibili sono quelli sulle cause: il mancato apporto solido dei fiumi a cause di dighe diventate veri e propri sbarramenti e la cementificazione degli alvei fluviali.
"Occorre - dice - partire da qui, liberare i fiumi e, siccome il processo di rinaturalizzazione è lungo e può durare anche 20 o 30 anni, in alcuni casi l'unica soluzione è il ripascimento, che libera sabbia ed è un intervento temporaneo e naturale, e l'utilizzo dei grandi giacimenti di sabbia uscita dalla dinamica redistributiva delle correnti, purché quest'operazione non venga fatta a fini speculativi".
Perché dietro le politiche degli ultimi anni in tema di tutela delle coste, per il leader dell'associazione ambientalista siciliana, c'è stato il "malaffare". "Un gigantesco sistema di tangenti che ha fatto affari sotto l'ombra di interventi difficilmente controllabili che hanno bruciato milioni di euro" conclude. [Adnkronos]

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26 agosto 2013
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